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Turismo, amaro Carriero: «Decreto beffa, siamo stati presi in giro»

Il patron del Regina Isabella si scaglia contro i mille paradossi contenuti nel nuovo DPCM: «Ci troviamo dinanzi a un divieto di fare turismo, al massimo ci si può concedere una “gita”». E poi lancia l’affondo: «La verità è che chiudendoci avrebbero dovuto riconoscerci dei ristori». E poi uno sguardo al 2021

I mille paradossi contenuti nel nuovo DPCM e relativi a turismo e ospitalità sembrano davvero una presa per i fondelli. Non ho praticamente dubbi nel credere che questa sia anche la sua opinione.

«Sì, infatti. Condivido assolutamente, i contenuti del decreto erano purtroppo già stati anticipati e francamente io ho sperato fino all’ultimo che si riuscissero in parte a modificare, soprattutto grazie alla grande pressione esercitata dalle località invernali e sciistiche. Nemmeno quella levata di scudi ha sortito effetto o riuscito a modificare qualcosa. E così ci troviamo con un vero e proprio divieto di fare turismo, al massimo si potrebbe parlare di una gita».

L’impressione è che le strutture siano state lasciate aperte pur nell’impossibilità di poter lavorare viste le limitazioni imposte agli spostamenti tra regioni e in determinate giornate anche tra Comuni. Un qualcosa di assurdo che induce inevitabilmente a fare cattivi pensieri…

«Diceva qualcuno di molto saggio che a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina. Certo è che se il governo avesse imposto la chiusura avrebbe dovuto riconoscere dei ristori, così almeno la cosa non è evidente. Ma è chiaro che le categorie si faranno sentire con forza. Tra l’altro, quanto ai ristori va detto che abbiamo ottenuto come categoria davvero le briciole ossia il 10 per cento del fatturato perso nel mese di aprile. Specialmente ad Ischia parliamo di poca roba, visto che non è un mese particolarmente prolifico. E comunque anche per alberghi o catene che nelle grandi città hanno subito gravi perdite, c’è un limite massimo di 150.000 euro, e parliamo di cifre modestissime. Mi auguro che si riesca ad ottenere qualcosa di più e di meglio».

E’ vero che nonostante un periodo maledetto c’erano sull’isola strutture, compresa la sua, che senza queste restrizioni avrebbero comunque provato ad aprire i battenti?

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«Non so dirle per gli altri, ma le confermo che noi eravamo pronti all’apertura natalizia. Con i nostri capiservizio abbiamo mantenuto i contatti fino a pochi giorni fa per capire l’ultima data utile entro la quale prendere una decisione, in maniera tale da poterci poi organizzare di conseguenza. Avevamo preparato una serie di operazioni da svolgersi a partire dal 6 dicembre e se non ci fosse stato il DPCM avremmo preso la decisione finale il 15 dicembre. Queste erano le scadenze che ci eravamo imposte, ovviamente adesso rese inutili».

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Al tirar delle somme il turismo pare il settore più massacrato dal governo. E’ d’accordo?

«Direi che non ci sono dubbi a riguardo. Non mi piace fare la vittima ma porto un semplice esempio. Le aziende manifatturiere chiuse un mese, quando riaprono facendo ore di straordinario e lavori in più possono recuperare la produzione mancata generata dal periodo di fermo. Noi no, quando la giornata è finita quello che non è stato venduto sotto forma di camere, ristorazione e tutto ciò che è turismo, non potrà più essere recuperato. Quindi è un dato di fatto oggettivo che siamo stati il settore più penalizzato. C’è poi da aggiungere un altro aspetto non da poco, se posso».

Prego.

«I nostri turisti arrivano da più o meno lontano e si devono assoggettare a un viaggio che spesso coinvolge più vettori. Quindi non basta che siano tranquilli soltanto nell’albergo in cui alloggiano – con un rispetto rigoroso dei protocolli – devono nutrire anche la fiducia che nel corso del loro viaggio succederà una stessa cosa. E questa riflessione, credetemi, spesso ha scoraggiato molto più della vacanza in se».

Che stagione sarà la prossima? Il vaccino consentirà di viverla appieno o a suo avviso sarà ancora interlocutoria e più corta del solito?

«E’ chiaro che la mia aspettativa è questa: sicuramente il vaccino rappresenta l’arma vincente, noi già all’inizio della somministrazione delle prime dosi avremo un risultato importante e significativo. I mass media non parleranno più come prima notizia del covid e questo servirà in parte a rasserenare gli animi. Per il resto non sarà ancora, la prossima, una stagione col piede sull’acceleratore perché occorrerà l’intero 2021 per vaccinarci tutti e dunque certamente non possiamo pensare di raggiungere i numeri del 2019».

L’isola ha imparato qualcosa dal Covid o siamo rimasti all’anno zero?

«Beh, devo riconoscerlo, questa è una domanda cattiva. Mi piace pensare che qualcosa abbiamo imparato e cioè che dobbiamo badare molto alla tranquillità da offrire agli ospiti dal punto di vista dell’igiene e della pulizia. Il cliente va coccolato anche da questo punto di vista e nell’immediato futuro dovrà esserlo in maniera ancora più marcata».

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