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Minturno come Lacco e Forio, i nuovi guai di Ciummo

ISCHIA – Diciamocelo francamente, non è certo il periodo migliore della sua attività imprenditoriale, da sempre nel settore dei rifiuti caratterizzata presumibilmente più da ombre che da luci. Per il capo della Ego Eco, la società che gestisce il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti nel Comune di Forio, e tuttora ristretto agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti che ha interessato anche i Comuni di Lacco Ameno e Monte di Procida, è arrivata un’altra mazzata e sempre relativa alla gestione improvvida dell’attività legata alla Nettezza Urbana. Si è infatti conclusa presso la Corte di Appello il processo di secondo grado inerente la vicenda giudiziaria legata ai rifiuti in quel di Minturno, altro Comune laziale dove inevitabilmente la Ego Eco avrebbe… lasciato il segno. La Terza Sezione romana ha infatti assolto una serie di imputati per non aver commesso il fatto: tra questi ci sono Romolo Del Balzo, Giuseppe Sardelli, Carmine Violo, Anacleto Fini e Gerardo Ruggeri, confermando però per il resto le posizioni emerse da quella che era stata la sentenza di primo grado. Il che significa che per Vittorio Ciummo resta invariata la pena di cinque anni di reclusione, mentre per la figlia Augusta Ciummo invariata la condanna a due anni e mezzo di reclusione. Insomma, una vera e propria mazzata, una sentenza di fronte alla quale inevitabilmente i Ciummo proporranno ricorso alla Cassazione, che resta l’ultima ancora di salvezza alla quale appellarsi prima che la sentenza passi in giudicato e le pene dunque siano definitive.

Il processo d’appello legato ai fatti di Minturno era entrato nel vivo nello scorso mese di ottobre e per la verità sembrava aver preso una piega diversa almeno per il patron della Ego Eco. Dopo la relazione del giudice, infatti, il procuratore generale, nel corso della sua requisitoria, aveva chiesto di annullare la condanna dell’imprenditore Vittorio Ciummo, suggerendo di rinviare gli atti alla Procura di Latina relativamente soltanto alla sua posizione. Una richiesta, questa, che era stata formulata a seguito dell’interpellanza di uno dei suoi legali, l’avvocato Oreste Palmieri, che aveva chiesto il dirottamento presso la sede ciociara per una serie di questioni di natura procedurale. Ma che cosa di fatto ha portato alle vicissitudini giudiziarie di Ciummo nel piccolo paesino confinante con Formia? Tutto ha inizio quando scatta una serie di indagini che vengono condotte dai militari della Guardia di Finanza e che partono da molto lontano, precisamente dall’estate 2008. Secondo il teorema accusatorio degli inquirenti, attorno alla raccolta dei rifiuti in quel di Minturno sarebbe stata consumata una frode in appalti pubblici ed una truffa da parte della società appaltatrice, per l’appunto la Ego Eco.

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