LE OPINIONI

IL COMMENTO Il Capricho di Calise e il filo d’oro

Quando una ciotola, una teiera o un vaso prezioso cadono in frantumi e si rompono in mille cocci, noi li buttiamo con rabbia e dispiacere. Eppure c’è sempre un’alternativa, spesso ci limitiamo a quella più semplice e buttiamo via l’oggetto rotto con tutti i suoi ricordi. I ricordi non sono effimeri, ma con il tempo sbiadiscono, si scolorano se non c’è qualcosa che li riporta nella nostra mente. I ricordi sono la storia, la nostra storia. Il dibattito di questi giorni di inizio anno, riguardano una struttura che sta al centro di Casamicciola, il Capricho di Calise, tra le varie opzioni, si sta facendo avanti la demolizione. Che brutta parola, per un paese che si è contraddistinto per le sue macerie nel corso dei secoli. E’ una struttura malandata dal corso degli anni e dal più recente terremoto del 2017, ma la storia ci suggerisce che nello stesso luogo, dopo il terribile sisma del 1883, furono adibite delle tende provvisorie per ospitare gli uffici comunali, per fare posto successivamente “ad una costruzione di circa 500 mc in stile “Moresco” progettata dall’ arch. Ugo Cacciapuoti in prima attuazione come “stabilimento balneare” in cemento armato, nel 1959 in regime di concessione ad un privato dal Comune, in virtù dei diritti aragonesi sulle spiagge del XV secolo, poi trasformato con miglioramenti architettonici e paesaggistici 10 anni dopo (1969) in struttura commerciale polivalente in completo stile moresco persino nei dettagli (Bar, Ristorante, Tea Room, Pizzeria, Night Club) denominato “COMPLESSO CALISE” per intuizione dell’ imprenditore Emiddio Calise del gruppo familiare costituito dal Cav., come ci illustra il giornalista Peppino Mazzella, che si sta adoperando contro la demolizione di questa struttura, che è stata la protagonista assoluta dei tempi d’oro del turismo nella cittadina termale. Il giornalista, nonché direttore della rivista “Il Continente”, si fa promotore per una riqualificazione dell’intera struttura, ricordando Francesco Calise e la moglie Elisa ed i figli Marianna detta “Nina”, Emiddio, Elsa e Maria, dal primo caffè aperto in Piazza della Marina nel 1925, che con la loro lungimiranza, negli anni ‘ 70 del ‘ 900 e per oltre un ventennio il Complesso Calise divenne il principale attrattore turistico di Casamicciola.

Vedere adesso la struttura versare in queste condizioni, non è dignitoso per il paese e per quello che ha rappresentato. Potremmo prendere ad esempio, una pratica giapponese che fa l’esatto opposto: evidenzia le fratture, le impreziosisce e aggiunge valore all’oggetto rotto. Si chiama kintsug, letteralmente oro (“kin”) e riunire, riparare, ricongiunzione (“tsugi”). Quest’arte giapponese prescrive l’uso di un metallo prezioso – che può essere oro o argento liquido o lacca con polvere d’oro – per riunire i pezzi di un oggetto di ceramica rotto, esaltando le nuove nervature create. La tecnica consiste nel riunirne i frammenti dandogli un aspetto nuovo attraverso le cicatrici impreziosite. Il kintsugi suggerisce paralleli suggestivi. Non si deve buttare ciò che si rompe. La rottura di un oggetto non ne rappresenta più la fine. Si deve tentare di recuperare, e nel farlo ci si guadagna. È l’essenza della resilienza. Il Kintsugi, con l’oro che mette in evidenza una rottura senza nasconderla, ci porta a riflettere che ogni cambiamento è un passo in avanti, anche quando si cade. Che se falliamo possiamo tornare risplendere, che dal buio nasce la luce. E di questo ha bisogno Casamicciola che erroneamente a quanto si può pensare, non la fermo’ il terremoto del 1883, a testimonianza che il Pio Monte della Misericordia andato distrutto dal sisma, fu completamente ricostruito e funzionante nel 1895, fino al 1973. Il complesso del Capricho si trova in una posizione tranquilla, perché demolirlo? È comunque un operazione costosa, perché non ristrutturarla, cosa ci vedo io? Una biblioteca, con una area studio attrezzata per ragazzi, con una sala conferenze e un’area della memoria, dove poter ricordare tutte le ferite inferte a questo comune e che orgogliosamente ne ha fatto risorsa, ma forse, sto già guardando troppo lontano, ma sono sicura che si può fare.

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