CRONACA

Modifiche a Tuel e abuso d’ufficio, Enzo Ferrandino tra i firmatari dell’appello

L’Associazione Nazionale sindaci d’Italia ha promosso una raccolta firme dopo la condanna di Chiara Appendino per i fatti di piazza San Carlo

C’è anche Enzo Ferrandino tra i circa 300 sindaci che hanno sottoscritto il documento sulle responsabilità dei sindaci “Basta aspettare: subito modifica al Tuel e all’abuso d’ufficio”. La condanna della sindaca di Torino, Chiara Appendino, per i fatti di piazza San Carlo, ha provocato una reazione “corale e immediata” dei sindaci italiani: nello spazio di poche ore migliaia di primi cittadini hanno sottoscritto un appello del presidente dell’Anci, Antonio Decaro, per sollecitare il Parlamento a una revisione del Tuel, il Testo unico degli enti locali. Non si tratta di una semplice iniziativa di solidarietà, ma una chiamata all’azione.

I quesiti delle fasce tricolori: «Possono i sindaci rispondere personalmente, e penalmente, per valutazioni non ascrivibili alle loro competenze? Possono i sindaci continuare a essere i capri espiatori, le uniche istituzioni sulle quali si scarica il peso di scelte dalle enormi responsabilità? Possono essere condannati perché fanno il loro lavoro?»

«Non chiediamo immunità o impunità – è scritto nell’appello – non dubitiamo del lavoro dei magistrati e rispettiamo il dolore dei parenti delle vittime. Ma domandiamo: possono i sindaci rispondere personalmente e penalmente di valutazioni non ascrivibili alle loro competenze? Possono essere condannati per aver fatto il loro lavoro?». «Proprio sul difficile ruolo dei sindaci – aveva scritto su Facebook Appendino subito dopo la sentenza – sui rischi e sulle responsabilità a cui sono esposti, forse andrebbe aperta una sana discussione. La tesi dell’accusa, validata in primo grado dalla giudice, è che avrei dovuto prevedere quanto poi accaduto e, di conseguenza, annullare la proiezione della partita in piazza. È una tesi dalla quale mi sono difesa in primo grado e che, dopo aver letto le motivazioni della sentenza con i miei legali, cercherò di ribaltare in appello perché è evidente che, se avessi avuto gli elementi necessari per prevedere ciò che sarebbe successo, l’avrei fatto. Ma così non fu e, purtroppo, il resto è cronaca». Anci Campania, alla luce della condanna di Chiara Appendino, pone una riflessione. «In questo contesto di norme e regolamenti diventerà sempre più difficile fare il mestiere di sindaco.  

Un problema che Anci ormai da anni ha posto all’attenzione del governo e del Parlamento. Possono i sindaci rispondere personalmente, e penalmente, per valutazioni non ascrivibili alle loro competenze? Possono i sindaci continuare a essere i capri espiatori, le uniche istituzioni sulle quali si scarica il peso di scelte dalle enormi responsabilità? Possono essere condannati perché fanno il loro lavoro?», si chiedono i sindaci della Campania. «Noi dobbiamo vivere quotidianamente, soprattutto in questo particolare momento, nella trincea delle azioni orientate alla crescita sociale ed economica delle comunità e non possiamo rimanere immobilizzati dalla paura di apporre una firma o autorizzare una procedura. Non ci spaventa lavorare né rispettare le regole, purché queste siano eque e rispettose delle differenze tra il livello gestionale e quello dell’indirizzo politico anche sul piano delle responsabilità penali», scrivono ancora i sindaci. Le fasce tricolori, quindi, chiedono «un intervento normativo decisivo e risoluto di modifica del Testo Unico degli Enti Locali altrimenti in questo contesto, come abbiamo più volte denunciato, perché già accade per i piccoli Comuni, non avremo più cittadini disposti ad assumere la carica di sindaco. Non lo stiamo chiedendo per noi. Lo chiediamo per l’Italia, perché se liberiamo i sindaci dal peso di responsabilità non proprie, si liberano le energie delle loro comunità».

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