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Molinaro: «L’articolo 24? Un potenziale strumento per risolvere il nodo del terzo condono»

ISCHIA. Bruno Molinaro, avvocato amministrativista, è stato accanto ai sindaci, in particolare al primo cittadino di Lacco Ameno Giacomo Pascale, nei giorni convulsi in cui è stato redatto il decreto Ischia. I sindaci hanno messo sul tavolo del Governo le loro proposte e suggerimenti. Ed il Consiglio dei Ministri, guidato dal premier Giuseppe Conte, li ha accolti.

Avvocato cosa è previsto nel Decreto Ischia per quanto riguarda il cosiddetto terzo condono?

«L’ art. 24 del decreto legge, se non subirà modifiche, costituirà, a mio avviso, uno strumento formidabile per risolvere definitivamente l’annoso problema del terzo condono nelle aree del cratere. Ovviamente il principio vale oggi solo per gli edifici danneggiati dall’evento sismico e non per tutti gli immobili realizzati nei territori dei comuni interessati».

In futuro potrà essere estesa anche ad altri Comuni che non siano solo quelli di Lacco Ameno, Casamicciola e Forio, ovvero quelli colpiti lo scorso anno dal terremoto?

«Trattandosi di una norma sul procedimento dettata per l’esame e la definizione delle pratiche, non è da escludere che un domani possa essere estesa all’intero territorio nazionale. Ma perché ciò avvenga non potrà – di certo – farsi ricorso al rimedio del decreto legge che, come è noto, presuppone la sussistenza dei requisiti della straordinarietà, della necessità e dell’urgenza».

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La previsione del terzo condono nel decreto è anche una vittoria per i sindaci dell’isola?

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«Nella nostra proposta, per il cui accoglimento il Sindaco Giacomo Pascale si è battuto come un leone, vestendo i panni del giurista, vi era stato, peraltro, un esplicito riferimento non solo al terzo condono, ma anche alle disposizioni di cui ai capi IV e V della legge n. 47/85, da applicarsi in via esclusiva nella definizione di tutte le pratiche di sanatoria pendenti, ancorché relative a domande presentate ai sensi della legge n. 326/03».

Potrebbero esserci dei problemi per il Decreto? Cioè potrebbe esserci l’intervento della Corte Costituzionale?

«La locuzione “in via esclusiva” (sostituita ora nel decreto legge dall’avverbio “esclusivamente”) ci metteva, in effetti, al riparo da ogni sorpresa interpretativa e poteva trovare giustificazione, anche sul piano costituzionale, nella esigenza di semplificare e rendere il più spedito possibile il processo di ricostruzione del patrimonio edilizio danneggiato dall’evento sismico. Tutti sanno, infatti, che la legge n. 47/85, come ulteriormente modificata ed integrata dalla successiva legge n. 724/94, non pone particolari problemi anche nelle aree vincolate, non condizionando, ad es., la sanabilità delle opere all’accertamento del requisito della conformità urbanistica o al fatto che le opere stesse, nelle predette aree, non abbiano dato luogo a una nuova costruzione, come stabilito dalla Corte di Cassazione con orientamento ormai consolidato, anche se non condivisibile, in relazione al terzo condono».

Cosa prevedeva la vostra proposta?

«La nostra proposta era stata molto apprezzata e fatta propria sia dal Commissario straorinario per la Ricostruzione Carlo Schilardi, Consigliere di Stato e relatore, per giunta, di alcune recenti sentenze che hanno dichiarato inapplicabile il terzo condono alle aree vincolate, sia dagli esperti del Dipartimento della Protezione Civile. Inoltre, anche il Vice Presidente del Consiglio Luigi Di Maio, per quanto a mia conoscenza, aveva rassicurato il Sindaco, garantendogli che sarebbe stata approvata così come formulata, in quanto ben orientata sul piano costituzionale. La Regione, invece, nella fase interlocutoria, aveva un po’ complicato le cose».

Cosa voleva proporre la Regione?

«La sua proposta, infatti, prevedeva l’istituzione di un ufficio speciale per la ricostruzione ed anche l’approvazione di un piano di ricostruzione, attività queste senza le quali non si sarebbe potuto rilasciare alcun condono, nemmeno ai sensi della legge n. 47/85. Essa presentava, per giunta, una serie di profili di illegittimità costituzionale sui quali non è il caso di soffermarsi. Per fortuna di quella proposta il decreto legge, almeno per la parte edilizia, non ha recepito nulla. Così come è stato alla fine escluso dal decreto ogni riferimento alla procedura semplificata di cui all’art. 9 della legge regionale n. 10/04, avendo accolto il Governo anche sul punto i nostri suggerimenti.In particolare, ci eravamo limitati ad osservare che tale procedura semplificata, dichiarata legittima dalla Corte Costituzionale, era già applicata pacificamente nella nostra regione da numerosi comuni, fra cui il comune di Napoli.Quindi l’esplicito richiamo ad essa, valevole solo per i primi due condoni ma non anche per il terzo, era del tutto inutile ed inappagante per le comunità del cratere».

Dopo aver letto il decreto, si ritiene soddisfatto?

«Alla fine è andata benissimo e – aggiungo – per la prima volta ho potuto prendere atto dell’assenza di distanza tra paese legale e paese reale. Il popolo ha legiferato e i ministri sono stati i suoi servitori. È il massimo che si possa sperare ed ottenere in democrazia».

Francesca Pagano

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