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Molinaro: «Tuta Irace ha applicato la legge»

L’avvocato Bruno Molinaro ha preso la parola per formulare le sue conclusioni in difesa di Tuta Irace. Un intervento articolato e appassionato, durante il quale l’esperto difensore ha ribadito che le accuse alla sua assistita poggiano essenzialmente sulle delibere n. 9 e 10 del 2011 e sull’ordinanza sindacale n.34 dello stesso anno. Provvedimenti che disponevano la liquidazione della Lacco Servizi, fino a quel momento deputata alla raccolta rifiuti nel comune del Fungo. L’avv. Molinaro ha spiegato con dovizia di riferimenti normativi e giurisprudenziali che tali provvedimenti non soltanto erano del tutto legittimi, ma anche che rispondevano ai dettami dell’Unione Europea in materia, senza alcun riferimento alla presunta antieconomicità dell’affidamento a tale società. La stessa Corte di giustizia continentale aveva imposto la cessazione delle società unipersonali per i Comuni in quanto aggiravano l’obbligo della procedura a evidenza pubblica. Di più: Molinaro ha spiegato che, anche se non fossero state emanate le due delibere in questione, la legge avrebbe comunque imposto la liquidazione della società. Per il noto legale non esiste quindi alcuna prova del “pactum sceleris”, del concorso nel reato, né tantomeno di alcuna dazione di denaro. In merito all’accusa di aver favorito l’assunzione di alcuni operai nella raccolta dei rifiuti, l’avv. Molinaro ha cercato di dimostrare che gli addetti avevano soltanto usufruito, nel passaggio di cantiere da una ditta all’altra, di quella che si chiama “clausola sociale”, esplicitamente prevista a tale scopo. L’affido-ponte alla Ego Eco fu opera di Rumolo, dirigente comunale: per il difensore di Tuta Irace, oggi non è più possibile confondere l’attività gestoria dall’attività di indirizzo politico, vista la netta differenza normativamente determinata. Un caso citato da Molinaro, speculare alla vicenda lacchese, è quello del comune di Castellammare di Stabia, dove una sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che in caso di urgenza il principio dell’evidenza pubblica cede il passo all’esigenza di fronteggiare l’emergenza-rifiuti. Secondo l’avvocato, dunque, il fatto non sussiste, e nessun concorso nel reato può essere addebitato alla Irace. «Una vicenda che grida vendetta – ha esclamato Molinaro nella conclusione del suo intervento – per una contestazione davvero infamante».

FRA.FER.

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