MOLTO FREDDO, MOLTO SECCO CON LIME La cultura del filler e il trionfo delle apparenze

di Lisa Divina
“Cultura? No, grazie. Meglio un Ritocchino!” In un mondo di apparenza che regna sovrana, anche la nostra isola cade nell’inganno e la cultura sembra essere diventato qualcosa di contagioso da evitare. La gente fa la fila per un ritocco estetico, mentre, al contrario, i libri restano fermi a raccogliere polvere sugli scaffali di librerie desolate. La cultura, in questa era dominata da selfie e filtri estetici, è diventata come una vecchia zia a cui tutti fanno un cenno di cortesia, ma prontamente viene messa da parte e ignorata. La corsa al ritocco estetico è diventata una maratona senza fine. Uomini e donne si affollano nei saloni di bellezza con la stessa frenesia con la quale si precipitano ai saldi di fine stagione. “Un filler qui, un botox là,” è il nuovo mantra. Se le labbra si gonfiano come gommoni, le menti sembrano restringersi come nespole secche, perdendo ogni interesse per il nutrimento che non sia un post su Instagram o un meme su Facebook o una citazione di questo o di quello. Nel frattempo, le mostre e i luoghi di scambio e cultura sembrano aleggiare in qualche dimensione eterea. Gli unici visitatori vagano da soli, persi come ritratti appesi alle pareti. Sembra quasi che una pandemia abbia colpito il cervello dell’isola, la sua gente, lasciando dietro di sé una popolazione di zombie privi di interesse per qualunque cosa (fatte le dovute eccezioni). Ci vuole una certa dose di “culo” per rimanere indifferenti quando tutti noi siamo immersi nella storia e nella cultura! Nonostante questa triste realtà, c’è un barlume di speranza. Perché la cultura è resiliente, sempre disponibile a illuminare le menti pronte a costituirne la generazione che la lavora. Per fortuna grazie a un amante qui o a un filantropo lì, il valore aggiunto (storico e/o culturale) accade, forse troppo silenziosamente.
Intanto provate a prendere appuntamento da un estetista o, magari, ad entrare in una palestra. In questi giorni vi troverete in mezzo a una folla degna di un concerto. Lo show – che si prepara ogni anno – avrà luogo sui litorali affollati e nei salotti delle notti estive. Se osate però avventurarvi in un museo o varcare la soglia di un evento culturale, avrete la conferma di essere gli unici sopravvissuti alle ‘mostre’ che al contrario, qualcuno usa per rendere a sé stesso un servizio d’eccellenza. In definitiva non sarà l’età, neppure le nostre rughe a definirci ma le storie che abbiamo da raccontare. Pure perché – è chiaro – non c’è ritocco estetico che possa competere con la bellezza di una mente ben coltivata. Certi luoghi dell’isola si dovrebbero chiamare “spa culturali” per tentare di “ritoccare” la mente invece che il “culo”! In questa società dove “essere” è sostituito dal “sembrare”, spesso con l’aggravante di mostre “culturali” senza stile e racconto con l’uso della sola parola “cultura”, ciò che rappresenta viene snobbato, come un vecchio disco in vinile in un mondo di musica digitale. Fate attenzione: un giorno potremmo trovarci di fronte allo specchio dell’anima e sentire lo sgretolarsi delle illusioni. Ci aggrapperemo ancora alle apparenze per evitarci il peso di non essere stati in grado di sviluppare la sostanza? Forse qualcuno si ricorderà della “vecchia zia Cultura”, che con i suoi racconti e la sua saggezza avrebbe potuto salvarci da noi stessi. E noi? Noi resteremo qui, a chiederci perché il nostro ultimo selfie non ha raccolto abbastanza like.