MOLTO FREDDO, MOLTO SECCO CON LIME La logorante storia del cuscino infranto
di Lisa Divina
Questa settimana durante una delle mie mattinate, leggendo le notizie locali, inciampo in una dicotomia di quelle proprio amare. Da una parte, mettiamo una corona di fiori per onorare le vittime di una tragedia, con tanto di foto che solo a guardarla ti si strozza il cuore nel ricordo traumatico. Dall’altra, andiamo giù pesante con le ruspe nel Bosco di Zaro: ovviamente chi ha bisogno di alberi quando possiamo avere… più cemento? È come se stessimo dicendo: “Data la scorsa esperienza con il nostro territorio che si sfarina a destra e a manca, ripetiamo gli stessi errori e vediamo che succede!” Un minuto di silenzio per la tragica morte del buon senso! Tranquilli intanto ci stiamo esercitando per l’emergenza, niente paura, “andrà tutto bene”…
L’essere umano ha l’arte dell’autoinganno, quindi funziona. Per quanto concerne la questione del disboscamento a Zaro al seguito delle autorizzazioni ipotizzate e la probabile messa in sicurezza segreta, giunge fuori dal coro la denuncia che evidenza l’ignoranza di enti ed autorità che si giustificano con uno scarico di responsabilità al privato. No, non abbiamo imparato proprio niente e forse mai lo faremo di questo passo. L’assurda visione di tutela del territorio dovrebbe vedere privati e pubblici collaborare anche sull’abbattimento di alberi seppur “pericolanti”. Per il bene comune, una comunità deve adottare misure essenziali, senza scuse. Le decisioni ambientali devono essere trasparenti e coinvolgere tutti, informando i cittadini sui rischi e pianificando ogni progetto per proteggere risorse naturali e prevenire disastri, non per tappare i buchi. La collaborazione tra pubblico e privato è indispensabile per trovare soluzioni efficaci, condividendo risorse e responsabilità, senza scaricare colpe sul prossimo. Monitorare l’ambiente, agire collettivamente e consapevolmente sono la chiave per un futuro sicuro e sostenibile. Oppure no? Le notizie intanto però narrano un’altra storia. Una storia logorante fatta di irresponsabilità, ruspe e corone di fiori. Ma nel cuore qualcosa vive ancora, è quel dolore che dà la forza al senso di Giustizia che non tace e oggi ha la voce dell’amica Elena Zabatta. Amica sopratutto (come dovremmo essere tutti) di una vita spezzata dall’incuria: “[…] Il mio 26 novembre è nella vita di noi che, nonostante tutto, domani ricordiamo, ricominciamo, per i nostri desideri e per quelli di uno, due, cinque, dodici, altri che hanno lasciato quei desideri su un cuscino stropicciato, lì a dormire insieme ad un sogno, il mio.”. Il 26 novembre è il giorno della Morte di tutti e solo Noi Tutti possiamo stabilire la data della Rinascita della nostra comunità!