CULTURA & SOCIETA'

MOLTO FREDDO, MOLTO SECCO CON LIME La zattera nel golfo, la formica galleggia e la cicala cicaleggia

di Lisa Divina

Le piccole formiche del fuoco, come architetti specializzati, costruiscono zattere galleggianti per proteggere la colonia durante le inondazioni, un notevole esempio di adattamento evolutivo e lavoro di squadra. La natura è davvero straordinaria. Anche noi abbiamo una nostra natura straordinaria. Siamo soliti adagiarci beatamente sulle onde dell’inerzia, illudendoci che galleggiare sia un atto di resistenza, quando, in realtà, è il nostro modo di non fare nulla. Non sappiamo di poter scegliere come spostarci per avanzare verso lo sviluppo. È chiaro che lasciarsi trasportare non richiede sforzo e le nostre energie possono essere sprecate in cose superflue. C’è anche altro da notare nella formica, come insegna la fiaba con la cicala. La formica è consapevole delle stagioni che si susseguono e, al fine di garantirsi la sopravvivenza tutto l’anno, lavora incessantemente. La cicala, invece (che, per carità, non è una cattiva persona), canticchiando spensierata, vive senza occuparsi di nulla. È un po’ la nostra storia: su questa zattera terrosa che galleggia nel golfo ci sono sia formiche che cicale. La formica, con il suo entusiasmo da funzionario delle poste, ha l’aspetto dell’ischitano serioso e metodico, che anno dopo anno accumula in estate tutto ciò che può, sacrificando il suo tempo nelle frenetiche giornate torride per prepararsi all’inverno. Mentre la cicala ricorda il lato naif dell’ischitano, un po’ turista permanente della sua città, che vive spensierato i pomeriggi all’ombra delle terrazze sul mare, canticchiando e vivacchiando tra un affare e l’altro.

L’inverno arriverà dopo ogni estate per tutti gli abitanti, formiche, cicale o altro. Certo, è notevole la capacità della formica di lavorare instancabilmente, così come è notevole quella della cicala di vivere il presente. Capacità che anche l’ischitano vanta. Nonostante le difficoltà non è poi tutto da buttare, abbiamo anche altro. Potremmo iniziare a sfruttare le nostre stesse caratteristiche per rendere il nostro comportamento collettivo orientato verso la resilienza. Invece di galleggiare passivamente, unendo le forze, potremmo costruire una vera nave pronta a solcare le acque turbolente della realtà. Le formiche non si chiedono “chi è il capitano”, quando si uniscono, semplicemente lo fanno, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Noi, invece, ci intrappoliamo in mille discussioni su chi deve fare cosa. La cicala rappresenta il nostro spirito libero, che vive nel presente senza pensare al futuro. Ma bisogna essere cauti, perché rischiamo di sprecare risorse, esponendoci al pericolo di trovarci impreparati quando arriva la tempesta. L’ischitano, però, può vantare di essere un po’ formica e un po’ cicala, sa godersi la vita e sa anche impegnarsi nel duro lavoro. Dobbiamo sforzarci di trovare l’equilibrio tra il lavoro e la spensieratezza, come se fosse una danza tra l’incudine e il martello. La realtà è complicata, ma non possiamo ignorare quello che abbiamo: le spiagge, il mare, il sole e una sorprendente capacità di fare il minimo indispensabile per non affondare comodi sulla nostra zattera nel golfo.

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