MOLTO FREDDO, MOLTO SECCO CON LIME L’isola che affonda nelle sue illusioni

di Lisa Divina
Se fosse un romanzo, sarebbe un intricato intreccio di intrighi e auto-sabotaggio. Se fosse una commedia, strapperebbe risate amare. Purtroppo, è la realtà: l’attuale panorama sociale e politico di Ischia è un manuale perfetto di come la mancanza di professionalità e l’ossessione per l’interesse personale possano trasformare un paradiso naturale in un groviglio di fallimenti. Da quattordici anni si parla di sinergia amministrativa, servizi centralizzati e coordinamento tra i sei comuni dell’isola. Risultati? Zero. Solo parole, promesse, tavoli di confronto… spesso senza il tavolo e nemmeno il confronto. Ogni amministrazione naviga a vista, mentre le opportunità di finanziamenti milionari restano lettera morta. La diagnosi è chiara: “sindrome dell’interesse personale”. La politica locale somiglia a un mercato di favori, nessuno lo sa e nessuno lo vede, ma intanto il personale amministrativo viene scambiato tra comuni come figurine da collezionare per completare l’album del favoritismo. La visione strategica? Un optional.
Gli unici affari che prosperano sono quelli che proteggono gli orticelli dei singoli, senza uno sguardo al futuro collettivo. Interessi personali che finiscono per danneggiare intere comunità solo per invidie immotivate, vendette sprecate e capricci infantili. E così ci si ritrova nuovamente davanti a dimissioni, rimpasti e le giostre dell’inutilità. Altro giro altra corsa! L’ultima scena di questa soap opera istituzionale ha offerto dimissioni a profusione, seguite da rivelazioni sconcertanti: a Ischia manca il coordinamento tra comuni. Applausi? Solo ironici. È proprio questa frammentazione a sabotare ogni tentativo di progresso. La nostra droga è restare fermi, rimaniamo chiusi con le nostre dipendenze, nelle nostre convinzioni, legati a realtà nemmeno più esistenti solo per perpetuare l’illusione che siamo meglio del prossimo. Ischia potrebbe essere una piccola Abu Dhabi del Mediterraneo, un gioiello di sviluppo sostenibile e turismo d’élite, con investimenti capaci di trasformarla. E invece? Regna un disinteresse cronico per il bene comune, accompagnato da un talento straordinario nel promettere progetti mai realizzati e nel denigrare gli altri per mascherare la propria inadeguatezza. Si può vivere di speranze, certo, ma non di illusioni. Forse un giorno i protagonisti di questa tragicommedia capiranno che governare un territorio significa migliorarlo per tutti, non solo per il ristretto cerchio degli interessi personali. Fino ad allora, Ischia resterà un’isola che affonda, non nell’acqua, ma nelle sue stesse contraddizioni.