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Il monito del giudice Capuano: «Lo spaccio è la nuova piaga dell’isola»

Da un anno e mezzo, il dottor Alberto Capuano è il giudice monocratico della sezione penale presso la sede distaccata di Ischia del Tribunale. Nel corso di una breve chiacchierata ha ripercorso con noi lo stato attuale della giustizia isolana, facendo il punto sulla situazione, dai problemi organizzativi ai lavori che dovrebbero permettere il ritorno degli uffici presso la storica sede dell’ex Pretura, illustrando anche la tipologia dei reati più frequenti che si trova a dover fronteggiare nei processi, che come sempre rappresentano uno specchio della società.

Giudice, quali sono le differenze tra l’esercitare la sua professione in una città della terraferma rispetto a Ischia, un’isola non piccola ma che comunque resta sempre una realtà circoscritta?

«Le differenze ci sono, ma le più evidenti non sono di carattere logistico, bensì di carattere strutturale e organizzativo. Il Tribunale di Ischia versa purtroppo in un grave stato di precarietà amministrativa con le prevedibili dannose conseguenze nell’attività giudiziaria».

In effetti per quanto riguarda l’organico, la sede ischitana attraversa una fase di affanno..

«Direi di gravissimo affanno, a voler essere eufemistici. Spesso ho dovuto celebrare processi e dibattimenti con la mancanza assoluta delle notifiche negli atti. Non c’è personale amministrativo, quindi molto spesso faccio udienza con la collaborazione di cancelliere che appartiene alla sezione civile, oppure mentre  l’udienza è in corso la cancelleria è chiusa. L’ufficio esecuzioni è bloccato da oltre un anno e mezzo perché non c’è personale che abbia la possibilità di lavorare a questa delicata fase del processo penale, e tutto questo ovviamente si ripercuote in modo determinante  sul mio lavoro, rallentandolo pesantemente».

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