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Monte Vezzi, una casa per Orsola Migliaccio: dodici anni dopo, addio container

ISCHIA. E’ sicuramente un provvedimento importante, un atto che va a chiudere definitivamente una dolorosa pagina lunga dodici anni, che ebbe inizio in quel drammatico 2006 quando alle prime luci dell’alba di una domenica mattina la frana di Monte Vezzi gettò nello sconforto un’intera comunità. Con una delibera di giunta municipale, alla presenza del sindaco Ferrandino e dei suoi assessori, si è infatti deciso di concedere in comodato d’uso gratuito ad Orsola Migliaccio l’ex alloggio del custode presso l’immobile dove attualmente si trova la sezione distaccata di Tribunale di Ischia, tornata nella sua vecchia sede dopo i recenti lavori di restyling. Con l’atto in questione lo schema di contratto allegato alla delibera è stato approvato e contestualmente è stato dato incarico all’ingegnere Gaetano Grasso – nella sua qualità di responsabile del patrimonio comunale – di adottare tutti i provvedimenti del caso compresa la sottoscrizione del contratto con la stessa signora Migliaccio. Il provvedimento, ovviamente, è stato dichiarato immediatamente esecutivo e la stessa Orsola insieme ad altre persone sta provvedendo a effettuare una serie di lavori all’abitazione che finalmente le consentirà di abbandonare la vita nel container di via Michele Mazzella nel quale risiedeva ormai da tempo immemore.

Nella delibera vengono ripercorse tutte le tappe di quella che è stata una lunga odissea da quando il 2 maggio – dopo la tragedia del 30 aprile nella quale persero la vita il marito di Orsola Migliaccio, Luigi Buono, e le tre giovani figlie Anna, Maria e Giulia – venne dichiarato lo stato di emergenza a seguito degli eventi franosi. Già all’epoca, il presidente del consiglio autorizzò il commissario delegato per l’emergenza idrogeologica ad assegnare ai nuclei familiari la cui abitazione principale, abitativa e continuativa fosse stata distrutta in tutto o in parte, a disporre il reperimento di una sistemazione alloggiativa alternativa. All’epoca dei fatti una serie di nuclei familiari furono allontanati dalle rispettive abitazioni e qui l’atto votato dalla giunta ricorda “che alcuni nuclei familiari sono riusciti a trovare un alloggio alternativo ricevendo pertanto contributo per l’autonoma sistemazione” e che “gli altri nuclei familiari non sono stati in grado di provvedere ad un’autonoma sistemazione ed hanno chiesto il reperimento di una soluzione alternativa per cui si è provveduto a sistemarli in moduli abitativi containers ubicati nell’area all’interno dell’ex struttura Camping Internazionale di via Michele Mazzella”. Ancora viene spiegato che “la signora Orsola Migliaccio, cui l’evento franoso ha completamente distrutto la sua abitazione causando la perdita del coniuge e delle tre figlie, non avendo altra possibilità di provvedere ad autonoma sistemazione ha chiesto il reperimento di un alloggio alternativo”. Che, per la cronaca, venne inizialmente individuato in un’abitazione baranese e successivamente in un container per il cui fitto fu stipulato un contratto che prevedeva anche il pagamento delle utenze (acqua e luce).

Ma adesso, dopo oltre dodici anni, questo capitolo in un modo o nell’altro andava chiuso, visto che la vita in un container obiettivamente non può definirsi tale. Ecco perché l’amministrazione dapprima manifesta nella delibera di giunta l’intenzione di provvedere alla definitiva sistemazione di Orsola Migliaccio in un alloggio adeguato e decoroso e poi ricorda che “si sono resi disponibili e liberi, a seguito dei lavori di adeguamento e ristrutturazione effettuati presso la sede del Tribunale di Napoli in via Michele Mazzella, gli ex locali destinati ad alloggio del custode del Tribunale di Napoli, di proprietà dell’ente”. Da qui il comodato gratuito, che consentirà alla nostra concittadina di poter tornare, di certo, ad un’esistenza più dignitosa.

Gaetano Ferrandino

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