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Morte dell’operaio Luigi Boccanfuso: la Corte d’Appello prescrive il reato

Dopo quindici lunghi anni dalla morte dell’operaio Luigi Boccanfuso tra rinvii, esami autoptici, testimonianze, formulazione di nuove iniziative difensive, la IV sezione della Corte d’Appello di Napoli ieri ha messo la parola fine al processo dichiarando prescritto il reato nei confronti del titolare dell’impresa Edile, Agostino Mazzella.

L’imprenditore edile Mazzella, all’epoca, aveva iniziato dei lavori di ristrutturazione in un immobile sito in via Enea, 22 a Ischia. Durante i lavori, nel primo pomeriggio, l’operaio Luigi Boccanfuso cadde all’interno del vano ascensore e, purtroppo, morì.

In primo grado, il Mazzella, era stato ritenuto colpevole del reato e condannato alla pena di anni uno e sei mesi con la sospensione condizionale e al pagamento di 30.000 euro agli eredi della vittima. Il giudice di primo grado aveva assolto l’ex direttore dei lavori, il geometra Salvatore Mattera, per non aver commesso il fatto e anche il rappresentante legale della società proprietaria dell’immobile, Ester Pascariello.

Con ieri, il procuratore generale, ha messo fine al processo archiviando definitivamente il fascicolo per la morte dell’operaio Boccanfuso.

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