CRONACAPRIMO PIANO

Perchè il sistema è saltato

L’attività turistico-ricettiva isolana affoga nei debiti ed è tenuta a galla spesso dagli enti locali, ormai divenuti “soci virtuali” per i crediti che avanzano. A Ischia alberghi e settore dell’ospitalità devono 29 milioni al Comune, una sola società sei e mezzo. Una situazione devastante che potrebbe far collassare l’economia di casa nostra

Il sistema è saltato, e pure da un pezzo. E la cosa non può che suscitar preoccupazione consideriamo il fatto che ci troviamo in una località turistica e che l’economia è retta quasi esclusivamente dal comparto della ricettività. L’isola si è sgretolata e questo è accaduto da un pezzo ma non parliamo soltanto di imprese perché l’impressionante “default” potrebbe coinvolgere anche gli enti locali. Tutto si muove sul debito, e dunque tutto prima o poi è destinato ad esplodere. Magari più poi che prima, ma in tanti sono convinti che si tratti di un passaggio assolutamente irrefrenabile. Il comparto alberghiero è ridotto allo stremo e annovera perdite spaventose, con i Comuni che in molti casi possono ritenersi addirittura “soci” di diverse strutture per quelle che sono le somme che avanzano.

Sempre che le stesse, evidentemente, siano ancora esigibili. In questo viaggio da film dell’orrore vogliamo soffermare la nostra attenzione su quanto succede a Ischia. L’ente locale di via Iasolino, tanto per fare un esempio, vanta qualcosa come circa 29 milioni di euro (spicciolo più spicciolo meno, ma capirete che non fa differenza) di Tari non riscossa. E la quasi totalità di quest’imposta non sarebbe stata versata da alberghi o strutture ricettive, le attività commerciali e le private abitazioni rappresenterebbero una percentuale decisamente ridotta. Tra quelli che sono i colossi del sistema alberghiero presenti nel Comune capofila dell’isola verde, è facile tracciare una mappatura dello stato di salute delle imprese. Secondo quanto si apprende, i gruppi solidi sono rimasti soltanto due. Un altro, tanto per rendere l’idea, sarebbe debitore con il Comune di Ischia di sei milioni e mezzo di euro, un altro quasi di quattro. E capirete che con l’aria che tira parliamo di una situazione dalla quale pensare di risollevarsi è francamente utopistico.

“Un ente locale come il nostro dinanzi a una situazione del genere ha le mani legate – spiega un consigliere comunale di Ischia che preferisce rimanere nell’anonimato – la logica sarebbe quella di aggredire le imprese e chiedere quanto dovrebbero restituire in termini di imposte non pagate, ma è chiaro che in un caso del genere le aziende dovrebbero alzare bandiera bianca e chiudere i battenti. Insomma, finirebbero senza dubbio all’asta con tutto quello che ne consegue anche in termini di ricadute occupazionali. Insomma, è un po’ il serpente che si mangia la coda”. Ecco perché, fondamentalmente, sono anni che a Ischia viene vista come una sorta di “spauracchio” la possibilità che possa sbarcare un commissario prefettizio. Il quale, da funzionario poco avvezzo alla politica e agli equilibri da mantenere, potrebbe applicare la legge alla lettera e chiedere quanto dovuto a tutti i soggetti inadempienti. Lo tsunami, che ve lo diciamo a fare, sarebbe di proporzioni devastanti. Forse è anche per questo che, quando l’allora sindaco d’Ischia Giosi Ferrandino era impelagato nelle sue disavventure giudiziarie (dalle quali è poi uscito completamente immacolato) molti temevano lo scioglimento del civico consesso e l’arrivo di un rappresentante dell’ufficio territoriale di governo. L’europarlamentare del Pd tenne duro, revocò le sue dimissioni dalla carica di primo cittadino last second ed il pericolo fu sventato.

C’è però un altro aspetto da tenere in considerazione, che naturalmente non riguarda soltanto Ischia. In teoria, dicevamo, parte di questi crediti potrebbero essere inesigibili. Se non sono stati attivate una serie di iniziative di natura giudiziaria, infatti, l’ente locale potrà richiedere al debitore soltanto gli ultimi cinque anni delle imposte non pagate. Discorso diverso se gli uffici competenti abbiano attivato la procedura di messa in more ed interrotto così i termini di prescrizione. Poi se alcune società che hanno accumulato grosse passività nel frattempo si sono “liquefatte”, allora siamo davvero davanti a un nuovo scenario. Una situazione dunque assolutamente preoccupante, da vero e proprio allarme rosso. Riscontrabile però anche nel resto dell’isola, sia pure in maniera più contenuta. Nella vicina Casamicciola, ad esempio, le attività ricettive piccole e grandi devono complessivamente un paio di milioni di euro, in altri Comuni il quadro è talmente triste che addirittura di recente a Forio la bellezza di sedici albergatori sono stati rinviati a giudizio per non aver versato l’imposta di soggiorno incassata in una o due annualità. Quanto basta per capire, insomma, che quello su cui si fonda il sistema Ischia si regge su un vero e proprio castello di sabbia. Se uno volesse dirla tutta, il default non è affatto dietro l’angolo, la verità è che ci siamo già dentro. E il peggio, forse, deve ancora venire.

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Evola

Questo significa che la classe politica degli ultimi 30 anni è stata completamente fallimentare: le aziende che non pagano le tasse dovute fanno concorrenza sleale a quelle che le pagano.
Il pericolo grosso è che le aziende in difficoltà vengano fagocitate da “entità strane” della terraferma, com’è avvenuto di recente per un famoso bar..
Non so se un commissariamento globale sia un’evenienza così nefasta, perché qualcosa si deve fare: la sbornia è finita all’inizio degli anni ’90, da allora stiamo viaggiando a motore spento soltanto sull’abbrivio datoci da Angelo Rizzoli.

luigi

Questi non sono imprenditori. Sono avventurieri che pensavano di essersi arricchiti solo perchè hanno avuto “campo libero” su abusivismo e fisco in un periodo di boom economico. Avrebbero potuto far studiare i figli e metterli in condizione di gestire il declino che già si vedeva 20 anni fa, invece li hanno cresciuti a fare i “padroni” ed adesso ne vedranno i fallimenti…..

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