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Un francesismo ci salverà?

Quando gli italiani non devono capire quello che sta per precipitare sulla loro testa o meglio quanto ancora sarà prelevato dalle loro tasche, si usano parole incomprensibili. Il consiglio dei ministri del 10 settembre 2015 approvava la disciplina europea, del cosiddetto “bail in”, che altro non è che una tutela legislativa in favore
del sistema bancario e che tradotto letteralmente significa “prelievo forzato”. Le banche che stanno per fallire, sono legittimate a prelevare quattrini, dai conti correnti dei propri clienti, che superano i centomila euro per sistemare i propri conti. Approvata la disposizione, appena un mese dopo, succedeva il finimondo della Banca Etruria, Banca delle Marche ed altre, nelle quali erano coinvolti nomi importanti della finanza e della politica italiana. Schiere di pensionati, lavoratori a reddito fisso o semplici risparmiatori che avevano affidato
i loro denari a quegli istituti di credito, hanno visto andare in fumo i sacrifici di una vita e qualcuno per la disperazione si è pure suicidato. Ritiene qualcuno che fatti del genere si possano lasciare solo alla bella esposizione comica di Crozza nello spettacolo allestito per La7? Sarebbe una vergogna per chi ritiene di poter rappresentare gli italiani in modo diverso da quelli di oggi. Grazie a Dio non faccio parte di quel gruppo di persone che tutti i giorni alzano cartelli e gridano “restituiteci i soldi che ci avete rubato”. Il risultato, purtroppo, sarà che, tra qualche giorno, i media non riterranno più il fatto “come notizia”; le telecamere
si spegneranno e qualche altro povero Cristo, spinto alla disperazione, prenderà qualche decisione
terribile. Cari lettori, senza fare filosofie, è agevole ritenere che quando l’uomo (specialmente se perbene e
onesto) viene defraudato dei propri denari e non ha altro con cui vivere decorosamente, si sente svuotato di tutto e desidera solo scomparire. Solo i mascalzoni, i ladri, gli usurai e altri di tal fatta, hanno la baldanza di proseguire. A chi commenta certe vicende ed ha ancora un po’ di inchiostro o di libertà per scrivere, non resta altro che registrare di essere giunti al capolinea di un percorso di annientamento di taluni cardini di libertà che, dalla sua approvazione, la nostra Carta Costituzionale ha fissato per il vivere civile degli italiani. La tutela: del risparmio è andata a farsi friggere insieme con quella sulla proprietà privata (compressa da un sistema fiscale enorme), del lavoro (introvabile), dell’impresa (impossibile), della salute (incurabile) e della
sicurezza individuale (incerta). E, questa doveva (o dovrebbe) essere l’ Europa che ci garantiva una esistenza migliore? Direbbero a Bergamo “mavadavialkul”. Faccio parte di quell’esiguo gruppo che dalla prima ora ha sempre visto con sospetto il papocchio Europa per come era stato architettato. Da sempre vado dicendo, anche da questo giornale, che se non fuggiamo da un tale mostro, arriveremo a scannarci l’un con l’altro. I soloni del politicamente corretto me ne hanno dette di tutti i colori, esaltando il mio antieuropeismo viscerale.
Per farmi un’idea, mi bastò leggere ciò che aveva detto un premio nobel per l’economia, all’intervistatore di un giornale nazionale all’entrata in vigore dell’euro: “dite al primo ministro italiano di non distruggere i cliché della lira che presto gli serviranno di nuovo”. Oramai siamo alla fase finale, alla frutta; i giochi sono stati scoperti. Le menti raffinate di certi poteri, non tanto nascosti, sono riuscite ad inserire nel nostro sistema
legislativo, una serie di norme terrificanti. Qualche esempio per capire: 1) il pagamento con la moneta elettronica; comporta per il debitore un onere che va da 1 a 2 euro per ogni operazione, a vantaggio della banca che, senza fare nulla, percepisce il compenso. Così è per pagare una bolletta (gas, luce, acqua) ed uguale è per fare un bonifico. 2) Se hai dei soldi in contanti e devi pagare cifre superiori ai mille euro, devi
andare prima allo sportello bancario, chiedere un assegno circolare (pagarne il costo) e poi consegnarlo al tuo creditore che, per negoziarlo e prendersi la moneta, paga un altro costo. 3) Se devi percepire la pensione,
il tuo assegno, oltre ad essere ritardato di dieci giorni per essere accreditato con un semplice “clik” da una banca ad un altra, non te lo puoi prelevare per un importo superiore ai mille euro. 4) Se hai dei soldi sul
tuo conto in banca, devi fare attenzione a non cadere nelle lusinghe dell’impiegato di quella banca che, in cambio di pochi spiccioli come premio di produzione, ti lascia intravedere mega guadagni, rispetto a quella
miseria di interesse che quella stessa banca ti dà, e, “zacchete” i tuoi soldi scompaiono senza pagare dazio, in quanto è uscita la norma del “bail in” che, come ha ricordato Crozza, è il “belin”, in genovese di “prenderlo in quel posto”. 5) Settore assicurativo, sempre di banche si tratta. Se hai una imbarcazione  a motore, per uscirein mare hai bisogno della copertura assicurativa. Se qualcuno ti procura un danno, attenzione all’ agguato. Con una subdola modifica ad un articolo del codice sulle assicurazioni, è impedita la chiamata diretta della società assicuratrice nel giudizio di risarcimento per soli danni a cose. In pratica succede che: se una barca urta la tua e la danneggia, puoi chiamare in causa solo il danneggiante e non anche la sua compagnia assicuratrice come avveniva dal 1969. Chi ti ha procurato il danno deve chiedere al giudice
(con un costo) di essere autorizzato a chiamare in sua garanzia la sua compagnia assicuratrice. Se non lo fa, attenzione. Ad essere condannato a risarcire il danno sarà il solo danneggiante. Se non ha nulla da perdere quello che ha subito il danno, la prende in saccoccia e, oltre il danno, la beffa delle spese di causa. Con tale
giochetto, condensato in una parolina in un articolo del codice delle assicurazioni, le società assicuratrici eluderanno pagamenti milionari. Nell’ipotesi invece che sia possibile la chiamata in solido e la società
assicuratrice viene condannata a pagare, attenzione: è stata introdotta un’ altra novità. Se la società assicuratrice non paga o ritarda, l’esecuzione, diversamente da quanto avveniva fino a qualche anno fa pignorando le somme presso una qualsiasi banca ove c’era un conto di quella società, la puoi fare solo
presso la banca della città in cui la società assicuratrice ha la sede legale. Migliaia di esecuzioni presso tribunali a volte piccoli che si sono ingolfati e chiedono mesi se non anni perpoter concludere la procedura.
Tutto a vantaggio delle assicurazioni/ banche. Ciò succede perché si approvano leggi, organizzate da interessati, ed approvati da legislatori ignoranti se non collusi. Essendo, però, espressione della volontà dello
Stato vanno rispettate. Dura lex sed lex, ci insegnavano a scuola. Ci spiegavano poi quali erano  gli aspetti positivi della durezza normativa. Qualcuno è in grado di spiegare quali sono, per stare solo agli esempi di oggi, gli aspetti positivi del “bail in”, della moneta elettronica e del nuovo sistema assicurativo? Io no. Usando un francesismo possono dire gli italiani di aver “plein le cul”?.

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