Napoli t’ho amata veramente
È il successo degno di una rivoluzione, che ha caratterizzato la commedia in due atti “Napoli t’ho amato veramente”, messa in scena al Procida Hall dal 1° al 3 aprile
Di Michela Taliercio
Si è conclusa pochi giorni fa, la rappresentazione della commedia “Napoli t’ho amata veramente” ambientata nel Regno di Napoli del re Nasone, il re Ferdinando IV e Maria Carolina d’Austria, quando nel 1799, i francesi invasero Napoli, inebriandola dei propri Valori Repubblicani: libertà, uguaglianza, fratellanza. Napoli però era già pervasa da un valore universale e che “vincit omnia”: l’amore e così si intrecciano, a mio parere, diverse storie d’amore.
La più evidente, quella tra Michele Marino, anche conosciuto come O Pazz’, un umile lazzaro e Donna Brigida, una nobildonna. La seconda è quella storia d’amore alla Catullo, all’ “Odio et Amo”, che detta sempre la relazione che si ha con la madrepatria e che da il titolo alla commedia ovvero l’amore del popolo nei confronti di Napoli; popolo in ricerca delle chiavi che avebbero permesso la sua liberazione, come quelle per liberare un uccello in gabbia. Infine, l’amore più potente è quello che si ha per i propri sogni: basti pensare a Don Juan, spagnolo affittuario di un immobile di Donna Brigida, donna che si travestì da uomo per poter studiare all’università di medicina come un secolo prima in Messico fece Sor Juana Inés de La Cruz, dal momento che le donne non avevano accesso all’educazione.
È Amore ad essere il protagonista indiscusso di questa Commedia, da definire con la C maiuscola perché come diceva il padre della lingua francese, Molière, lo scopo della Commedia è “castigat ridendo mores”, ossia correggere i costumi ridendo. Non solo i ragazzi della commedia con il loro “savoir faire”, con le loro dispute in dialetto napoletano, hanno fatto ridere perfino le poltrone e i muri, ma hanno permesso di spianare un terreno fertile per fare tante riflessioni: dall’amore prima citato, alla condizione delle donne, molte delle quali oggi ancora non possono formarsi intellettualmente; la grinta del popolo napoletano ci fa intendere che veramente “El pueblo unido jamás será vencido”, che l’unione fa la forza, che insieme possiamo davvero rivoluzionare il mondo.
È questa rivoluzione in un certo senso, quella che questi giovani portano con loro ogni volta che recitano dal momento che non solo ci donano attimi di allegria e spensieratezza, ma lasciano e riescono ad imprimere la nostra anima di spunti infiniti, offrendoci molto di più di quanto si potrebbe aspettare da una realtà piccola e tipica di un’isola.
È per questo che ancora mi sento di ringraziare e complimentarmi con tutti gli attori (foto di Tommaso Lubrano) che hanno preso parte alla messa in scena di “Napoli t’ho amata veramente”: Federica Ambrosino, Mikhael Ambrosino, Lucia Assante, Francesco Barone, Miriana Costagliola, Antonio Crisano, Antonio D’Amore, Mariateresa De Candia, Flavia de Crescenzo, Michele de Rubertis, Mattia di Domenico Piccolo, Fiorenza di Noto, Antonio Esposito, Giorgia Esposito, Marika Esposito, Sara Esposito, Vincenzo Esposito, Nunzio Ferrantino, Arianna Ferrato, Vincenzo Giacca, Enrico Guardascione, Giuseppe Imputato, Antonio Lauro, Angelica Miracoli, Michela Miracoli, Angelo Parascandolo, Giorgia Parascandolo, Luigi Primario, Simona Quirino, Francesca Romano, Lisa Romano, Sabrina Ruggiero, Carlo Santoro, Giuseppe Santoro, Mattia Schiano, Mariantonietta Scocca, Mirko Scotto D’Abusco, Carlo Scotto di Carlo, Antonio Scotto di Marrazzo, Carlo Scotto di Santolo, Julia Scotto Lavinia, Lorenzo Tizzano, Morgan Veneziano, Sara Visaggio, Demetra Zeccolella.
Un particolare ringraziamento va a Vincenzo Esposito, che come un gran direttore d’orchestra, è riuscito a coordinare energie così diverse tra loro e che sono sicura di ritrovare anche nelle opere teatrali a venire.