CRONACAPRIMO PIANO

Narcotizzò ischitana, condanna confermata

La Corte d’Appello di Napoli ha inflitto una pena di 5 anni e 6 mesi di reclusione a Francesco Marrazzo, che da tassista abusivo rapinò l’anziana ischitana Angela Maria Arcamone. L’imputato ha ottenuto un lieve sconto rispetto a quanto deciso nel primo grado di giudizio

La Corte d’Appello di Napoli ha emesso una sentenza definitiva che ha visto la condanna di Francesco Marrazzo a cinque anni e sei mesi di reclusione (con un leggero sconto rispetto al primo grado quando la pena era stata di sei anni e quattro mesi, oltre a una multa di 3.000 euro). L’imputato è stato ritenuto colpevole di numerosi reati, tra cui tentato furto, rapina aggravata e lesioni personali, in seguito a una serie di crimini commessi con l’intento di trarre un illecito profitto. L’uomo, tra l’altro, è assurto agli onori della cronaca proprio perché protagonista di una vicenda che ha visto nei panni di vittima una nostra anziana concittadina che ha vissuto davvero una traumatica disavventura. Marrazzo, già con precedenti penali, ha ricevuto una pena severa per i crimini commessi a partire dal giugno 2024, un periodo durante il quale è stato accusato di aver somministrato sostanze tossiche a diverse vittime, provocandone il temporaneo stato di incoscienza per poi sottrarre denaro e altri beni.

La vicenda che ha portato alla condanna riguarda un serie di tentativi di rapina ai danni di commercianti e cittadini napoletani. In particolare, il 21 giugno 2024, Marrazzo avvicinò Arcamone Angela Maria (ovviamente parte lesa nel procedimento penale ed assistita dall’avvocato Gianluca Maria Migliaccio), ischitana che era appena sbarcata al Molo Beverello. Dopo essere riuscito a convincerla a salire sul suo taxi abusivo, offrì alla donna un caffè contaminato, che la fece cadere in uno stato di incoscienza: a quel punto completò l’opera sottraendole dalla borsa la somma di 2.200 euro e altri effetti personali che la vittima deteneva. La signora Arcamone si risvegliò in un terreno nel quartiere napoletano di Poggioreale e poi si recò a sporgere denuncia, ancora in evidente stato confusionale, presso i carabinieri dopo che in terraferma giunse frettolosamente la figlia. Le indagini hanno rivelato che Marrazzo non si limitò a questo episodio, ma perpetrò crimini simili ai danni di altre vittime, in particolare titolari di esercizi commerciali. Durante i vari tentativi, l’imputato aveva somministrato sostanze narcotizzanti alle sue vittime, le quali, dopo l’assunzione del caffè avvelenato, hanno iniziato a avvertire gravi malori, tra cui vertigini, perdita di coscienza e altri disturbi fisici, come dimostrato dai referti medici acquisiti durante l’inchiesta. Nel corso del processo, il giudice ha sottolineato l’assenza di un “recesso attivo” da parte di Marrazzo, poiché non ci sono prove che suggeriscano un ripensamento dell’imputato durante l’esecuzione dei crimini. La sua condotta è stata definita “spregiudicata” e priva di alcuna remora, in quanto l’imputato ha continuato a perseguire i suoi scopi criminosi nonostante il rischio di gravi conseguenze per le sue vittime. Inoltre, è emerso che Marrazzo aveva agito con un dolo specifico, ossia l’intenzione di ottenere un illecito guadagno a danno delle sue vittime. Le testimonianze delle parti offese, unitamente alle immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza, hanno fornito un quadro chiaro e preciso delle modalità dell’azione criminosa. Le riprese video, infatti, mostravano Marrazzo mentre ordinava bevande al bar per poi recapitare le stesse alle vittime in modo da garantirsi il successo del suo piano illecito.

Il 21 giugno 2024 l’uomo convinse la nostra concittadina a salire sul suo taxi abusivo, offrendole un caffè contaminato, che la fece cadere in uno stato di incoscienza: a quel punto completò l’opera sottraendole dalla borsa la somma di 2.200 euro e altri effetti personali

A rendere ancora più grave la posizione di Marrazzo sono state le aggravanti contestate: la rapina è stata infatti commessa ai danni di persone vulnerabili, come anziani e donne sole, e in uno dei casi, l’imputato ha agito con il fine di porre la vittima in una condizione di incapacità, approfittando della sua vulnerabilità. La Corte d’Appello ha altresì escluso l’applicazione delle attenuanti generiche, considerando la pericolosità dell’imputato e la gravità delle sue azioni. Nonostante il comportamento processuale relativamente collaborativo, Marrazzo non ha ricevuto alcuna riduzione della pena per tali attenuanti, giacché i suoi crimini sono stati considerati particolarmente gravi e con effetti devastanti sulle vittime. Oltre alla condanna penale, Marrazzo è stato condannato al risarcimento dei danni a favore delle vittime, con una provvisionale fissata in 3.500 euro, corrispondente all’importo sottratto alle vittime, oltre a un danno morale stimato in via equitativa in 1.300 euro. La Corte ha anche disposto la restituzione delle spese processuali sostenute dalla parte civile, per un totale di 2.880 euro, comprendente le spese legali e quelle relative alla fase di esame e discussione del processo. Un altro aspetto importante della sentenza riguarda la confisca dei beni sequestrati, che erano stati utilizzati per la commissione dei reati, come le bevande avvelenate e altri oggetti trovati in possesso dell’imputato. Oltre alla pena detentiva e pecuniaria, Marrazzo è stato interdetto dai pubblici uffici per un periodo di cinque anni, una misura accessoria che intende limitare ulteriormente la sua capacità di influire su attività professionali o sociali durante il periodo di condanna.

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