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Referendum, Giuseppe Di Meglio: «Si rischia un’involuzione oligarchica»

di Francesco Castaldi

BARANO D’ISCHIA – Ieri mattina, presso la sala superiore della Torre saracena di Testaccio, si è svolto il convegno sulle ragioni del no al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Per la prima volta dall’inizio di questa campagna referendaria, il comitato isolano del no – coordinato dall’avvocato Mariangela Calise – ha fatto tappa nel Comune di Barano, grazie anche all’impegno profuso dall’avvocato Giuseppe Di Meglio, che ha richiesto e ottenuto l’apertura di una delle più considerevoli memorie storiche presenti all’interno del territorio del Comune montano amministrato dalla squadra guidata dal sindaco Paolino Buono.

L’incontro baranese, che ha visto la partecipazione di un folto pubblico e del consigliere regionale di Forza Italia, l’avvocato Maria Grazia Di Scala, è stato impreziosito dagli interventi dell’avvocato Raffaele Montuori (che ha spiegato ai presenti le modifiche che saranno apportate al testo costituzionale) e dagli interventi preliminari degli avvocati Mariangela Calise e Giuseppe Di Meglio. Di particolare interesse è stato proprio l’intervento del professionista, al quale è spettato l’onere – e l’onore – di aprire i lavori.

«Questa riforma – esordisce l’avvocato – condurrà ad un’involuzione oligarchica delle istituzioni che toglie la sovranità popolare, che è il perno della nostra Costituzione. Nell’articolo 70 della nuova Costituzione ci sono delle contraddizioni enormi. Non è vero che il Senato non ci sarà più e che non avrà potere legislativo. Non è vero che il bicameralismo paritario verrà abolito, ma viene istituito un bicameralismo imperfetto. Inoltre, la funzione legislativa del Senato non viene abolita, perché è previsto che dopo l’approvazione di una legge alla Camera, entro dieci giorni un terzo dei senatori ha il potere di chiedere di esaminarne il testo, e quindi si ripristina in questo modo il bicameralismo, seppur indirettamente».

«Se ciò non bastasse – prosegue Di Meglio – nel caso in cui dovessero nascere dei contrasti tra le due Camere, i rispettivi presidenti, d’intesa fra loro, decidono le questioni di competenza. Tutti i collegi non possono essere costituiti da numero pari: infatti se due persone non sono d’accordo fra loro, chi decide? Quale maggioranza prevale? È una cosa di tale idiozia che c’è da chiedersi chi abbia mai potuto scrivere un simile testo. Questa riforma del Senato è propedeutica a quella elettorale, che darà il premio di maggioranza non alla coalizione, ma al partito di maggioranza. Tradotto in parole povere, il partito che prenderà più voti “scipperà” la maggioranza dei seggi alla Camera, instaurando così un regime pericolosissimo. Tutto ciò perché Renzi presume – forse erroneamente – che il suo partito alle prossime elezioni politiche sarà il primo partito, e quindi prenderà con questo sistema elettorale dell’Italicum la maggioranza assoluta dei parlamentari».

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«La nostra Costituzione – sottolinea l’avvocato Di Meglio – prevede che il presidente del Consiglio debba essere nominato dal Presidente della Repubblica, che teoricamente può nominare anche una persona che non sia parlamentare. Lo stesso Renzi, per via di un accordo raggiunto con Napolitano, è divenuto premier pur non rivestendo la carica di parlamentare. La nuova riforma prevede invece che automaticamente il presidente del Consiglio sarà il leader del partito di maggioranza. Allora chi dovrà nominarlo? Il popolo – con questo nuovo sistema elettorale – o il Presidente della Repubblica, che ha sempre il potere di nominarlo? Si va quindi incontro a dei conflitti la cui soluzione sarà difficile, e che porterà l’Italia anche ad avventure istituzionali dall’esito imprevedibile. Queste – conclude Di Meglio – sono in estrema sintesi le ragioni che devono spingere ciascuno di noi ad impegnarsi affinché il 4 dicembre si vada a votare massicci a sostegno del no, proprio per affermare il diritto di noi cittadini – come espressione della sovranità popolare – ad eleggere i nostri rappresentanti».

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