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Natale a Ischia: molte luci e un’ombra

DI FRANCO BORGOGNA

Mi hanno colpito, in un breve ritorno da Bologna ad Ischia per il Referendum, lo sforzo e lo sfarzo per il Natale, messi in atto dal Comune d’Ischia e non solo da questo Comune ( Forio ha impegnato 100.000 euro). Mi sembra che questa tendenza alle ingenti spese natalizie per illuminazioni, casette commerciali di legno e giganteschi alberi di Natale ( quello di piazza degli Eroi) cresca esponenzialmente in prossimità delle elezioni amministrative. Capisco la validità di alcune motivazioni espresse dai Sindaci e cioè che  Ischia è un’isola che vive di turismo e che non può presentarsi ai turisti, che scelgono l’isola per le vacanze natalizie, in maniera triste, ripiegata su se stessa e dimessa, nel grigiore dell’inverno ( si fa per dire, vista la gran quantità di belle giornate di sole!) Se analizzo tutti gli aspetti della situazione, non è per il gusto di cercare il pelo nell’uovo di un programma che presenta molti aspetti positivi, ma per contribuire a dare un senso alle cose che si fanno. Molto suggestivo il Giardino delle Meraviglie, nella pineta Nenzi Bozzi, ad opera delle sorelle Verde, lighting designer della Astrapto Srl di Roma ( ma perché non affidare tutta l’illuminotecnica del Comune a queste professioniste?). Stilizzato e misurato l’albero di Natale di piazza Re Ferdinando; alquanto pacchiano invece il fungo dinanzi al municipio, oggetto di molti selfie, a dimostrazione dell’americanata scenografica ( e meno male che all’ultimo momento il gruppo di luci è stato sfoltito di un Babbo Natale e qualche altra ridondanza). Ovviamente, accanto a questi aspetti più esteriori, il Comune d’Ischia, grazie in particolare all’assessore Carmen Criscuolo, presenta una serie di manifestazioni, di mostre, di richiamo a cultura e tradizioni locali ( in primis le celebrazioni del matrimonio di Vittoria Colonna il 27 dicembre) che hanno una loro valenza. Particolarmente felice è il percorso presepiale allestito dal bravissimo Ettore Guarracino che, con elementi  semplici ed essenziali ( rami di piante essiccati, damigiane di vetro, sfridi di legno e botti di vino) ha voluto rappresentare un intreccio tra tradizione agricola e natalità sacra. A queste iniziative pubbliche si aggancia la mostra del sempre sensibile Massimo Ielasi con la Galleria di Natale, con quadri e raffigurazioni della natività . Queste, insieme all’appuntamento di oggi alle 18.00 alle Antiche Terme Comunali: Betlemme anno Zero – la Natalità in musica, rappresentano gli aspetti migliori di tutto il programma. Se c’è un dubbio infatti sulla genuinità del programma è sulla insufficienza di un afflato religioso.. Quello che infatti, da laico non credente, mi lascia perplesso è la carenza, in questa dispendiosa campagna natalizia, di un autentico spirito religioso. Un Natale sganciato dalla natività di Cristo e dai valori che esso ha storicamente portato, è solo una festa messa accanto e in concorrenza con altre feste. Se intendiamo il Natale solo come occasione di gioia e vitalità, di svago turistico e opportunità di guadagno, commettiamo – a mio avviso – un errore di “ volgarizzazione” e di deprezzamento di valori universali la cui violazione, a prescindere dai “ credo” di ciascuno, offende l’umanità. Il fatto di non essere credente non esclude che si legga, con attenzione, le voci, la poesia, l’arte di chi ha interpretato nei secoli il cristianesimo. Mi permetto, invadendo un campo che non mi è proprio, di fare qualche illustre citazione, a supporto del mio ragionamento. Dal Discorso di Paolo VI, tenuto a Nazareth il 5 gennaio 1964: “ La casa di Nazaret ci insegna il silenzio. Oh, se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile e indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo…Oh, silenzio di Nazaret, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore….Insegnaci quanto importanti e necessari  siano il lavoro di preparazione, lo studio, la meditazione, l’interiorità della vita… Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazaret ci ricordi cos’è la famiglia, cos’è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile”. Austerità e semplicità: queste sono le caratteristiche del Santo Natale. Va bene dunque la parca scenografia di Ischia Ponte, dinanzi alla mostra dei presepi ( ex tipografia Granito). Rientra a pieno titolo nella rappresentazione dell’austerità e dell’uguaglianza di tutti gli uomini. Che dire, invece, della strumentalizzazione del Natale per consentire, a via Edgardo Cortese, l’installazione ( zitto zitto,quatto quatto) nella pineta a ridosso di piazza degli Eroi, di un’ imponente impalcatura fissa in legno, al posto del precario teatrino dei burattini? I bambini sì, devono essere al centro del Natale, i burattini sì, sono un innocente e positivo passatempo per i bambini. Ma gli abusi, i soprusi, i favoritismi, le furbizie e i clientelismi amministrativi fanno a cazzotti con lo spirito vero del Natale! Voglio fare un’altra citazione, una poesia del grande Umberto Saba, tratta da “ Cristo nella letteratura d’Italia”: “ La notte è scesa/ e brilla la cometa/ che ha seguito il cammino./ Sono davanti a Te, Santo Bambino!/ Tu, Re dell’Universo/ ci hai insegnato/ che tutte le creature sono uguali,/ che le distingue solo la bontà/ tesoro immenso,/ dato al povero e al ricco/ Gesù, fa ch’io sia buono,/ che in cuore non abbia che dolcezza/ Fa che il tuo dono/ s’accresca in me ogni giorno/ e intorno lo diffonda,/ nel Tuo nome “. E nel nome di Cristo non saremo cattivi con gli amministratori comunali, ci limitiamo a ricercare la verità. E voglio chiudere, sperando di non apparire intellettualmente presuntuoso, con un’ultima citazione, da una poesia di Luigi Pirandello  ( Torna Gesù): “ E dubitavo allora, e ho dubitato sempre, dappoi. S’inaridì l’istinto/ della fede nel cuore: errai bendato/ per questo labirinto/ della vita mortale,/ e te pure chiamai in causa, Gesù,/ d’una parte del male/ che si soffre quaggiù./ Ma santa adesso appar la tua follia/ anche al mio sguardo, o dolce Redentore./ E torna, io prego, a noi, torna, Messia,/ a predicar l’amore;/ torna con la mano pura/ a battere alle porte infime ancor,/ dove una gente oscura/ di fame e freddo muor!/

Ecco perché, da laico non credente, invoco il ritorno ad un Natale autenticamente religioso: C’è un tremendo bisogno che “ torni il Messia a predicar l’amor”.

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