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Natura, turismo, cultura, paesaggio: nel cuore verde dell’isola al Forum CAI

Amministratori, associazioni, cittadini uniti per una fruizione più ampia e sostenibile del nostro patrimonio ambientale. Perché solo una stretta collaborazione tra i vari attori del territorio è il miglior volano per uno sviluppo turistico sostenibile

Come prevedere il futuro escursionistico dell’isola d’Ischia? Inventandolo. Dagli attuali 5 sentieri CAI, per un totale di 40 km, spingersi fino a 12 itinerari naturalistici costruendo una rete lunga ben 120 km. Attraverso il recupero, la riqualificazione, la tutela, la valorizzazione e una promozione coi fiocchi. Magari partendo con un sito web di rappresentanza che aiuti a orientarsi nel cuore più verde dell’isola per una fruizione più ampia, consapevole, sostenibile. Perché il turismo ambientale è in crescita, i margini di miglioramento sono enormi (in rete l’associazione tra le parole “Ischia” e “trekking” dà risultati praticamente nulli) e il paesaggio resta il fattore numero uno tra i motivi che spingono un visitatore a tornare in un luogo.

L’isola sarebbe dunque perfetta: presenta situazioni ambientali diversificate che rendono il paesaggio assai vario, interessante sia dal punto di vista naturalistico che da quello paesaggistico. Rilievi rupestri, praterie naturali e seminaturali, ecosistemi inconsueti, vallate, arbusteti, boschi di piccole e medie dimensioni, flora e fauna locali, sentieri che congiungono, ancora oggi, malgrado tutto, un versante e l’altro dell’isola. Certo, sviluppo del territorio, occupazione e salvaguardia dell’ambiente intrattengono tra loro un equilibrio delicato. E’ possibile perseguire con successo uno (o più) di questi obiettivi senza colpire e compromettere gli altri? Insomma, malgrado l’invasione del cemento che ha stravolto i connotati dell’isola, sembrerebbero esistere ancora margini di recupero per un territorio agreste, verde, vitale e immaginare itinerari e nodi per infrastrutture dedicate al turismo natura.
Se ne è discusso sabato pomeriggio in un convegno organizzato dalla sottosezione CAI (Club Alpino Italiano) Ischia dal titolo “La libertà è una forma di disciplina”, presso la sala “Lucia Capuano” del Comune di Forio. La speranza è che anche Ischia possa raggiungere, e perché no superare, la qualità dei risultati ottenuti dalle sezioni dell’arco alpino, anche se la strada è assai lunga e impegnativa.

Il sentiero è da considerarsi una “infrastruttura turistica” dall’importanza strategica paragonabile a quella di un porto. Dove c’è un sentiero ben manutenuto, comunicato e servito, l’indotto turistico cresce e si destagionalizza. Ne sono la prova i tanti “cammini” sempre più frequentati che attraversano l’Europa come quello di Santiago o la Francigena, cosi come l’ambizioso progetto “Sentiero Italia” del CAI, il sentiero più lungo del mondo (6166km) all’interno del quale la locale Sottosezione del CAI ha intenzione di inserire anche il territorio dell’isola d’Ischia.
Cosa c’entra questo con Ischia? Il crescente aumento del trend turistico legato alla frequentazione dei sentieri pedemontani inizia a misurarsi anche alle pendici dell’Epomeo dove non di rado, chi cammina, si imbatte in incuria, inciviltà dei frequentatori, abbandono e rischio legato ad una staccionata o un muro cadente. Se ben tenuto, invece, un sentiero diventa risorsa utile anche alla destagionalizzazione. Servono perciò investimenti, ma prima di tutto serve rafforzare la cultura del territorio e delle sue potenzialità.

All’incontro, moderato da Francesco Mattera, sono stati tanti gli interventi. A partire da sindaci e amministratori di tutti e sei i comuni e da numerose associazioni da tempo impegnate nello sviluppo di progetti sostenibili per il territorio e l’ambiente isolano. D’altro canto la fruizione responsabile (quindi anche sicura) di un sentiero investe tanto i soggetti pubblici quanto quelli privati. Degrado, abbandono, incuria, dissesti sono largamente diffusi in aree che avrebbero bisogno di ben altra sensibilità e azione. La sussistenza di un percorso turistico di tipo naturalistico, infatti, è fortemente influenzata dalla presenza del patrimonio ambientale, storico, culturale che deve essere rispettato e valorizzato. Soprattutto dagli enti pubblici locali, ai quali spetta la manutenzione. C’è chi come Gianni Matarese (Forio) parla di riscoprire zone pressochè sconosciute perfino agli isolani (le Fumarole di Donna Rachele, ad esempio), chi come Emilio Giuseppe Di Meglio (Serrara Fontana) sottolinea la necessità di mostrare al turista anche l’aspetto più autentico e inedito dell’isola, la chiave per diffondere la bellezza della natura ischitana.

Per Giacomo Pascale (Lacco Ameno, unico sindaco presente) una concertazione tra le sei amministrazioni per la salvaguardia del territorio è inevitabile, così come attingere alle risorse pro-sisma per fronteggiare la fragilità idro-geologica e affidare la manutenzione ordinaria a chi vive in quelle aree, contadini che lavorano la terra, diventando i migliori guardiani dell’ambiente; mentre Daniela Di Costanzo (Barano) ha ricordato l’esistenza di un piano di recupero del paesaggio rupestre, dei terrazzamenti e dei sentieri della Lucertola (sistemati diversi anni fa ma oggetto di scarsa manutenzione per le annose questioni di carenza dei fondi), nonché un piano del verde per la preservazione della biodiversità, redatto in collaborazione con l’agronomo Franco Mattera. Ma di una manutenzione costante, convinta, chi se ne prende(rà) carico?
Nel corso dell’incontro sono stati sollevate diverse questioni, tra cui i servizi offerti. Le guide locali, ad esempio, assumono il ruolo chiave di mediatori culturali. E ancora la segnaletica: oltre a procedere ad un’attenta mappatura delle aree attraversate, è fondamentale rendere possibile la loro fruizione agli appassionati o ai visitatori, attrezzandole con una segnaletica adeguata e aggiornata.

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Un sentiero, piccolo o lungo che sia, facile o impegnativo, senza le corrette informazioni per l’escursionista è come se non esistesse. Il CAI Ischia, anche grazie a tanti sponsor, è riuscito negli anni passati ad apporre un utilissima segnaletica universale. Purtroppo, come ha fatto notare Vito Forni (Responsabile gruppo Tutela Ambiente Montano del CAI Ischia), c’è sempre qualche incivile che la rimuove (“dopo soli 7 giorni, sul sentiero di Piano Liguori, è sparito il 90% della segnaletica”) o la affianca ad altri segnali compromettendone l’omogeneità. Giuseppe Morgera (Referente gruppo roccia Aenaria Rock del CAI Ischia) è intervenuto per parlare delle attività legate all’arrampicata sull’isola («in tre anni abbiamo chiodato due falesie, a Ischia non abbiamo una grande quantità di roccia adatta, ma il nostro è un piccolo contributo al turismo outdoor e alla destagionalizzazione: a Ischia l’arrampicata si può fare tutto l’anno. E’ una disciplina che fa bene al corpo e alla mente, presto la porteremo anche nelle scuole»). Denis Trani, per l’Associazione Nemo, ha illustrato le attività escursionistiche promosse sia nell’entroterra che in mare. Luca d’Ambra, neo-presidente di Federalberghi Ischia ha definito «una grande sfida che ci attende, quella del turismo sostenibile», supportato dai dati di Massimo Pilato (AD Ischia News) secondo i quali l’escursionismo è in crescita esponenziale, con un fatturato importante, ma che richiede un grandissimo sforzo di comunicazione e marketing («Ischia è un mondo sconosciuto in fatto di sentieristica. Lo è in Italia e in Europa»). A questo proposito è Leonardo Polito (Presidente Proloco Panza) a ufficializzare le date (26 aprile – 1 maggio) della 7° edizione di “Andar per sentieri”, la manifestazione che rivela a turisti e residenti natura ed enogastronomia, geologia e biodiversità di un entroterra ricchissimo di bellezze e suggestioni.

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Giacomo Benedetti,  presidente della Commissione centrale rifugi CAI  e Marcello Borrone, coordinatore del Gruppo di lavoro rifugi CAI Centro-Sud-Isole, hanno invece offerto una panoramica sul pianeta dei rifugi CAI. Un immenso patrimonio materiale e immateriale in continua evoluzione dal grande valore storico, culturale, ambientale ed economico, a disposizione di tutti i frequentatori delle montagna. Oggi, nel nostro Paese, si contano 362 rifugi, 232 bivacchi e 80 capanni sociali per oltre 20.000 posti letto complessivi. Le porte d’accesso alle nostre montagne, però, sono un presidio culturale in quota che non va classificato, né promosso come struttura ricettiva tradizionale. Pensare al CAI come una catena alberghiera, con struttura in quota, sarebbe un grave errore. Le sezioni CAI non sono tour operator e i rifugi vanno visti piuttosto come laboratori del fare montagna aperti ai giovani, oltre che opportunità per adottare comportamenti virtuosi e incisivi che riducano l’inquinamento ambientale, il cambiamento climatico e il consumo di suolo. Il merito di queste strutture non deve essere misurato solo secondo freddi parametri economici, ma soprattutto secondo i preziosi valori di tutela, anche ambientale, e di sviluppo del territorio.

Come non pensare, pertanto, al magnifico eremo di San Nicola in cima all’Epomeo, la più importante delle chiese rupestri dell’isola d’Ischia? Umberto del Vecchio, presidente del CAI Napoli ha illustrato i corsi di alpinismo, escursionismo, cicloescursionismo, speleologia, arrampicata libera e vie ferrate organizzati per i soci, mentre a Giovannangelo De Angelis, attuale presidente della sottosezione CAI di Ischia, è toccato chiudere il forum con una sintesi delle numerose attività messe in campo in questi anni e tre iniziative davvero prossime: due nuovi workcamp IBO (dall’8 al 13 aprile; dal 6 al 1° maggio) con volontari da tutto il mondo; l’accordo tra i Comuni dell’isola, il CNR e l’Università di Napoli per uno studio-mappatura del paesaggio rurale ischitano e iscriversi al Registro nazionale dei paesaggi rurali storici (anticamera per la candidatura nei siti Unesco); una sedia/carrozzina “speciale” (offerta dal Lions Club Isola d’Ischia) per diversamente abili, che smonti l’idea della natura come habitat pieno di ostacoli e diventi esperienza finalmente accessibile a tutti.

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