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Navetta nel Porto di Napoli, solo un “lapsus”?

La Direzione generale per la mobilità della Regione ha inviato una nota all’Eav per rispondere alle note esigenze di mobilità all’interno dell’area demaniale del Porto di Napoli. Per venire incontro alle esigenze di mobilità dei pendolari delle isole e dell’utenza turistica, la nota rende noto che “è in fase di formalizzazione un accordo tra Regione Campania e A.d.S.P. (autorità portuale) volto ad avviare una strategia comune di trasporto pubblico locale all’interno del Porto di Napoli”. L’unico intoppo, che però sembra già essere superato dal dialogo istituzionale,  è costituto dal fatto che nella nota viene scritto che l’accordo “prevede una linea di trasporto pubblico a domanda debole per l’utenza portuale per gli spostamenti tra Molo Angioino/Beverello e Immacolatella utilizzando la viabilità interna al demanio marittimo portuale”. Per chi abbia anche un minimo sentore della querelle che in questi mesi si è sviluppata intorno alla questione-navetta, è chiaro che l’Immacolatella non può essere il punto di arrivo o partenza della navetta, che per i residenti e turisti delle isole deve necessariamente arrivare a Calata porta di Massa, in pratica facendo la spola tra gli imbarchi degli aliscafi e dei traghetti. Il portavoce del coordinamento Mobilità, Salvatore Sodano, si è prontamente attivato, contattando l’ingegner Vignola, braccio destro del presidente Eav De Gregorio. Vignola ha assicurato che si è trattato di una svista, che verrà quanto prima corretta, sostituendo la parola “Immacolatella” con “Calata Porta di Massa”. Ad ogni buon conto, sarà bene attendere una rettifica ufficiale in grado di tranquillizzare i pendolari, trattandosi di un documento ufficiale. Quest’ultimo spiega che le specifiche della istituenda linea di trasporto, che va considerata come un’estensione del servizio minimo garantito ai pendolari in forza del principio di continuità territoriale, sono contenute nella scheda tecnica elaborata congiuntamente ai rappresentanti dei Comuni isolani e dell’Adsp. Per quanto riguarda il costo del servizio, la nota firmata dal Direttore generale Carannante prevede una compartecipazione tra la Regione e Adsp nella misura del 50% ciascuna, con pagamento dei corrispettivi fatturati imputati alla Regione per i primi sei mesi, e all’AdSP per i restanti sei mesi di vigenza dell’accordo.

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