Negroponte, l’alveo continua a far paura

Anche l’Autorità di Bacino chiede ragguagli sul punto in cui si è formato un ristagno di acqua prima del canale tombato

Anche l’Autorità di Bacino chiede ragguagli al Capricho sul pericolo dell’alveo Negroponte-Fasaniello. Come si ricorderà, il Comune di Casamicciola aveva informato la Direzione generale per i lavori pubblici e la Protezione civile dei risultati dell’ispezione condotta con la fattiva collaborazione dell’associazione Forio C.B. sulla zona in questione. Con l’ausilio di droni, vista la folta vegetazione e l’impossibilità di raggiungere la zona a piedi, si era proceduto ad ispezionare la parte terminale dell’alveo presso via Ombrasco, punto nel quale esso confluisce nella parte tombata. Più a monte, alla confluenza tra i due alvei, i droni hanno documentato l’esistenza di un “lago”, indice di un imperfetto deflusso delle acque, dovuto forse all’ostruzione del canale.

Dopo la risposta della Regione, che due mesi fa aveva assicurato che quanto prima sarà eseguito un accertamento dai tecnici del Genio Civile, pur avvertendo che “l’accesso all’alveo è praticamente impossibile per la presenza di una fitta vegetazione e da ostacoli di vario tipo, adesso è arrivata la richiesta dell’Autorità di Bacino. Nell’ambito delle attività connesse all’aggiornamento e all’implementazione del quadro conoscitivo connesso ai vigenti Piani stralcio sull’assetto idrogeologico (Psai) per il rischio da frana e il rischio idraulico, e in riferimento all’attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, l’Autorità ha infatti chiesto al Comune di Casamicciola una breve relazione descrittiva dell’anomalia segnalata nell’alveo, che contenga anche l’ubicazione dei dissesti descritti; più specificamente, la localizzazione del punto dove si è verificata la formazione di un bacino di circa cinquanta metri quadri.

Secondo l’Autorità, l’ente del Capricho oltre ad attivare azioni di monitoraggio del fenomeno, potrebbe redigere progetti da proporre alla Regione allo scopo di ammetterli nei canali di finanziamento, attualmente sono disponibili.

In ogni caso, in attesa della realizzazione di eventuali interventi per la prevenzione e la mitigazione dei rischi idrogeologici per le aree urbanizzate minacciate dai dissesti segnalati, l’Autorità ha invitato il comune non solo a tener conto di quanto previsto dalla normativa dei vigenti Psai, ma anche a provvedere all’individuazione di azioni progettuali adeguate alla sistemazione dei dissesti in questione, e a proporli alla Regione allo scopo di ammetterli nei canali di finanziamento, urgente oppure a breve e lungo termine, che attualmente sono disponibili. Inoltre, l’ente del Capricho è stato invitato ad attivare azioni di monitoraggio e di presidio del fenomeno, per controllarne l’evoluzione e gli effetti futuri, ed eventualmente adottare gli opportuni provvedimenti in materia di salvaguardia e tutela della pubblica e privata incolumità, con l’eventuale ricorso alle misure previste dalla pianificazione comunale di protezione civile.

Come si ricorderà, accogliendo la richiesta del sindaco circa la possibilità di attingere ai finanziamenti già erogati per alcuni interventi di messa in sicurezza del territorio per accedere al punto in cui si è formato il “lago” e compiere i rilievi necessari, la Regione aveva concordato con l’ipotesi di utilizzare una piccola parte delle somme finanziate che risultano assegnate al Comune di Casamicciola, per i cinque progetti di cui il comune è designato come ente attuatore, per complessivi quattro milioni circa: la bonifica e il consolidamento dei versanti a monte del centro abitato, la mitigazione del rischio idrogeologico degli alvei a monte, la mitigazione del pericolo di ostruzione dei vari alvei nei tratti tombati, la messa in sicurezza di Cava Pozzillo, e la sistemazione idrogeologica del territorio comunale (intervento, quest’ultimo, finanziato con oltre tre milioni). Infatti il primo cittadino nei mesi scorsi aveva avanzato l’ipotesi di poter stornare da quelle cifre i fondi necessari per accedere all’area in questione e compiere i rilievi necessari. In ogni caso, secondo la regione il Comune potrebbe eseguire un rilievo con la tecnica Lidar, cioè un telerilevamento che permette di determinare la distanza di un oggetto o di una superficie utilizzando un impulso laser, realizzato con l’ausilio di drone e ottenere un rilievo digitale del terreno. Altrimenti, in maniera più economica si potrebbe realizzare anche il classico rilievo con drone elaborandolo però con software adeguati allo scopo di “tagliare” la coltre di vegetazione e penetrando fino al suolo, e ottenere informazioni sul terreno e sulle quote con un’accuratezza centimetrica. Secondo la Regione il risultato ottenuto, esteso anche alle zone a monte e agli altri alvei confluenti nel “nodo” di Piazza Bagni, permetterebbe di ottenere informazioni fondamentali per rappresentare puntualmente la morfologia delle aree di pericolosità idrogeologica e costituire così un supporto per le attività di sistemazione idraulica forestale, per la perimetrazione delle aree di potenziale esondazione del corso d’acqua, oltre che per la modellazione idrologica e di individuazione delle aree maggiormente esposte a pericolo in caso di eventi alluvionali, e indirizzare meglio la progettazione degli interventi citati.

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