CULTURA & SOCIETA'

Nella Chiesa-Rettoria di San Domenico a Ischia si concludono domani le sante quarantore fra fede e forte senso della tradizione

Così il parroco Don Giuseppe Nicolella ha invitato oi suoi parrocchi a seguire le sante Quarantore in programma nella chiiesa-Rettoria di San Domenico a annessa alla Parroichhia di Santì’Antuono a Ischia in programma da giovedi scorso 28 a domani domenica 31 ottobre 2021, giorno conclusivo della tradizionale funzione liturgica .“Carissimi Fedeli, ha esosrdito don Giuseppe, ogni viaggio prevede delle soste per rinfrancarsi dalla fatica. Le Sante Quarantore sono, nel cammino della vita l’area di sosta per recuperare le forze per lasciarci rifocillare de Colui che è il cibus viatorum. Ogni viaggio ha una meta;. l’Eucarfestia ci ricorda che la destinazione del nostro peregrinare è il Paradiso . A Cristo affidiamo il nostro destino ultimo e quello dei nostri i cari defunti”. Nel cattolicesimo le Quarantore, sono una pratica devozionale consistente nell’adorazione, per quaranta ore continue, del Santissimo Sacramento, visibile nell’ostensorio contenente l’Ostia consacrata, solennemente esposto sull’altare; il nome si richiama al periodo di tempo trascorso fra la morte Ogni (Venerdì santo) e la risurrezione (domenica di Pasqua) di Gesù.

La pratica religiosa viene compiuta non soltanto durante il Triduo Pasquale ma anche in altre particolari occasioni, come domenica delle palme e lunedì e martedì santo. L’uso più diffuso è forse l’esposizione dal pomeriggio della Domenica di Quinquagesima al martedì di carnevale, pratica introdotta a Milano da san Carlo nvitato Borromeo e rapidamente diffusasi per riparare ai molti peccati carnascialeschi. L’altare in questa occasione deve essere preparato opportunamente: al centro la residenza, tronetto con l’ostensorio, con subito sotto quattro ceri, ai lati altri sei ceri (tre per parte) e, sotto, nel primo gradino altri candelieri o candelabri con una croce sopra al ciborio. L’intero altare deve inoltre essere addobbato con molti fiori e con tutte le luci e i candelieri che vi possono stare. Stando alla sinossi evangelica, l’intervallo temporale con il Nazareno morto e deposto dalla croce e con il prosieguo della sua opera redentiva durante la permanenza nel Santo Sepolcro[3] non si sarebbe limitato alla giornata del Sabato Santo, poiché in realtà sarebbe durato 40 ore, dalle 3 del pomeriggio di Venerdì Santo all’alba di Pasqua, le 7 del mattino della domenica di risurrezione (o risuscitamento). Ciò spiegherebbe l’affermazione paolina secondo cui Cristo “fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture” (Prima lettera ai Corinzi 15, 3-4[4]), affermazione ripresa e ribadita nel Credo Cristiano.

Il problema che la liturgia cristiana s’appoggi contemporaneamente a un calendario lunare, in cui il transito al nuovo giorno comincia alle 18 con lo spuntare del nostro unico satellite naturale, e a un calendario solare, che sancisce questo passaggio a mezzanotte,[6] fa sì che le Quarantore vengano considerate parte della liturgia non solo del Sabato Santo ma pure del Venerdì Santo e della Pasqua, sovrapponendosi in tal modo ad altre funzioni quali l’Adorazione della Santa Croce e la Veglia pasquale.Una simile sorta di scissione liturgica può avere un senso considerando che, nell’arco di queste 40 ore, per il diofisismo della dottrina cristiana Gesù Cristo è contemporaneamente morto come uomo e vivo in quanto Dio.[3] Inoltre nella Bibbia il numero 40 ricorre quasi mezzo centinaio di volte,[7] spesso come simbolo per indicare un periodo di prova e isolamento. ‘introduzione delle Quarantore è riferita alla Compagnia di San Benedetto Bianco a Firenze, nel 1385[9]. Tra le prime regioni in cui si organizzarono le Quarantore ci furono l’Emilia (1546 a Bologna); le Marche (1542 a Recanati) e il Lazio (1548 a Roma). La Chiesa di san Domenico ha una storia antica. E’classificata dalla Soprintendenza ai Monumenti, come “chiesa rupestre” al secolo XV. Ivi, infatti, fu aperil numero minimo di tre persone, giusta la bolla d’Innocenzo X del 15 ottobre 1652. L’attuale chiesa, però, non è quella quattrocentesca perché essa fu semidistrutta da un terremoto avvenuto nel 1557. Essa ha subito molti rifacimenti. L’attuale cona centrale risulta da un prolungamento eseguito tra la fine degli anni 60 o l’inizio degli anni 70 dell’800 la navata sinistra è evidente più recente come si nota dalla diversa sua struttura. Dopo questi ampliamenti la chiesa fu benedetta da Mons. Felice Romano. L’ultima ristrutturazione è avvenuta negli anni 1983/84 ed è stata consacrata da Mons. Antonio Pagano il 27 maggio 1990. Il quadro raffigurante la Madonna del Rosario, che ora è al centro della cona è l’opera più antica che c’è in questa chiesa.

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