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NELL’ISOLA VERDE LA FUGA DEGLI EBREI VERSO LA LIBERTA’

circa ottant’anni dal varo delle leggi di Norimberga, volute da Adolf Hitler per annientare il popolo ebraico e incamerarne gli averi e le proprietà, l’intero pianeta (salvo pochissime eccezioni relegate nell’inferno ideologico di un nazifascismo non ancora spento del tutto) si accinge a commemorare la “Giornata della Memoria”, ovvero il martirio dell’Olocausto sofferto dal popolo ebraico nel corso della seconda guerra mondiale.

Ogni anno, il 27 gennaio, le nazioni della vecchia Europa, che seppero riconquistare la libertà perduta a prezzo di inenarrabili sofferenze, alzano l’orribile sudario di morte che avvolse oltre sei milioni di Ebrei e innalzano il Cantico di Israele che non riuscì a raggiungere, in quegli anni mostruosi e apocalittici il Cielo, muto e sordo all’invocazione di un intero popolo oppresso e destinato ai forni crematori.

Non è bastata la limitata “resa dei conti” con la storia infame del nazismo e del fascismo; non sono bastati i processi internazionali del dopoguerra per i criminali accusati di genocidio dell’umanità; non sono bastate le “sanzioni” imposte alla Germania, all’Italia e al Giappone, potenze dell’Asse che sconvolsero il mondo intero in un conflitto insensato e paranoico! No, tutto questo è insufficiente per bollare con il marchio d’infamia un sistema abominevole di odio razziale e di conquiste espansionistiche che tutto travolse; civiltà millenarie, libertà consolidate, tolleranze religiose e politiche instaurate fra i popoli.

La Giornata della Memoria risponde bastantemente a questo quesito. Non si può liquidare l’efferatezza del regime nazista e la dipendenza stomachevole dei paesi satelliti nel pianificare e condurre a morte milioni di innocenti, relegando nell’oblio una parentesi storica di abominio, destinata, al contrario, a vivere per sempre nella coscienza collettiva del genere umano.

E’ questa la “vera condanna” inferta al nazismo e al fascismo, ma anche agli uomini che incarnarono la turpitudine al più alto grado di ferocia umana. Ogni anno, finchè ci sarà vita sul nostro pianeta, dovrà essere rinnovellata la pagina nera dell’Olocausto, con la solenne abiura ad ogni forma di violenza e di sopraffazione dell’uomo sull’uomo e la promessa di battersi per la libertà dei popoli contro le dittature che ancora oggi affliggono i paesi del Terzo Mondo e interi continenti d’oltreoceano, come l’America meridionale e diversi paesi asiatici.

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A ISCHIA DOCUMENTI DEL 1939

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Custoditi gelosamente nella soffitta di una vecchia casa di Casamicciola, i carteggi riguardanti la presenza a Ischia di Ebrei tedeschi, austriaci, polacchi, cecoslovacchi e di altri paesi europei negli anni 1938 e 1939, sono venuti alla luce grazie alla sensibilità di un anziano impiegato comunale, non più vivente, che volle sottrarre alla sicura distruzione “carte compromettenti” del periodo fascista.

Si tratta della corrispondenza intercorsa fra la Prefettura e la Questura di Napoli e il Comune unificato di Ischia e sue “Sezioni municipali” per schedare tutti gli Ebrei presenti nell’isola per “motivi di salute” e seguirne i movimenti, alla loro partenza, per assicurarsi di un eventuale espatrio nelle terre d’oltremare (inizialmente favorito dalle autorità naziste) o una più che certa latitanza in Italia, in Svizzera (paese neutrale) e in altri paesi europei, dove non erano ancora arrivate le truppe di occupazione tedesche.

Già nel 1937 era giunto a Ischia il prefetto Giovan Battista Marziali, un funzionario fascista proveniente da Firenze per occupare la reale prefettura di Napoli, giudicata una delle più importanti sedi del ministero dell’Interno, perché presente su di snodo ferroviario strategico del sud Italia e sul porto più importante della nazione. La “missione” di Marziali era stata pianificata direttamente da Mussolini di concerto con il ministro dell’Interno e i Servizi segreti dell’Ovra, su precise istruzioni della Gestapo tedesca, ed era indirizzata a costruire una rete informativa (spionistica) fra la prefettura, i podestà dell’isola d’Ischia, il commissario prefettizio Fucci, il Federale Carlo Tallarico, i reali carabinieri e gli…albergatori ritenuti l’ultimo anello di congiunzione della complessa organizzazione “criminale”!

Tutto questo apparato, infatti, doveva servire a catturare, al momento opportuno tutti quegli Ebrei che non avevano voluto abbandonare la vecchia Europa, giudicata la nuova madre patria, anche se di fatto “espulsi” dalla Germania nazista e da quei paesi passati sotto l’egemonia tedesca del Terzo Reicht.

LE CIRCOLARI RAZZISTE DI MARZIALI

Dalla lettura di alcune disposizioni di Marziali –rinvenute nel carteggio- si ha la precisa conferma della terra bruciata operata dal fascismo sugli Ebrei, in pratica banditi dal genere umano e destinati, nella migliore delle ipotesi, ad una quotidianità da apolidi nel momento in cui perdevano la cittadinanza e i documenti venivano contrassegnati con la sigla Jude.

Ecco cosa scrive il prefetto di Napoli con una “nota urgentissima” datata 5 maggio 1939 (anno XVII* dell’Era Fascista), inviata ai Podestà e ai Commissari prefettizi: ”Con riferimento alla mia circolare pari numero del 7 marzo decorso, prego VV.SS. comunicare se posteriormente alla data d’invio a questo Ufficio degli elenchi degli ebrei che resero, a suo tempo, la denunzia di appartenenza alla razza ebraica, vi siano state altre denunzie. I dirigenti gli Uffici di P.S., Comandanti di Compagnie dei CC.RR. della Città e della Provincia, d’accordo con i Sigg. Podestà dei Comuni compresi nelle rispettive giurisdizioni disporranno accurati accertamenti al fine di stabilire se nel proprio ambito giurisdizionale esistano altri ebrei che non abbiano finora ottemperato alla prescritta denunzia segnalandomene i nominativi per gli ulteriori provvedimenti di legge. Attendo riscontro non oltre il 22 andante. F.to Prefetto Marziali”.

Disposizioni –come si vede- perentorie e senza possibilità di equivoci. Tutti gli ebrei dovevano essere individuati, schedati e controllati, oltre alle indagini da eseguirsi su eventuali omissioni delle “prescritte denunzie” di appartenenza alla “razza ebraica”.

Marziali prosegue la “caccia agli Ebrei” con una nota del 22 aprile 1939 avete ad oggetto:”Provvedimenti per la difesa della razza – art. 19 R.D.L. (reale decreto legge) 17.11.1938 – XVII , n^ 1728. “Con circolare esplicativa n. 1934 del 16 febbraio decorso è stato disposto a pag. 9 nei riguardi dell’applicazione dell’art. 19 del R.D.L. in oggetto, che dalle denunce ricevute, gli Uffici comunali dovevano dare immediata comunicazione ai Distretti Militari competenti se esse si riferiscono a persone già soggette agli obblighi di Leva. Allo scopo di individuare i militari del C:R:E:M: (sia alle armi che in congedo) appartenenti alla razza ebraica, si prega di voler impartire disposizioni ai competenti Uffici comunali perché diano immediatamente comunicazione, al Comando Superiore del Corpo Reale Equipaggi Marittimi a La Spezia, delle denunzie ricevute riferentisi a persone già soggette ad obblighi di Leva nella R. Marina”.

TUTTA LA BUROCRAZIA CONTRO GLI EBREI

Con il passare dei mesi la stringente macchina burocratica fascista allungava i tentacoli in tutte le direzioni immaginabili pur di individuare ebrei da colpire con tutti i rigori delle leggi razziali. Due documenti importantissimi la dicono lunga sulla meticolosità e la sottigliezza burocratica a cui ricorreva l’Ovra e gli Uffici dell’amministrazione generale dello stato, pur di incastrare gli Ebrei e togliere loro prerogative e diritti civili e politici.

L’Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale in data 15.3.1939 dettava istruzioni sui “Prestiti matrimoniali” inviando la seguente nota al Podestà di Casamiciola:” A norma della circolare n.12 del Ministro dell’Interno del 18.1.1939 – XVII – diretta alle LL.EE., i Prefetti del Regno e a questo Istituto, con la quale si dispone che i coniugi appartenenti alla razza ebraica non siano ammessi a fruire della previdenza dei prestiti matrimoniali, Vi invitiamo a voler annotare in calce ai certificati di matrimonio o di residenza, rilasciati al fine suddetto, se i relativi intestatari appartengano alla razza ebraica. Il Direttore”. (firma illeggibile).

I funzionari fascisti e i loro delatori di periferia indirizzavano la loro perversa attività investigativa in tutti i settori dell’umano consorzio, pur di isolare gli Ebrei e costringerli ad emigrare oltreoceano. Questo soltanto agli inizi del 1939. L’anno dopo, con la chiusura di parecchie frontiere, la caccia all’Ebreo assunse connotati diversi. Secondo le disposizioni emanate dalla Gestapo e dall’Ovra, gli Ebrei dovevano essere rinchiusi in luoghi a loro destinati ( i ghetti) in attesa di decidere il loro destino. In realtà Hitler e il suo staff di SS stavano già pianificando l’internamento degli Ebrei nei campi di concentramento in allestimento in Germania, Austria e Polonia per destinarli al lavoro forzato e, infine, alla decimazione nei forni crematori (Soluzione finale).

L’ultimo documento in esame (Innumerevoli altre “disposizioni” saranno riportate in un libro che sarà pubblicato il prossimo anno) attiene ad una risposta fornita dal presidente dell’Opera Pia Genala, di Casamicciola, cav. Erasmo Lombardi, ad una indagine avviata dal Provveditore agli Studi e dai Presidi delle Scuole Pubbliche. Il Lombardi scrive: ”In ottemperanza delle disposizioni contenute nella circolare del R. Provveditore agli Studi di Napoli, prot. N. 31631 C.2.G. in data 15.11.1938 – XVII mi pregio comunicarvi che l’Opera Pia Genala, con sede in Casamicciola, fondata ad opera del ministro pro tempore dei LL.P. On.le Francesco Genala, con Statuto approvato con reale Decreto 11 maggio 1885, eretta in Ente Morale col suddetto D.R., non ha nessuna espressione ebraica, né del Consiglio d’Amministrazione fanno parte Componenti di razza ebraica”.

INFORMATIVE SUGLI EBREI A ISCHIA

Una nutrita corrispondenza intrattenuta fra la Questura, la Prefettura e il Comune Unificato di Ischia nel 1939, rivela, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la sciagurata correità fra la Germania nazista e l’Italia fascista sul problema ebraico da “risolvere una volta per tutte”. La venuta a Napoli di Hitler nel 1938 servì per creare i presupposti del Patto d’acciaio in una probabile guerra, ma anche per gettare le basi per la “soluzione finale” degli Ebrei attraverso il varo di leggi razzali italiane e le successive “retate” , con invio di uomini, donne e bambini –indistintamente- verso i campi di sterminio fatti costruire da Hitler in tutta Europa.

I servizi segreti germanici e italiani avevano notato, a partire dalla fine del 1938 e per tuto il 1939 un massiccio andirivieni di Ebrei verso località di villeggiatura italiane e stazioni termali, giustificate dalla necessità di cure quasi sempre certificate da medici compiacenti se non di origine ebraica.

Furono allertate le prefetture e le questure di tutt’Italia, ma in particolar modo quelle di Napoli, per “spiare” i movimenti degli Ebrei e redigere un elenco aggiornato di “ospiti” degli alberghi dell’Isola d’Ischia. L’intero carteggio esaminato, ripropone in termini drammatici una vera e propria caccia all’Ebreo attraverso una rete ben collaudata di sgherri e spioni, disseminati in tutta la Città di Napoli e provincia. Di seguito riportiamo alcune “segnalazioni” prese a caso. In data 31 maggio 1939 la questura scriveva:” Risulta partita per costà, dove abita in via Grande Sentinella, presso Monti, l’ebrea tedesca Kareshi Geltrude di Antonig. Prego accertamenti facendo interpellare la predetta straniera perché faccia conoscere l’esito della pratica

di espatrio (avrebbe dovuto aggiungere “forzato”, ndr) per l’America. Il commissario prefettizio di Ischia risponde: ”S’informa che l’ebrea tedesca Kareshi Geltrude di Antonig non trovasi attualmente in questo comune, ma da informazioni assunte avrebbe la dimora nel comune di Milano. Alla Grande Sentinella, presso Monti, abita la figlia della Kareshi, Kratza Marion, anche ebrea (una precisazione da asino matricolato! ndr), la quale ha dichiarato che la madre dovrà raggiungerla fra non molto”. Come si può notare, il commissario prefettizio non si era limitato a rispondere “Qui non c’è la persona che cercate”, ma con notevole zelo aveva precisato che la Kareshi stava a Milano e che presso la Casa del signor Monti c’era “la figlia, anch’essa ebrea”! Andiamo avanti. La questura di Napoli tornava alla carica il 22 luglio:” Dopo breve soggiorno in questa città, risultano partiti il 19 corrente per Casamicciola gli ebrei tedeschi Berger Riccardo di Adolfo e Berger Malvine di Martin, i quali sono stati qui muniti di foglio di soggiorno. Prego pertanto assicurare il rintraccio e nella affermativa munirli della citata dichiarazione disponendo sul loro conto OPPORTUNA RISERVATA VIGILANZA e tempestive segnalazioni di ogni loro spostamento”. L’untuoso e servile commissario Fucci, dopo aver assunto le informazioni del caso, rispondeva in data 2 agosto: ”Nello scorso mese di luglio sono giunti a Casamicciola i seguenti sudditi tedeschi di razza ebraica, muniti di passaporto contrassegnato con la sigla Jude: 12) Berger Richard di Adolf e di Zeisel Emma, nato a Vienna addì 23.4.1879, commerciante, Faust Berger Malvine di Martin e di Vilhellmine Werner, nata a Vienna il 2.6.1890, coniugata e Wolf stein Margherita di Simon e di Goldsschmar Rosalia, nata a Bochum Westfalia, addi 1.3.1893, segretaria”.

Il 23 agosto altra informativa della questura diretta al commissario e ai carabinieri reali: ”L’Arma dei CC.RR. di Casamicciola ha segnalato l’arrivo costà degli ebrei cecoslovacchi Wechsberg Massimiliano e Gold Frida fu Carlo, dei quali alcuna comunicazione di codesto Ufficio risulta qui pervenuta. Prego pertanto comunicare con urgenza il motivo della permanenza costà dei predetti stranieri, se muniti di dichiarazione di soggiorno e se censiti altrove”.

Non si tratta di una “svista” del commissario prefettizio, come tuto lascerebbe supporre, ma di un banale intralcio burocratico che il commissario stesso si affretterà a chiarire con una successiva nota del 30 agosto diretta alla questura di Napoli. Infatti i nominativi degli ebrei cecoslovacchi erano stati debitamente segnalati fin dal 16 agosto, ma evidentemente le cataste di carte ammucchiate in questura non erano state convenientemente esaminate dagli addetti. Come è agevole constatare, la polizia politica esercitava un doppio controllo e forse anche un terzo riscontro (commissario prefettizio, carabinieri e polizia) presso gli alberghi, le pensioni e le case private ischitane che fornivano alloggio agli stranieri, in modo da passare al setaccio tutti gli Ebrei presenti nell’isola.

La questura –a giudicare dal tenore delle richieste di informazioni- seguiva altresì le mosse di stranieri la cui “razza” non era stata ancora accertata del tutto.. Il 6 giugno del 1939, si richiedevano al commissario Fucci notizie sul suddito tedesco Bohm Hans di Gotthold, nato a Colonia e soggiornante all’albergo Pithecusa di Casamicciola, sul tedesco Gustav von der Rippe di Adolf, sulla suddita germanica Arp Veladini Gina, sulla svizzera Bachmann Hielde di Albert e di altri potenziali Ebrei entrati nel mirino della Gestapo e dell’Ovra. Lo stesso trattamento veniva riservato ai coniugi che avevano contratto matrimonio misto, come il signor Koll Francesco, di “razza ariana”, che aveva sposato l’ebrea tedesca Gold Marta Elsa, nata a Vienna e censita a Bolzano. Questa capillare e fitta rete di spioni, foraggiata dai tedeschi, era composta dal fior fiore dei fascistoni locali, abbeverati al credo xenofobo mussoliniano, originato da una cerchia di “professori universitari” che pretesero di dare una spiegazione scientifica alla parola “razza” estrapolandola dal contesto antropologico di etnia o di nazionalità.

Le informative sugli Ebrei a Ischia durarono fino al 1943, anno in cui, in piena guerra mondiale, ci fu la fuga di Brindisi di Vittorio Emanuele con tutto l’apparato badogliano. I fascisti avevano ben altro a cui pensare, come ad esempio la imminente sconfitta dell’Asse, lo sbarco degli Americani in Normandia, la cattura di Mussolini, la repubblica di Salò e la tragica disfatta nella Campagna di Russia. Ma intanto gli Ebrei erano spariti dall’Isola Verde, raggiungendo le terre d’oltremare o il tragico destino dei campi di sterminio. Una pagina del grande libro della storia universale, grondante sangue innocente, che dovrà essere letta dalle nuove generazioni con la pietà e il rispetto dovuto alle cose sacre dell’Umanità.

GIno Barbieri

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