«Nessun legame tra la sismicità dei Campi Flegrei e Ischia»
Più di qualche preoccupazione aveva destato l’anticipazione di uno studio scientifico di prossima pubblicazione, ma a tranquillizzare l’isola per possibili “analogie” è il ricercatore Giuseppe De Natale

“Non c’è alcuna correlazione tra i livelli di degassamento, deformazione e sismicità registrati ai Campi Flegrei con la sismicità dell’isola di Ischia”. A dirlo Giuseppe De Natale ricercatore dell’INGV e già direttore dell’Osservatorio Vesuviano. È di ieri la notizia dello studio che sarà pubblicato a ottobre sulla prestigiosa rivista scientifica “Journal of Volcanology and Geothermal Research” e condotto dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia insieme ai colleghi del Distem, Dipartimento di Scienze della Terra e del Mare dell’Università di Palermo, secondo il quale nell’ultimo anno si sono registrate significative variazioni dei parametri geochimici e geofisici e un’estensione della zona di degassamento ai Campi Flegrei. Secondo gli autori dello studio “I risultati evidenziano chiaramente la necessità di intensificare il monitoraggio del vulcano in questa area vulcanica densamente abitata”.
Getta acqua sul fuoco De Natale spiegando come non ci sia alcuna correlazione tra la sismicità ischitana con i fenomeni vulcanologici dei Campi Flegrei. “Il vulcanismo dei Campi Flegrei,, e la sismicità dell’isola di Ischia, benchè dipendano dalle stesse dinamiche regionali, sono fenomeni totalmente indipendenti. Il bradisismo ai Campi Flegrei è ormai in atto, tra alti e bassi, da più di cinquant’anni, mentre sull’isola di Ischia ci sono dinamiche diverse, ed oggi il problema è la sismicità. La sismicità di Ischia è certamente legata anche al vulcanismo dell’isola, ma nei secoli passati non abbiamo mai osservato un’associazione diretta tra i terremoti più forti e le eruzioni”. Sull’isola di Ischia l’ultima eruzione risale al 1302 mentre il terremoto risale a due anni fa. “Ma siamo convinti che sull’isola sia necessario mettere in sicurezza i centri urbani, ribadisce De Natale. È di appena due giorni fa, infatti, uno studio dello stesso professore Giuseppe De Natale sui terremoti storici d’Ischia in relazione alla sismicità dell’isola nel quale è stato sottolineato come “A seguito degli eventi sismici dell’ottocento, Mercalli esortò le autorità dell’epoca ad evitare di ricostruire con le stesse tecniche e negli stessi luoghi distrutti nel 1881. Purtroppo, non ascoltato, l’evento sismico del 1883 fu particolarmente intenso e i danni alle strutture abitative e, conseguentemente, le vittime furono molto più numerose” – ricorda Giuseppe De Natale, ricercatore dell’INGV, che aggiunge “in considerazione dell’urbanizzazione attuale della zona, il nostro lavoro ha anche calcolato, in maniera necessariamente approssimativa, gli effetti che verosimilmente si avrebbero se avvenisse un terremoto simile, rispettivamente, al 1883, al 1881 o al 1828.
Nel caso di un terremoto simile al 1883, oggi avremmo molto probabilmente più di 1000 vittime”. E ribadisce De Natale: “Il problema di Ischia, quindi, è separato da quello dei Campi Flegrei, dove bisogna interpretare i fenomeni vulcanici ed in particolare il bradisisma in corso dal 2005. Bisogna capire in particolare se questa attività possa rappresentare il preludio ad un’eruzione. A Ischia, invece, il problema attuale è la messa in sicurezza degli edifici nel caso in cui, come avvenuto in passato, dovessero avvenire altre forti scosse in tempi brevi”. Sono due problemi separati. Secondo il vulcanologo De Natale “A Ischia servirebbe davvero poco. Rinforzando gli edifici nelle aree più esposte, infatti, si risolverebbe il problema. Ai Campi Flegrei, invece, la situazione è più complessa”. La conclusione di De Natale è pragmatica: “Sia ben chiara una cosa: si tratta di fenomeni per i quali non possiamo dire con certezza quando e se potrebbero ripetersi. Bisogna sempre però tenere sotto controllo questi episodi e non sottovalutarli”.


