Nessuno spaccio di stupefacenti, assolto Antonio Schiazzano
Una vicenda di cronaca prima e giudiziaria poi che si chiude giusto in due anni e con un lieto fine per un isolano che si era trovato a finire nei guai per una vicenda legata a sostanze stupefacenti. Una storia, quella che vi raccontiamo, che ha inizio nel febbraio del 2015 e che vide nei panni di protagonista Antonio Schiazzano. L’uomo, all’epoca, venne tratto in arresto dai carabinieri del Nucleo Operativo di Ischia con l’accusa di detenzione al fine di spaccio di sostanze stupefacenti. Il quantitativo di “fumo”, peraltro, rinvenuto dai militari dell’Arma era anche abbastanza consistente, trattandosi di 80 grammi. Per la verità, lo Schiazzano venne fermato allo sbarco di un traghetto proveniente da Napoli per un normale controllo ed i tutori dell’ordine gli trovarono addosso soltanto due spinelli. Poi, successivamente, si decise di effettuare una perquisizione domiciliare che diede ben altro esito: presso la sua abitazione, infatti, fu rinvenuto il restante quantitativo dello stupefacente, suddiviso in piccoli pezzi, oltre ad un bilancino di precisione. Una curiosità di quanto successo quella sera di due anni orsono a porto d’Ischia rimase abbastanza singolare. Secondo quanto raccontavano i carabinieri nel verbale di arresto redatto nel 2015, il ragazzo per evitare di poter essere sottoposto a controlli chiese un passaggio e si infilò nell’autovettura di un sacerdote che stava sbarcando dal medesimo traghetto. Un escamotage che non gli evitò la disavventura raccontata e successivamente la traduzione agli arresti domiciliari così come disposto dal pubblico ministero dott.ssa Stefania Buda.
All’esito dell’udienza di convalida Antonio Schiazzano, assistito dagli avvocati Nunzia Piro e Gianluca Maria Migliaccio, veniva scarcerato e rimesso in libertà senza limitazione alcuna. Poi l’evoluzione degli eventi che ha portato l’ischitano ad essere processato fino all’epilogo di ieri. Quando è arrivata la sentenza di assoluzione con la formula perché il fatto non sussiste, peraltro sollecitata dalla medesima pubblica accusa. Di fatto, l’istruttoria dibattimentale ha evidenziato la vacuità delle prove a carico dell’imputato, riscontrate poi soprattutto dalle domande che la difesa ha posto ai carabinieri che all’epoca procedettero all’arresto: non c’era, all’atto pratico, nessun elemento che potesse giustificare un uso non personale dello stupefacente, il che faceva conseguentemente escludere ogni possibile attività di spaccio.
Nel corso della discussione, che si è svolta presso la sezione distaccata di Tribunale di Ischia e dinanzi al giudice monocratico Capuano, accusa e difesa dunque hanno convenuto sull’assoluzione ma con formule diverse: “perché il fatto non costituisce reato” secondo il pubblico ministero, “perché il fatto non sussiste” secondo l’avvocato Migliaccio. Anche qui nessun dubbio, al punto tale che senza neanche ritirarsi in camera di consiglio il giudice ha immediatamente dato lettura del dispositivo che assolveva Antonio Schiazzano con la formula più ampia ed al di là di ogni ragionevole dubbio.