No Naspi, Caredda audito alla Camera: «Lavoratori sfruttati e malpagati»
Il coordinatore regionale per la regione Campania dell’Anls ascoltato in Commissione Attività Produttive in materia di turismo: ha rimarcato la drammatica situazione degli stagionali che reclamano il ritorno alla vecchia Aspi
Continua la crociata del lavoratori stagionali ischitani a Roma per richiedere l’abolizione della Naspi e il ritorno alla vecchia indennità mensile di disoccupazione. Ferdinando Caredda, coordinatore regionale dell’associazione nazionale lavoratori stagionali, è stato audito ieri mattina alla Camera in materia di turismo, per portare all’attenzione dei presenti e dell’onorevole Teresa Manzo del Movimento 5 Stelle, le criticità che interessano il mondo del lavoro stagionale che a distanza di 4 anni dall’introduzione della Napsi non intende cedere. “Nel 2018 – ha ricordato Ferdinando Caredda – anche grazie all’eliminazione dei voucher sono stati attivati ben 550 mila contratti stagionali di cui 220 mila sono semestrali. Noi lavoratori stagionali siamo molto preoccupati per il nostro futuro poiché viviamo una situazione molto poco stabile per le nostre famiglie. Lavoriamo tantissimo durante tutta l’estate e facciamo anche di più del nostro normale orario di lavoro dettato dal contratto, senza averne retribuzione.
Con l’introduzione della Naspi da maggio 2015 sono state messe in ginocchio tantissime famiglie operanti nel settore. Se prima con la vecchia indennità ASPI riuscivamo a coprire una redditualità tutto l’anno, con la NASPI riusciamo a coprire, oltre alle sei mensilità, la metà dei mesi lavorati e quindi non ci viene garantita una sicurezza economica continuativa alle nostre famiglie. Per la maggior parte i contratti di lavoro vengono stipulati per massimo 6 mesi e, quindi, si riesce a percepire l’indennità per altri 3 mesi: questo significa che per i restanti 3 mesi le famiglie non hanno stipendio, né contributi previdenziali anche se figurativi. Ed è di questa fascia di lavoratori che la nostra associazione si sta occupando da 4 anni: il nostro impegno è di riuscire a far ripristinare il sussidio di disoccupazione, così come era stato strutturato prima della riforma degli ammortizzatori sociali. Anche le imprese fanno sempre più fatica a reperire personale qualificato dato che le offerte di lavoro in strutture turistiche di altri paesi europei offrono contratti di durata maggiore e condizioni di lavoro ed economiche migliori che in Italia. Anche a questo serviva il sussidio di disoccupazione ai lavoratori stagionali semestrali, cioè garantire un introito mensile anche durante il periodo di inattività, incentivandoli a rimanere nel proprio territorio, per garantire alle imprese turistiche, una continuità negli anni del rapporto di lavoro, anche se ridotto ad un periodo limitato dell’anno. Questo nuovo calcolo introdotto ha fatto sì che il periodo di infortunio o malattia fosse escluso dal calcolo e quindi un dipendente non può permettersi nemmeno il lusso di stare male o infortunarsi per non perdere il sussidio in inverno non avendo alternative di lavoro.
Bisogna inoltre sottolineare – ha ricordato Caredda alla Camera – che è consuetudine l’uso di un contratto “forfettario” in cui si accorda con il lavoratore per uno stipendio fisso senza pretesa di ferie e permessi. Molte volte anche la giornata di riposo non viene riconosciuta altrimenti fuori la porta ce ne sono altri 100 pronti ad accettare. In questi giorni si è parlato di adottare il salario minimo orario. Finalmente un po’ di giustizia sociale ma purtroppo, nella realtà in cui ci troviamo, serve di più ,non solo il salario minimo orario, ma anche un controllo in entrate ed uscita adottando il metodo della “banca ore” in ogni struttura ricettiva per controllare l’effettivo tempo lavorato e intensificare i controlli al fine di bloccare questo andamento che nuoce ai lavoratori del turismo e di conseguenza a tutto l’indotto. Bisogna regolare la concorrenza sleale dando un freno al low cost e promuovere un turismo di qualità vietando alle aziende a 4 stelle di svendere il prodotto offrendo prezzi al pari o sotto ad un due stelle.
Nell’ultimo anno il governo ha varato iniziative come quota 100 e reddito di cittadinanza a cui va il mio grazie ma ora chiedo a gran voce di tener conto dei lavoratori stagionali poiché, dopo una vita di lavoro, con questa misura non possono richiedere né la pensione perché sono coperti da contribuzione figurativa e ne il rdc perché superano la soglia di povertà. Noi stagionali non vogliamo rimanere indietro siamo una risorsa strategica per l’economia del nostro paese . Ci affidiamo a voi: abbiamo bisogno di ritrovare la nostra dignità. Per questi motivi chiediamo che nel disegno di legge qui in discussione, venga riconosciuta una categoria, detta degli stagionali, per avere maggior diritti, tutele, e la possibilità di andare in pensione. Inoltre chiediamo una modifica dell’articolo 5 del decreto legislativo 22/2015 (quello per intenderci che ha introdotto la Naspi) così come è già stato proposto nella scorsa legislatura sia dai parlamentari del M5S che da quelli della Lega per avere un reddito tutto l’anno.