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La delusione del turista: «Bici sequestrata, vi racconto l’ingiustizia patita»

La testimonianza su un episodio avvenuto alla vigilia di Ferragosto lungo il Corso Vittoria Colonna a Ischia mostra i paradossi dell’eccessivo zelo nell’applicazione delle ordinanze sulla Ztl

Summa lex, summa iniuria. Il brocardo latino mette in guardia sul fatto che a volte l’applicazione formale della legge può provocare un’ingiustizia di fatto; ed è quello che è accaduto a un libero professionista, il dottor Carlo Pennino, suo malgrado protagonista durante l’estate appena trascorsa di un episodio dai molti risvolti paradossali, e dove ai danni subìti si è aggiunta anche la beffa finale. «Ad agosto ero in vacanza a Ischia con la mia famiglia», ha spiegato il dottor Pennino, commercialista con studio a Napoli ma anche sulla nostra isola, «in un appartamento sul Corso Vittoria Colonna di fronte al Bar Vittoria, che in quel periodo era zona pedonale a traffico limitato.

Il 14 agosto mio figlio nel rientrare a casa stava portando a mano la propria bicicletta quando è stato fermato proprio sull’ingresso dell’abitazione da una pattuglia della polizia municipale, contestandogli la circolazione in bicicletta nella ztl. A nulla sono valse le spiegazioni di mio figlio che sottolineava come con tutta evidenza la bici fosse stata trasportata a mano, oltre al fatto di abitare proprio in corrispondenza del punto in cui era stato fermato. Ad una sua chiamata, anche io fuori in strada per confermare quella che era la realtà dei fatti: naturalmente nessuno ha contestato l’esistenza della ztl, ma mio figlio deve pur ritirarsi a casa in qualche modo, e di certo non era a bordo della bicicletta. Nulla da fare: non ci fu verso di evitare il verbale, nel quale comunque furono riportate le nostre rimostranze, e il sequestro della bicicletta per 45 giorni. Nonostante mezz’ora di discussione, e il conseguente accumularsi di spettatori incuriositi, presi atto della situazione e non volevo nemmeno rovinarmi la vacanza: pagai quindi la sanzione. Inoltre, non mi sembrava il caso di instaurare un contenzioso legale per una cosa del genere, nonostante tutti i testimoni avessero riconosciuto la sostanziale ingiustizia dell’accaduto. Tuttavia, decisi di inviare una e-mail, anzi una Pec, al sindaco, nella quale non mi lamentavo tanto dell’aver pagato la sanzione, ma ponevo piuttosto l’attenzione sul modo di operare di coloro che, chiamati a far rispettare alcune ordinanze, si ponevano malissimo di fronte ai cittadini, e in maniera schematica e acritica finivano per ottenere risultati contrari rispetto ai legittimi obiettivi perseguiti dalle norme, senza distinguere tra circolazione e trasporto di un bene come la bici. Essenzialmente, avevo spedito la missiva al primo cittadino per senso civico, per evitare che in futuro si ripetessero con altri turisti e residenti. Eppure, non è arrivata nessuna risposta. Intanto sono passati i 45 giorni dopo i quali posso ritirare la bicicletta sequestrata: ho telefonato alla Polizia municipale chiedendo istruzioni. Gli agenti mi hanno risposto che potevo recarmi al Comando, dove si sarebbe proceduto a redigere al verbale di dissequestro: così ho fatto, e gli agenti – mi era stato detto che il Comandante era occupato e non poteva ricevermi – mi hanno spiegato che col verbale già pagato e – si noti bene – senza nessun costo aggiuntivo potevo ritirare la bici presso un deposito vicino alla Sezione distaccata del Tribunale. Mi sono dunque recato al deposito, dove erano stati avvertiti dai vigili, e sul posto ecco l’ulteriore beffa: il titolare del deposito ha voluto altri 50 euro per liberare la bicicletta. Alle mie rimostranze ha risposto che si trattava di spese di trasporto. Eppure la Polizia municipale mi aveva più volte assicurato che non c’erano costi aggiuntivi. Ho comunque pagato anche questo balzello, tuttavia credo che sarebbe stato più civile avvertirmi preventivamente: ho provato a ricontattare il Comando di polizia municipale almeno per segnalare la cosa al responsabile, ma dopo vari minuti al telefono mi è stato risposto che il Comandante era ancora impegnato. Si è conclusa così questa paradossale vicenda, ma mi sarei aspettato almeno una risposta formale dal sindaco a cui avevo inviato una Pec, o una spiegazione dal comandante, invece niente di niente. È sconfortante constatare che le istituzioni di una rinomata località turistica non trovino il modo e il tempo di rispondere alle civili richieste di un cittadino». Questo lo sfogo, tra l’amaro e il rassegnato, del dottor Pennino, nell’auspicio che in futuro episodi analoghi non si ripetano.

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Carlo

Perché vi ostinate a venire a Ischia ?!? Ci sono tanti posti bellissimi e civili in Italia dove si paga meno, dove a differenza di Ischia sono puliti e con i depuratori, perché chi non lo sapesse Ischia non ha depuratori. Non venite a Ischia, fategli fare la fame, così probabilmente impareranno l’educazione. Senza soldi si mangeranno bel case abusive che al momento fittano d’estate. Case si fa per dire perché basta un peto per farle cadere.

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