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Il monito di Leonessa: «Senza unità gli albergatori non andranno da nessuna parte»

Impazza la battaglia per la presidenza di Federalberghi. Come giudica la candidatura di Riccardo Sepe Visconti, che di professione non è albergatore?

«Guardi, per quelli che sono gli interessi della categoria, ma anche della società isolana nel suo complesso, non ha importanza il fatto che il presidente sia un albergatore o meno. L’importante è che egli sia innanzitutto reale rappresentante di tutta la categoria, e che poi riesca a stabilire i giusti rapporti con tutte le istituzioni, forte appunto dell’unità tra gli associati. Quindi secondo me è un discorso del tutto relativo se il candidato sia o non sia un albergatore. Ovviamente, se durante il mandato un presidente non rispetta le esigenze dell’associazione e i compiti assegnatigli, potrebbe comunque essere “sfiduciato”, chiunque egli sia. Se Sepe Visconti ha la volontà e la capacità, non c’è alcuna preclusione».

Lei crede che la candidatura di Sepe Visconti abbia acquistato credito forse anche per una insufficiente incisività dell’associazione?

«So di ripetermi, ma la categoria dovrebbe essere più unita, nel bene e nel male. Invece ogni albergatore sembra andare avanti senza fregarsene troppo degli altri. Non c’è una partecipazione agli interessi generali, della categoria e dell’isola. Dovrebbe essere normale un coordinamento tra associazione e Comuni, visto che viviamo in un contesto dove ogni atto ha una ricaduta sull’intero sistema».

Quindi cosa manca al mondo imprenditoriale isolano per raggiungere una reale sinergia?

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«Manca proprio l’unità d’intenti. Non basta mica pagare la quota associativa e fregarsene del resto, per poi criticare sterilmente i vertici dell’associazione. Il direttivo dovrebbe essere realmente incisivo, ma soprattutto rappresentativo di tutte le varie tipologie di strutture presenti sul territorio, da quelle più piccole fino ai grandi hotel. Inoltre bisogna essere consequenziali e coerenti: se elaboriamo determinate idee, poi è necessario portarle avanti. Io ho già lanciato una proposta: candidare alla presidenza un esponente di livello, che possa interloquire adeguatamente con le istituzioni, locali e nazionali, e allo stesso tempo individuare due persone competenti, in grado di fare programmazione e esprimere valide progettualità, che gestiscano l’azione associativa in maniera manageriale. Certo, due professionisti del genere costano: servirebbe circa un centinaio di migliaia di euro all’anno. Ovviamente serve anche una reale volontà in tal senso. Vedrei bene anche un intervento del sindaco il quale, forte della sua autorità, potrebbe “suggerire” alla categoria una maggiore coesione: ciò andrebbe anche a vantaggio del Comune, che godrebbe del supporto dell’associazione in varie circostanze, e consentirebbe una crescita omogenea per le varie strutture. Oggi abbiamo un 20-30% di clientela straniera e il 70-80% di clientela italiana. Quest’ultima in periodi di bassa stagione gode di tariffe bassissime: non so come facciano gli albergatori a reggere i costi. Eppure è un copione che si ripete ogni anno: si aspetta fiduciosi la primavera dell’anno prossimo, quando poi ci si meraviglia per un calo delle prenotazioni, che in realtà è il risultato di una totale mancanza di programmazione. Eppure basterebbe così poco, invece niente da fare: il collega viene visto come un nemico che ti ruba il lavoro o che va danneggiato. C’è una generale mancanza di fiducia reciproca. Speriamo che col cambio di presidenza qualcosa possa cambiare».

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Come crede che finirà la battaglia in seno a Federalberghi?

«Non lo so, non mi pronuncio».

Mi dica allora quali dovrebbero essere le priorità del nuovo Presidente.

«L’obiettivo principale è quello di dare reale unità alla categoria, poi dare rappresentatività negli organi direttivi a tutte le tipologie di strutture ricettive, e finalmente pianificare le attività necessarie. Se lanciassimo un programma di investimenti, oppure di marketing o di altro ancora, ciascuna delle trecento strutture potrebbe conferire una cifra, diciamo mille euro, che nell’insieme costituirebbero circa 300mila euro. A loro volta, tutti gli altri attori, linee marittime, fornitori, comuni (tramite la tassa di soggiorno), banche, dovrebbero fare la loro parte, e sarebbe agevole raggiungere la cifra di un milione di euro per supportare tale programma. Ma se non stiliamo tale programma, non saremo mai credibili e non riusciremo mai a fare nulla di concreto».

Ischia e il turismo: a stagione conclusa, qual è il suo bilancio?

«La stagione, a quanto dicono, non è andata alla grande ma non è nemmeno andata male. Tuttavia ci sono tante aziende che stanno soffrendo enormemente, e da quanto ho sentito alcune stanno addirittura chiudendo. Quindi bisogna darsi da fare, tutti. Se la categoria, finalmente unita, riuscisse a esprimere valide progettualità, a quel punto si potrebbe pretendere da una posizione di forza la collaborazione da parte delle istituzioni amministrative, che da parte loro esigono i tributi dagli albergatori»

Francesco Ferrandino.

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