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Nuovi prelievi choc, ancora inquinate le acque dei Maronti

BARANO. E’ ancora inquinato, o meglio non pulito. Parliamo del mare isolano ed in particolare di quello di Barano e nello specifico della spiaggia dei Maronti, l’arenile più grande e frequentato dell’isola verde. Una serie di campioni effettuati successivamente a quelli di giugno, che portarono anche al caso del mancato divieto di balneazione da parte del sindaco Dionigi Gaudioso (episodio che non ha mancato di suscitare più di qualche perplessità), conferma ancora una volta lo stato di salute decisamente critico delle acque dove si tuffano ogni giorno centinaia e centinaia di bagnanti tra residenti e turisti. Stavolta a far scattare l’allarme non è l’Arpac, ma Goletta Verde che si è occupata anche di monitorare le condizioni del mare isolano.

I risultati che ne sono emersi, ci asteniamo ovviamente da dati e numeri che comunque vi riportiamo nella tabella che vedete in pagina, sono ancora una volta francamente sconcertanti. Perché il giudizio di “fortemente inquinato” in provincia di Napoli è toccato alle acque campionate alla foce del canale di Licola e Pozzuoli, alla spiaggia a sinistra della foce dell’alveo Volla a San Giovanni a Teduccio, alla foce del fiume Sarno tra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia, alla spiaggia di fronte al rivo San Marco in Corso Garibaldi a Castellammare di Stabia e – udite udite – alla foce del canale Olmitello a Barano d’Ischia, zona da “allarme rosso” già da diverso tempo. Per fortuna, ed è una consolazione non da poco, gli altri prelievi effettuati tra Ischia, Casamicciola e Forio hanno dato un esito confortante, rivelandosi entro i limiti.

Insomma, la premessa è doverosa per spiegare che c’è qualcosa che non va dalle parti dei Maronti. Perché i prelievi sono stati effettuati in un arco temporale compreso tra il 25 e il 29 giugno e dunque non distanti da quelli relativi ad un altro episodio che fece decisamente discutere. Spulciando il mese scorso il sito dell’Arpac (per la cronaca si tratta del portale dell’agenzia regionale protezione ambientale della Campania, al cui interno è possibile rintracciare documenti istituzionali, info su convegni, bandi e avvisi oltre a una serie di prelevamenti che vengono effettuati per sincerarsi dello stato di salute del mare di casa nostra) ci imbattemmo su un controllo effettuato lo scorso 11 giugno presso alcuni tratti della spiaggia dei Maronti dal quale si evidenziava un valore decisamente sopra la norma, che non a caso veniva riportato in rosso: si trattava di quello relativo agli enterococchi intestinali, per intenderci un genere di batteri. La soglia era 238, decisamente preoccupante, anche se un successivo monitoraggio che sarebbe stato effettuato dopo circa un’ora avrebbe manifestato una soglia ben diversa e più bassa.

All’epoca dei fatti, come raccontammo con ampio risalto sul nostro giornale, ci mettemmo in contatto con alcuni esponenti della stessa Arpac chiedendo loro perché a fronte di questi prelievi e soprattutto delle anomalie che si erano registrate non si era pensato a scopo cautelativo di interdire la balneazione in quella che è la spiaggia più grande e frequentata dalla nostra isola. La risposta del nostro interlocutore fu che tutti i protocolli necessari  erano stati tempestivamente e celermente attivati. Ovviamente cademmo dalle nuvole, dal momento che non ci risultava alcun provvedimento emesso dal primo cittadino ed allora decidemmo di andare ancor più a fondo, chiediamo ulteriori informazioni e riusciamo non senza fatica a venire in possesso di due distinti documenti che (purtroppo) confermarono i nostri sospetti. Al sindaco del Comune di Barano, Dionigi Gaudioso (e per conoscenza al Ministero della Salute e agli altri enti interessati) venne inviata una nota dall’oggetto inequivocabile: “Comunicazione divieto di balneazione”. Il testo era altrettanto esplicito: “Il giudizio risultante dall’applicazione dei criteri di cui art. 4 dm 30 marzo 2010 attuativo del d.lgs 116/08 e dal risultato delle analisi effettuate dallo scrivente dipartimento provinciale ARPAC su campione prelevato nell’acqua di balneazione di seguito specificata appartenente al litorale di codesto comune relative al giorno 11 mese di giugno 2018, è sfavorevole e pertanto la balneazione è da vietarsi, fino a nuova comunicazione, lungo il tratto specificato”. Passarono alcuni giorni ed evidentemente il prelievo di acqua per le analisi di rito venne ripetuto e così presso gli uffici comunali arrivò un nuovo documento avente ad oggetto “Comunicazione revoca divieto di balneazione”. Si leggeva testualmente: “Si comunica  l’esito favorevole delle analisi effettuate sul campione prelevato il 16 giugno 2018 relative all’acqua di balneazione compresa nel tratto specificato. Si segnala pertanto che sussistono le condizioni per la riammissione alla balneazione di detto tratto. Il provvedimento sindacale di revoca del precedente divieto deve essere tempestivamente comunicato al Ministero della Salute”.

Il problema è che al Ministero della Salute non c’era un bel niente da consegnare, semplicemente perché Dionigi Gaudioso l’ordinanza di divieto di balneazione non l’aveva mai emessa, evidentemente per evitare che potesse scoppiare un caso. Caso che però si è ripetuto adesso e che francamente lascia perplessi sul fatto che in particolare dalle parti dell’Olmitello il mare possa risultare più o meno sporco a seconda di determinate fasce orarie della giornata. Circostanza questa che, a onor del vero, induce a più di un cattivo pensiero. Non è un caso, peraltro, che la questione legata alle acque della spiaggia più grande dell’isola sia al centro di tanti, troppi punti interrogativi. Da tanto, troppo tempo.

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Gaetano Ferrandino

 

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