CRONACA

Il Pio Monte della Misericordia e gli spassosi pesci d’aprile

Gli anni passano, ma i governatori di un anacronistico “Ente Morale” (?) perseverano nella recita di una grottesca commedia all’Italiana. La storia delle Terme e il “mistero” di un progetto faraonico per la costruzione di un albergo super lusso

Sembra fatto apposta; ogni anno, all’avvicinarsi della fatidica primavera, ecco giungere puntuale, come un orologio svizzero, al sindaco di Casamicciola Terme, ing. Giovan Battista Castagna, una “nota perentoria” a firma del legale del Pio Monte della Misericordia, avv.Fabbricatore, con cui si chiede il rilascio dell’intero complesso semidistrutto – già stabilimento termale per gli infermi poveri – detenuto dall’Ente Locale in virtù di un contratto di comodato a titolo gratuito non si sa per quale ragione, né…destinazione!

Vero è che il complesso di fabbriche fatiscenti, che vengono giù a pezzi giorno dopo giorno, abbandonate così come sono ad un irreversibile annientamento, ospitano (si fa per dire) da alcuni anni un mercato comunale degradato a cielo aperto, un parcheggio gratuito fra pozzanghere e acquitrini e una “villetta” con giochi per bambini che rappresentano la negazione dell’igiene pubblica, del decoro cittadino e della sicurezza in un Comune che… vantava da secoli il primato isolano nei settori del Turismo e del Termalismo.

Responsabile della totale distruzione di un complesso termale costruito alla fine dell’Ottocento su di un progetto da megalomani (18.000 metri quadrati di copertura su di un ‘area di 25.000 mq) l’Ente Morale denominato “Pio Monte della Misericordia”, con sede in Napoli, alla via Tribunali, nel grandioso complesso monumentale realizzato nel 1658 dall’arch. Francesco Antonio Picchiatti. L’Istituzione caritatevole fu fondata nel 1602 da un gruppo di gentiluomini nella Napoli viceregnale dominata dagli spagnoli, in un contesto di estrema miseria, ma anche di grandi fasti della classe nobiliare, che trascinava stancamente la sua schifosa esistenza fra feste, conviti sontuosi, giostre cavalleresche, gite fuori porta e ricevimenti, mentre il popolino moriva dalla fame, dalle ricorrenti malattie endemiche e nelle sanguinose rivolte (famosa quella di Masaniello) che scoppiavano sempre più spesso contro l’oppressore straniero.

Il Monte della Misericordia fu l’unica opera pia ad affrontare uno degli aspetti della “salute pubblica” più diffusi fra gli indigenti e i meschini della classe sociale napoletana, e cioè, le malattie reumatiche, le affezioni anchilosanti, le artropatie degenerative e molte affezioni legate all’alterato ricambio (gotta, calcoli biliari, uricemia, etc) che colpivano agni anno migliaia di persone rendendole inabili a qualsiasi attività e procurando loro sofferenze indicibili. Gli studi degli idrologi meridionali, fra tutti il calabrese Giulio Iasolino, avevano convinto anche i più scettici che la piaga sociale delle affezioni reumatiche poteva essere debellata con la cura delle acque termali. Una commissione medica del Pio Monte volle affrontare lo spinoso problema e si imbarcò per Casamicciola in sullo spirare del Cinquecento, per visitare le sorgenti termali tanto decantate dal D’Aloisio, dal Baccio, dal Solenander, e, come detto poc’anzi, dallo Iasolino.

Le impressioni riportate dai clinici fu positiva al punto tale da ipotizzare un progetto termale ardimentoso per quei tempi e di un impegno economico notevolissimo anche per le consistenti disponibilità dei “confratelli” del Pio Monte, tutti di nobile lignaggio e ricchi feudatari per antica investitura.

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Il grandioso Stabilimento Termale fu costruito nel 1604 in località Bagni di Casamicciola, sulle fonti dello storico bacino del “Gurgitello ( puteus et gurgo” dello Iasolino), località lontana dal centro abitato del Maio e dal litorale, dislocata in una vallata circondata dalle colline dell’Olivo e della Tresta ricca di sorgenti termali, stufe, fumarole e argille provenienti dalle colate dell’Epomeo.

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Un’organizzazione perfetta rese possibile la somministrazione delle cure termali ai poveri di Napoli e provincia per oltre due secoli: miracolo della carità e solidarietà umana che si manifestò in forme eccezionali pur vivendo tempi di estreme ristrettezze economiche e procellosi assetti politico-istituzionali in un Meridione asservito alla corona di Spagna.

Il disastroso terremoto del 28 luglio 1883 rase al suolo l’intero complesso termale seppellendo sotto le macerie centinaia di pazienti. Il Pio Monte raccolse i resti delle vittime e li compose pietosamente nel cimitero di Casamicciola.

Tutto sembrava drammaticamente concluso. Le forze avverse della natura avevano cancellato in un sol colpo una preziosa Istituzione che andava anche a vantaggio dei cittadini di Casamicciola in termini di attività lavorative e di indotto economico. Ma la perseveranza e la caparbietà del governatore del Monte, per nulla fiaccato da sì immane tragedia, ebbe modo di manifestarsi attraverso un progetto di costruzione di un nuovo Stabilimento Termale lungo il litorale di Casamicciola, nel contesto di una ricostruzione morale e materiale della Cittadina e sulle direttrici di un Piano Regolatore orientato a popolare la zona costiera e abbandonare le località interne, epicentro del sisma.

Le nuove Terme furono ben degne di un Ente Filantropico che vantava la pinacoteca privata più importante del Mezzogiorno d’Italia, con opere del Caravaggio, di Guido Reni, di Luca Giordano, di Massimo Stanzione, di Mattia Preti, di Giacinto Gigante, di Andrea Vaccaro. Il complesso di oltre 18.000 metri quadrati di copertura, distribuito a padiglioni su di un’area verdeggiante di 25.000 metri quadrati esposta sul mare, fu giudicato “il primo in Europa per vastità dei locali, igiene dei reparti ed efficacia delle Acque termali impiegate attraverso una condotta che partiva delle antiche sorgenti dei Bagni e raggiungeva il nuovo stabilimento.

Anche in queste Terme il Pio Monte dimostrò uno zelo eccezionale e una perfezione organizzativa da far invidia agli altri stabilimenti privati che intanto erano sorti a Casamicciola e in tutti i comuni dell’isola d’Ischia. Le Cure per gli ammalati poveri si interruppero improvvisamente negli anni Settanta, con l’introduzione delle Leggi Sanitarie del Servizio Nazionale. Non c’erano più ammalati poveri da assistere, mentre il pio sodalizio correva il rischio di essere sciolto in seguito alle normative sugli Enti inutili miranti a disboscare istituzioni anacronistiche che avevano fatto ormai il loro tempo!

Il Monte fu salvato dalla “messa in liquidazione” dall’intervento di partiti politici poco sensibili ad una innovazione sociale che mirava a privilegiare gli Enti Locali designati a incamerare i beni delle associazione caritatevoli inutili, sciolte per virtù di legge. Purtroppo le Terme furono chiuse (il Monte mirava ad amministrare il patrimonio immobiliare e artistico di Napoli e provincia) , le fabbriche abbandonate ad uno spaventoso degrado, l’archivio storico disperso, la cappella dedicata a santa Maria della Misericordia vandalizzata, le opere d’arte salvate in extremis e trasferite a Napoli (la statua marmorea della Vergine di Stanislao Lista del 1876 e due tele di Massimo Stanzione, “Deposizione” e “Lavanda dei piedi” del 1630).

In tanto sfacelo il sindaco Giuseppe Iacono ci mise del suo, occupando arbitrariamente l’area di una pineta per destinarla a villette comunale e parco giochi, mentre le altre aree esterne conobbero l’affronto vergognoso di uno stazionamento dei compattatori della Nettezza Urbana.

Vi fu perfino un tentativo di recupero del complesso termale da parte di due società speculative (Nizzola e Circide) che rilevarono i fabbricati semidistrutti dal Pio Monte attraverso un contratto di diritto di superficie…fasullo seguito da opere edilizie in parte abusive e colpite da ordini di demolizione mai eseguiti.

Fallite le società, morto suicida l’imprenditore Lubrano della soc. Circide, arrivò a spron battuto un bel mattino del 1996 il nuovo sindaco Luigi Mennella, armato di cesoie, con la fascia tricolore e l’avvocato del Comune al seguito, per eseguire –ipso facto- una bella …requisizione dell’immobile degradato e vandalizzato, allo scopo –si disse- di recuperare cotanto obbrobrio, senza tenere in saccoccia nemmeno un centesimo delle vecchie lirette!

Cause e controcause contraddistinsero dieci anni di guerra Comune-Pio Monte con il magro risultato di vedere il sindaco sbattuto fuori dalle macerie con “vittoria di spese, onorari e risarcimenti danni per l’Ente…violentato”

Il degrado continuò fino ai giorni nostri, ma una novità bisogna registrarla. Pace fatta con il Monte dai sindaci D’Ambrosio, Ferrandino e Castagna, promessa di pagamento di una decina di miliardi di vecchie lire per danni arrecati alla proprietà (?) e in cambio la disponibilità di tre aree esterne del letamaio termale, attraverso contratto di comodato gratuito, per destinarle a parco giochi, mercatino comunale e parcheggio auto.

Ultimo atto della tragedia all’italiana: Il Monte presentò un progetto per la costruzione di un grande complesso turistico-termale in quel che resta dell’ex Stabilimento ottocentesco, ridotto ormai letteralmente a pezzi. In oltre sei anni di attesa, il faraonico “disegnino” non è stato mai esaminato e mai licenziato dalle Commissioni comunali integrate. Il Monte, per ripicca, ad ogni primo di aprire richiede al sindaco la restituzione integrale delle pietre, delle immondizie e dei calcinacci delle ex Terme, poi concede l’attesa proroga, per vedere –disse Totò- dove vuole arrivare il Comune dei…chiachielli!

Nei giorni scorsi è arrivato il nuovo…pesce d’aprile a firma Fabbricatore! Fusse che fusse la volta bbuona?

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