CULTURA & SOCIETA'

Oggi per gli oltre cento americani dell’isola è la festa del tacchino. Per gli ischitani d’america il “thanks giving” è l’anticipo del natale

LA FESTA AMERICANA DEL THANKSGIVING DAY coinvolge le tantissime famiglie americane di origini ischitane che per l’occasione si riuniscono con amici e parenti ciascuna nella propria abitazione o in un ristorante di grido parati a festa, per onorare una tradizione appresa già quando misero piede per la prima volta sul suolo statunitense, dove hanno messo radici per sempre. Col passar delle generazioni, per gli ischitani d’America, il Thanksgiving è diventata la ricorrenza dell’anno a cui meglio si dedicano pensando alle tradizioni natalizie

Oggi per gli ischitani rimasti, in America è festa grande, così come lo è per la folta schiera degli americani residenti nella nostra isola. E’ festa grande alla pari del Natale e della giornata dell’ Indipendenza che cade il 4 di luglio. E’ festa grande perché ricorre la giornata del Ringraziamento o Thanksgiving Day, che è una festa celebrata negli Stati Uniti ogni quarto giovedì di novembre mentre in Canada ogni secondo lunedì di ottobre.

Quindi, se gli ischitani di Toronto e Montreal in Canada, hanno già festeggiato, oggi 28 novembre quarto giovedì del mese, lo faranno alla grande gli ischitani d’America e gli americani che vivono a Ischia. Il tutto culmina col ricco pranzo dell’anno, per lo più in famiglia dove viene sacrificato sull’altare dell’appetito l’animale storico della secolare tradizione, il Tacchino, in ringraziamento al Signore per ogni cosa buona trovata e vissuta nella nuova terra raggiunta. La preparazione a questa ricorrenza coinvolge un po’ tutti, perché ciascuno è lieto di vivere i giorni della vigilia nella dolce attesa della festa che puntuale arriva dispensando gioia ed emozioni. Quando ai primi del ‘900, migliaia di ischitani dai vari comuni dell’isola, emigrarono in America per cercare migliori motivazioni di vita, si imbatterono in avvenimenti tradizionali locali completamente estranei alla loro cultura, alle loro usanze paesane al proprio senso dell’amor patrio e della religione che per essi si riduceva a solo casa e chiesa.

Fecero fatica a capire una festa che aveva come simbolo il tacchino con tanto di significato storico e sociale che essi, presi da altri interessi non capivano. Dovettero, almeno in parte, americanizzarsi, per immedesimarsi nella nuova cultura della terra che li ospitava. E fu così anche per loro festa pienamente recepita,tanto che, col passar delle generazioni, è diventata la ricorrenza dell’anno a cui meglio si dedicano. In California, in particolare a San Pedro, a New York, nel New Jersey, a Filadelphia, a Boston non c’è casa di ischitano emigrato o figli con nuova famiglia di vecchi ischitani emigrati scomparsi, che in questo giorno non sia avvolta dall’atmosfera festosa dell’atteso Thanksgiving Day, ossia del giorno del Tacchino e per meglio dire, del giorno del Ringraziamento, così come lo intendono gli americani.

Prima dell’ora del Cenone che si aggira intorno alle 19,00, in tutte le case degli americani e dei nostri compaesani emigrati o figli di compaesani scomparsi, campeggiano addobbi che annunciano l’arrivo del prossimo Natale e prototipi colorati di tacchini di varie dimensioni, da quello gigante al centro del salone a quello medio da tavolo, e per finire a quello mini da tavolinetto e da comodino. Ce li trovi negli uffici, nelle banche, nella scuola per ricordare la ricorrenza. Insomma , l’omaggio incondizionato al Re Tacchino in attesa di fargli vivere il più “glorioso” dei sacrifici in onore della specie, della storia e della tradizione. In questo giorno di festa, in America, nelle case degli ischitani emigrati ed in quelle degli americani residenti sull’isola, improvvisarsi chef da cucina per imbottire ed arrosolare per benino il Tacchino pronto per il “sacrificio” ‘ è l’ambizione del papà in famiglia che per l’occasione gli piace porsi a centro dell’attenzione del commensali, specie se fra essi vi sono invitati extrafamilia. Il gusto va oltre la soddisfazione.

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Le famiglie ischitane storiche emigrate in America e loro discendenti, oggi rendono omaggio a questa festa americana in rispetto della tradizione e dei loro padri che da ignari la iniziarono. Ricordare i nomi ci pare doveroso: Famiglie Lauro, Pilato, Boccanfuso, Sogliuzzo, Buono, Amalfitano, Barile, Di Frenna. Artiano Trani, Pugliese, Zabatta, Iodice, Colonna, Mellusi, Iacono, Mattera, Grimaldi, Costa, Califano, Camello, D’Abundo, Patalano, Monti, Carbone, Regine, Di Meglio,Cacciutto, Di Massa, Curci, Di Leva, Buonocore, Vuoso, Mazzella, Cigliano, Sasso, Pirozzi, Ungaro, Sorrentino, D’Ambra, De Girolamo, Di Bernardo, Morelli, Galante, De Luca, Mascolo, Vuoso. Cos’è il giorno del Ringraziamento? Il primo giorno del Ringraziamento viene comunemente fatto risalire al 1621, quando nella città di Plymouth, nel Massachusetts, i padri pellegrini si riunirono per ringraziare il Signore del buon raccolto.

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Nel 1863, nel bel mezzo della guerra di secessione, Abramo Lincoln proclamò la celebrazione del giorno del Ringraziamento, che da quel momento diventò una festa annuale e perse gradualmente il suo contenuto cristiano. Oggi rappresenta una delle feste più importanti per i nordamericani. In Europa la celebrazione è conosciuta grazie ai film e telefilm di importazione in cui viene rappresentata spesso come l’occasione di riunirsi attorno al famoso tacchino per ringraziare (Dio, la vita, gli amici, i parenti) per ciò che si ha.  La tradizione vuole che la cena venga sempre organizzata a casa, mai al ristorante, con familiari e amici. Il tacchino, che in ogni famiglia viene cucinato secondo la propria ricetta “segreta”, è accompagnato da salsa gravy, puré di patate, patate dolci, salsa di mirtilli, verdure e torta di zucca.

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