Dopo la scoperta avvenuta a Ischia di un nuovo scorpione, sale a 12 il numero delle specie di questi aracnidi nella nostra penisola
Si chiama Euscorpius parthenopeius, e non è il prodotto di una mutazione della Terra dei Fuochi, come qualcuno potrebbe supporre di questi tempi, ma una specie criptica che ha lasciato perplessi i ricercatori sin dagli anni Cinquanta del secolo scorso.
La nuova specie, secondo uno studio pubblicato da Gioele Tropea, vive a Ischia e anche a Capri insieme alla più ampia specie E. flavicaudis.
Come gli altri scorpioni del genere Euscorpius, anche questa specie è legata all’uomo, come testimoniato da uno dei 27 campioni collezionati per lo studio, proveniente da una scuola di Napoli, mentre altri campioni sono stati trovati su muri di pietra, sotto le pietre o sotto la corteccia dei pini.
Si suppone che l’areale di questa nuova specie di scorpione sia circoscritto a Ischia, Capri e alcune zone della costa campana, forse per il microclima Mediterraneo favorevole: caldo e arido rispetto al clima più freddo e umido delle zone interne della Campania.
Creature benefiche
Nonostante gli scorpioni godano di cattiva fama per via del loro veleno e facciano rabbrividire molte persone, si tratta in realtà di animali utili per tenere sotto controllo il numero di altri artropodi. Nessuna delle specie italiane è pericolosa per l’uomo, sono tutti notturni e piuttosto timidi, cacciando di solito le loro prede all’agguato. Se molestati possono pungere ma l’effetto del veleno non è mai grave.
Ancora nulla si sa sul veleno del nuovo “scorpione ischitano” ma, secondo Gioele Tropea, «considerando che vive in luoghi altamente antropizzati dove nessun caso di scorpionismo è stato riportato, si può presumere che l’effetto della sua puntura su un uomo sano sia circa l’equivalente della puntura di una normalissima vespa».
