ARCHIVIO 2

Olà P.E.B.A.

 

di Graziano Petrucci

Era il 1986 quando con una “Legge della Repubblica” (già, la Res-pubblica) – la 41/86, all’art. 32 – ci s’impegnava a introdurre i «P.E.B.A» cioè i «Piani per le Eliminazione delle Barriere Architettoniche». Un viaggio durato quasi trent’anni e i piani sono arrivati anche sull’isola. Deo gratias! In tutto questo tempo abbiamo passato mezza vita ad attendere che il senso civico entrasse nella sua fase di sviluppo. A quanto pare qualcosa si muove sulla via della maturità collettiva di cui si avvertono, ma non vedono, ancora, i primi segnali. Grazie ad alcune associazioni – il Rotary Club con il Presidente Antimo Lupoli assieme al Presidente dei Lions Francesco Gallitelli – e gli architetti del PIDA l’eliminazione delle barriere architettoniche potrebbe diventare realtà ed entrare nella sua fase operativa. Il condizionale è obbligatorio anche se l’UILDM, e il professor Raffaele Brischetto, assieme ai suoi collaboratori e volontari di Ischia e Procida, così come altre associazioni vicine al mondo della disabilità, si è sempre battuta per ampliare la necessaria sensibilità che occorre per affrontare, inutile negarlo, un tema importante che dei proclami istituzionali non sa che farsene.GIANLUCA TRANI4 Non è un caso sia diffusa la percezione che la soluzione per quest’argomento, e alla disabilità in genere, interessi soltanto a chi è travolto da una «normalità diversa», e alle proprie famiglie, che diventa «alterità» se alle barriere architettoniche aggiungiamo pure l’indifferenza. Sono tutti limiti che la società mostra di non aver compreso e non riconosce a se stessa. È bene chiarire una cosa. C’è un concetto importante che qualcuno fa ancora fatica a fare proprio. Vale a dire che la società non è un corpo astratto a se ma è concreta ed è composta di singoli individui. Tra questi, ed è un fatto, c’è chi non si trova nelle condizioni degli altri e non ha neppure le stesse possibilità. Fosse solo riuscire a percorrere una scalinata – magari per recarsi in Municipio- che diventa impossibile o un marciapiede che si trasforma in un muro insormontabile per chi intanto ha imparato a combattere limiti certe volte difficili e ha fatto della vita in carrozzella la normalità. Alla fine è pure inutile riprendere ciò che non si è fatto finora da trent’anni, a parte le montagne di soldi spese male o investite per roba che in un’immaginaria scaletta delle priorità avrebbe conquistato la vetta degli ultimi posti. Guardiamo, e andiamo, avanti. giosiNel coraggio che va riconosciuto alle amministrazioni di Lacco Ameno e Ischia – l’augurio che pure la parte che resta si muova, e presto, sulla medesima linea direttrice ci potrebbe anticipare il Natale e il “nuovo anno” – bisogna fare i conti con la mancanza di soldi. E non ultima, certe volte, con l’assenza di creatività. Va detto, più per incapacità nel valutare strade diverse di finanziamento che a loro volta potrebbero corrispondere a riconoscimenti vantaggiosi per chi produce comportamenti virtuosi di cui beneficerà la collettività. Vero è che per un progetto che ha per scopo l’eliminazione delle barriere architettoniche potrebbe volerci tempo, anni addirittura. Allo stesso modo vera è, però, l’eventualità di riuscire a ridurre i tempi tramite l’organizzazione del lavoro rendendolo dinamico e funzionale. Per diminuire lo stato d’ansia e rassicurare i sindaci di Lacco Ameno e Ischia, Giacomo Pascale e Giosi Ferrandino, dal punto di vista economico e metterli in condizione di non rallentare i lavori per mancanza di fondi e tracciare un solco pratico pure per gli altri primi cittadini, riporto un’ idea di Gianluca Trani. Il Presidente del Consiglio di Ischia suggeriva che il comune potrebbe chiamare a raccolta i tecnici del proprio territorio. Come? Attraverso un avviso pubblico finalizzato alla costituzione in gruppi di lavoro con un coordinamento principale di tecnici. In questo modo l’Ente assumerebbe su di se il ruolo di garante dell’operazione e diventerebbe attore tangibile e supervisore che mostra di abbandonare i proclami per entrare nella fase operativa sin da subito. FOTO 1 - Giacomo Pascale, sindaco di Lacco AmenoAllo stesso tempo ai professionisti, quali geometri, architetti e ingegneri, si chiederebbe di mettere a disposizione le proprie competenze per la collettività. Questo – mi diceva Gianluca- senza aspettare finanziamenti, rimbalzi d’ufficio o progetti da scrivere per accedere a fondi regionali o comunitari pure utili ma per la cui erogazione ci vorrebbero secoli. All’esercito degli esperti reclutati per un fine etico e civico e per il proprio lavoro, per contro – ed è questa la novità del «primus inter pares» ricoperta dal Garante del consiglio comunale-, la collettività, quindi l’Ente, potrebbe riconoscere individualmente uno sconto o una detrazione o agevolazioni sulle imposte e/o tariffe comunali, magari alla fine dell’anno o degli anni di riferimento. Il che equivale a pagarli. Un meccanismo che aprirebbe una condizione nuova per chi mettesse a disposizione il proprio lavoro per un fine nobile per il quale, comunque, andrebbe riconosciuta la competenza professionale. A ciò si aggiunge il suggerimento, ripreso dal Presidente della proloco di Lacco Ameno, Vincenzo Morgera, secondo cui ogni comune per sensibilizzare una più ampia partecipazione e per arrivare al raggiungimento del fine che ha detto di voler perseguire deve legare il rilascio o il rinnovo della licenza, come di un’autorizzazione o di una concessione, a una totale eliminazione delle barriere architettoniche quale condizione essenziale per chi ne farà richiesta. Vale a dire, per esempio, taxi e spiagge devono, perciò, dotarsi di sistemi per l’accoglienza dei disabili. Cari sindaci, le proposte ci sono e magari qualcuno potrà vantarsi di aver applicato gli atti e non solo dopo averli deliberati. Ora la scelta, direte come al solito, non sta a voi. Come sempre.

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