LE OPINIONI

IL COMMENTO Il potere e il senso civico

Mancano sette giorni al countdown elettorale dei Comuni di Ischia e Barano, ma più che fare una previsione dell’esito (peraltro facile) o un bilancio di una campagna elettorale praticamente inesistente, ritengo utile fare una riflessione sugli atteggiamenti comportamentali venuti dagli aspiranti amministratori e dai cittadini che si recheranno alle urne. Incominciamo dal Comune più piccolo, Barano. Qui, dopo una pausa di riflessione di Maria Di Scala sul dubbio se fosse meglio candidarsi Sindaca di Ischia o di Barano, l’avvocata, ex consigliera regionale, ha optato per il Comune che è più nelle sue corde per storia amministrativa e per tradizioni familiari. A mio avviso Maria Grazia ha fatto bene, anche se una sua candidatura a Ischia avrebbe regalato qualche chance a un gruppo di opposizione. Ho seguito on line la presentazione ufficiale dei candidati della sua lista, tenutasi presso il locale Terra Mia. Ne ho tratto complessivamente una buona impressione: lista di giovani che affermano di disdegnare i compromessi di convenienza. Qualcuno dei giovani (e delle giovani) appare più pronto, qualcun altro appare ancora ingenuo e a digiuno dei meccanismi e dei poteri comunali, per cui toccherà alla Di Scala, ma non solo a lei, di “formare” i giovani che dovessero riuscire nell’impresa di essere eletti.

Ho colto che in particolare sul servizio di raccolta rifiuti e sulla carenza di ritiro domiciliare di essi s’accentra l’attenzione prioritaria e su pulizia,ordine e manutenzione, soprattutto nelle zone più periferiche del paese, l’opposizione punta a giocare le sue carte. Ma l’aspetto più importante, messo in luce da Di Scala è la voglia di trasparenza amministrativa degli atti e di condivisione democratica delle decisioni pubbliche da assumere. Più che legittimo ma questo rende ancora più urgente formare i quadri, che credo non sappiano ancora molto sugli strumenti di trasparenza, dei bilanci partecipati, degli strumenti di democrazia diretta. Un piccolo appunto mi permetto di muovere alla lista, per avere scelto di farsi presentare pubblicamente da un giornalista locale (avrei detto la stessa cosa se invece che Il Dispari fosse stato Il Golfo e se al posto di Gaetano Di Meglio ci fosse stato Gaetano Ferrandino). Mi è sembrato inopportuno, poi – certo – ognuno è libero di fare le proprie scelte. Ma un giornale è un giornale, con il proprio vissuto editoriale, con il carattere e il pensiero del proprio direttore e ciò può, in qualche modo, improntare una lista e condizionarne l’immagine all’esterno. E dicendo ciò non intendo esprimere giudizi di merito né tanto meno suscitare alcuna polemica; voglio solo invitare ad una riflessione sui ruoli dei giornali e delle liste elettorali (che sono diversi). Altra cosa è quando un’amministrazione consolidata incarica un giornalista come addetto stampa. Barano ha bisogno di un’opposizione forte e, in questo senso, auguro a Maria Grazia Di Scala e ai suoi “ragazzi” un buon risultato.

Un’opposizione forte è necessaria non solo per i cittadini baranesi, ma anche per il resto dell’isola e per i cittadini del Comune d’Ischia, perché è sotto gli occhi di tutti che c’è un asse, un intreccio perverso tra le amministrazioni comunali di Ischia e Barano, fatto di tanti legami personali, familiari, amicali, professionali, che finisce per mortificare l’autonomia di entrambi i Comuni. L’asse Ischia-Barano non è un’unione che fa la forza, ma un “matrimonio d’interesse” che, tra l’altro, contribuisce ad inasprire i rapporti con gli altri Comuni isolani e ad allontanare la prospettiva del Comune Unico. E passiamo al Comune d’Ischia, dove appare evidente il paradosso di una campagna elettorale fatta solo di spot sui social, con lo squallore di tabelle di affissione semivuote, riempite più dal simpatico faccione, con occhiali e cravatta rossa, dell’unico candidato Sindaco alternativo, Gennaro Savio, che dalle decine di candidati delle sette liste aggregate sul nome di Enzo Ferrandino. Con la presenza di Savio, Enzo Ferrandino, anziché 16 a 0, rischia (si fa per dire) un risultato di 15 a 1. Savio riuscirà a strappare un seggio? L’unico dubbio è rappresentato dal simbolo di partito, troppo politicamente caratterizzato, che può spaventare un elettorato tradizionalmente moderato. Per il resto, l’alleato più recente di Enzo ovvero Gianluca Trani viene visto dal Sindaco come un partner non del tutto affidabile, pericoloso nel tempo lungo. E, a ben vedere, Enzo Ferrandino non si fida nemmeno dei giosiani, che potrebbero trovare sponda con Gianluca, che Giosi non vede affatto male. Ma questi aspetti fanno parte della “politica politicante” (sissignori, l’espressione è entrata anche nel dizionario Treccani), la politica sporca, non nobile, che sollecita la curiosità e il tifo dell’elettorato ma non fa compiere nemmeno un passo avanti verso il Bene Comune. Per una politica nobile, quella che praticarono i nostri padri della Patria e alcuni personaggi politici della Prima Repubblica , ci sarebbe bisogno di due palingenesi parallele: dal lato del potere, la ridefinizione del significato di Bene Comune e, dal lato dei cittadini, la ridefinizione di che cosa debba intendersi per “senso civico”.

Mi aiuterò, per l’estrinsecazione di questo concetto, con scritti di un bravissimo scrittore contemporaneo, Alessandro D’Avenia e di un eminente storico italiano, Franco Cardini. Scrive D’Avenia nella sua rubrica del Corriere della Sera, che per primo il filosofo greco Platone, nel dialogo intitolato “Il Politico” delineò la figura di chi governa e quale debba essere il suo compito. E, per spiegarlo meglio, illustrò il mito di Chronos che governava il Cosmo. Ma quando Chronos portò a compimento l’assetto cosmico, smise di intervenire e lasciò che gli uomini si autodeterminassero. Subito essi si dimostrarono inadeguati al compito; allora gli Dei regalarono loro “le tecniche” per governarsi. Il “tempo umano” richiede dunque che l’uomo “pro-curi” tutto ciò che gli è necessario per una vita quantitativamente e qualitativamente soddisfacente. Da qui nasce la “Politica” e cioè la cura della comunità. La politica è dunque incrocio di Tecnica (dono divino) e Cura (azione umana). In mancanza di una di queste due qualità: competenza (sapere e saper fare) e cura (preoccupazione della vita degli altri) non c’è vera politica. Ci basta questo lungo preambolo per dire che oggi, in particolare nella nostra isola, la politica è assente, in quanto difettano contemporaneamente competenza e cura degli altri? Spiegato che cosa debba intendersi per “azione politica”, dobbiamo invece definire che cosa spetta ai cittadini, quale sia il loro dovere, il “senso civico”. Lo storico Franco Cardini, intervistato da Roberta Scorranese del Corriere, così definisce il senso civico: “civico” viene dal termine latino < civis> cittadino; fino a che si è sudditi non esiste società civile. Ma, attenzione, essere sudditi non comporta “passività” ma partecipazione adulatoria, comunque attiva. C’è – secondo lo storico – una partecipazione attiva dialettica e non ossequiosa e una partecipazione attiva pro-potere. Chi non partecipa né all’una né all’altra forma di attivismo, è un’ameba ovvero una creatura priva di scheletro (e di anima). E, per quanto riguarda la nascita del “senso civico”, atteso che la Grecia di Pericle ma anche la Roma di Cesare erano caratterizzate dal comando di pochi, possiamo datarla e farla risalire alla promulgazione della Magna Carta Libertatum, ad opera del Re d’Imghilterra Giovanni I Senzaterra, con la quale si distribuivano in maniera più larga i poteri reali, seppure limitatamente all’aristocrazia feudale.

Detto ciò, la situazione attuale, Ischia attuale vi sembra che presenti sufficiente distribuzione dei poteri? Che esista partecipazione attiva pro-potere e partecipazione attiva in contrasto col potere? O piuttosto esistono molti cittadini-amebe? Una cosa è certa, Giorgio Gaber, fautore della “partecipazione” come principale espressione di democrazia, non sembra avere grande seguito nella nostra isola. Tra una settimana vedremo se siamo stati facili profeti o infelici sacerdoti di sventura!

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