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Operazione Garage, arrivano le ultime condanne

Il Tribunale di Napoli ha emesso la propria sentenza nei confronti degli imputati del processo “Garage”. Il nome è quello che venne dato all’inchiesta , così denominata a partire dall’espressione gergale che indica l’hashish. Allusione trasparente all’oggetto delle indagini, riguardanti il traffico di sostanze stupefacenti psicotrope, per una lunga vicenda giudiziaria che ha coperto circa un decennio. Nella precedente udienza del 7 febbraio furono chiamati a deporre gli ultimi testi della difesa, tra i quali quel  Rosario Lobosco, anch’egli inizialmente imputato nel processo, durante il quale aveva patteggiato una condanna a tre anni di reclusione. Una scelta processuale seguita anche da altri imputati. Ieri, il collegio b della terza sezione del Tribunale, guidato dal Presidente Aliperti, ha emesso il verdetto nei confronti degli ultimi soggetti coinvolti, ancora in attesa di giudizio. Per tre di essi, Aniello Di Maio, Alessandro Cristiano e Giuseppe De Angelis, è scattata la condanna a un anno e sei mesi di reclusione. La pena più pesante è toccata a Graziano Cacace: per lui, due anni e sei mesi.

Per Alfredo Rosi, difeso dall’avvocato Michelangelo Morgera, il dispositivo della sentenza è stato sensibilmente favorevole: il trentenne foriano è stato infatti assolto per il reato previsto dall’articolo 74 del Dpr 309/1990 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope)  “per non aver commesso il fatto”, mentre per il singolo episodio di spaccio il tribunale ha stabilito soltanto otto mesi di reclusione. La linea difensiva dell’avvocato Morgera è stata dunque in gran parte fatta propria dal collegio giudicante, in controtendenza con le pene decisamente più severe inflitte agli altri imputati. Le motivazioni della sentenza, che verranno rese note  più avanti, aiuteranno a comprendere la diversità di trattamento, anche in relazione al ruolo che, secondo il Tribunale, i vari imputati avevano ricoperto nel traffico di stupefacenti oggetto dell’inchiesta.

L’INCHIESTA. Le attività d’indagine partirono nel 2007, quando fu arrestato un pezzo grosso del traffico di cocaina, Giuseppe Marquez, insieme ad alcuni complici. Da quell’operazione  l’attività  investigativa delle Forze dell’Ordine per la repressione del fenomeno del traffico di stupefacenti proseguì senza  soste. Una piaga sociale che da tempo ha raggiunto e affligge anche la nostra isola, provocando un costante allarme sociale. Nel caso particolare, il traffico di stupefacenti coinvolse  ragazzi molto giovani, compresi alcuni minori di età, implicati sia nell’attività di spaccio che a titolo di assuntori. Gli accertamenti consentirono di appurare che il vuoto lasciato da Marquez venne colmato da altri soggetti. Le investigazioni dei Carabinieri fecero emergere le linee fondamentali dell’assetto della “piazza” di spaccio nel Comune di Forio, che si allargò coinvolgendo anche altri Comuni dell’isola. In particolare, secondo gli inquirenti, un gruppo di giovani foriani avrebbero costituito una vera e propria associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti ed all’organizzazione di “festini” nel corso dei quali la droga veniva consumata.

In carcere finirono Rosario Lobosco,  Graziano Cacace, Giuseppe De Angelis, Aniello Di Maio, Alessandro Cristano, Martina De Crescenzo e Raffaele De Falco. Gli arresti domiciliari all’epoca colpirono Federica Trani, Alfredo Rosi, Melania Mele e Flora Energe. Una testimonianza decisiva ad avvalorare il quadro così delineato fu quella, molto accorata, fornita dalla madre di una giovane tossicodipendente. Ella, oltre a confermare quanto accertato dai Militari dell’Arma, fornì una serie di numeri telefonici ed alcune fotografie registrati nella “memoria” del cellulare della figlia. Tale contributo impresse  una decisa svolta alle indagini dei Carabinieri di Ischia, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea, che portarono le sette persone sopra citate in carcere o agli arresti domiciliari, quasi tutti giovani all’epoca tra i 20 e 25 anni. Oltre al ruolo della madre-coraggio, nell’indagine emerse anche il coinvolgimento di giovani  di “buona famiglia”. Secondo quanto accertato, Rosario Lobosco, 24 anni, dagli inquirenti ritenuto il principale promotore dell’organizzazione, si avvaleva anche della collaborazione di Graziano Cacace – originario del rione ”Forcella” di Napoli, che svolgeva il ruolo di anello di congiunzione tra alcuni soggetti che gestivano la ”piazza di spaccio” nella zona di via Duomo, a Napoli – e, anche, di Raffaele De Falco, originario del quartiere Pianura ed emigrato a Forio qualche anno fa.

Tra i giovani coinvolti figurava anche Federica Trani, 23 anni, vigilessa stagionale al Comune di Ischia. Una volta giunta ad Ischia la droga – che in gergo diventa ”Garage” appunto per indicare l’hashish, ”zia Maria” per la marjuana e ”sposa” per la cocaina – veniva consegnata ai pusher per la distribuzione, che avveniva anche su ordinazione. Ad acquistarla, giovani che la consumavano durante party organizzati nei locali dell’isola o in abitazioni private. Gli inquirenti appurarono che era frequente l’abitudine dei ragazzi benestanti dell’isola di allietare i loro svaghi con sostanze stupefacenti. Una consuetudine che coinvolgeva un elevato numero di giovani i quali, ormai, l’avevano adottata come vera e propria scelta di vita. In sostanza una moda capace di coinvolgere anche i giovanissimi e di attirare un numero sempre crescente di proseliti. Tutto questo non faceva altro che alimentare gli affari dell’organizzazione la quale, per fronteggiare le richieste, si riforniva con maggiore frequenza. La struttura dell’organizzazione fu delineata da Carabinieri e Procura nei minimi dettagli, identificando i ruoli ricoperti da ciascuno degli arrestati.

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Francesco Ferrandino

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