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“Operazione Primavera” sempre in prima linea

PROCIDA –Domenica 21 ottobre, ore 9 e 30 del mattino, con la macchina attraverso la panoramica di Solchiaro; la strada, all’ombra del casino di caccia borbonico rosso pompeiano, da su un panorama spettacolare con un mare azzurrissimo, la punta di Pizzaco e Capri sullo sfondo, sfumata dalla foschia mattutina; un pullman fermo mi sbarra la strada: l’autista sta scambiando due chiacchiere con degli uomini ai lati della strada. Sono una ventina, ognuno con una zappa, un rastrello, una falce, o un tagliaerba; tagliano, tosano, estirpano erbacce con attenzione, lavorano sodo in un clima di festa; le loro facce, pur comprese del lavoro, sono distese e sorridenti. Dal gruppo si leva una voce diretta a me: “ Scendi anche tu, vieni con noi!” Li  conosco tutti, sono dei cari amici. Scendo dalla macchina e vado in mezzo a loro. “ Aspetta, aspetta! Facciamo una foto!” E così mi mettono una scopa tra le mani e tutto il gruppo viene fotografato. Mi sento trasportato in un altro mondo, un mondo semplice, schietto, quasi ancestrale. Il profumo dell’erba tagliata di fresco mi solletica le narici. Invidio questi uomini, invidio la loro naturalezza, il loro stare a contatto con la natura, “ en pleine air”, la loro verve giovanile, pur essendo maturi ed, in più di qualche caso, francamente anziani.Ma chi sono questi semidei che sembrano venir fuori da una stampa ottocentesca di vita agreste? Sono i componenti dell’associazione “Operazione Primavera”, un sodalizio, ormai pluridecennale, sorto e man mano cresciuto intorno alla figura carismatica del dottor Loreto Scotto di Fasano, un medico procidano appassionato di agricoltura e di vita all’aria aperta. All’inizio erano in pochi, poi gradualmente sono cresciuti di numero fino a diventare diverse decine, senza distinzione di classe sociale e di mestieri. Difatti tra di essi ci sono professionisti, operai, contadini, marittimi e lavoratori di vario genere in una commistione spontanea e naturale, accomunati tutti dal grande amore per la natura e per Procida.

Le cose all’inizio sono andate pressappoco così: un gruppuscolo di uomini colpito dal degrado e dall’abbandono di alcune zone dell’isola si chiese: “ Perché non facciamo qualcosa per ripristinare questi luoghi?”E così si misero all’opera spontaneamente, senza alcun scopo di guadagno. Qualche benpensante si chiese: “Ma queste cose non le dovrebbe fare il Comune?” Risposta: “Eh, si! Campa cavallo che l’erba cresce! Il Comune non ha né i soldi né il personale, ma Procida è nostra e la dobbiamo curare noi”. E così fu. Il numero dei volontari, come un fiume che man mano si ingrossa, aumentò di numero ed i risultati in questi anni si sono visti. Sono stati risanati dei luoghi che altrimenti languirebbero nel più bieco degrado. Oggi “Operazione Primavera” è una presenza costante e fattivaper Procida. Questi uomini (ma ci sono fra loro anche parecchie donne) inseguono un sogno: il sogno di una Procida bella ed accattivante. Prima di andare via uno di loro, il Pacchianiello, mi invita ad esprimere un giudizio sul loro lavoro. Io, con quello spirito caustico che mi contraddistingue e che a volte mi fa pentire di ciò che dico, rispondo: “Veramente, a giudicare dalla vostra età, più che  “Operazione Primavera” vi dovreste chiamare “Operazione Autunno”!”Risata generale. Poi ho pensato che questi uomini la primavera ce l’hanno dentro: la primavera di un sogno. E, finché un uomo ha un sogno, è sempre giovane.

 

Giacomo Retaggio

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