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Il paesaggio espresso attraverso schizzi e pennellate rapide

Siamo soliti vedere con occhi molto distratti i paesaggi che ci circondano. Sono poche le occasioni che abbiamo per apprezzare tutto quello che ci offre la natura e quello che negli anni ha realizzato l’uomo (edifici storici, costruzioni e architetture sempre innovative). Le faccende e gli impegni quotidiani indirizzano il nostro sguardo altrove. Fortunatamente l’arte corre in nostro aiuto regalandoci emozioni sempre nuove e la mostra di cui vi parliamo oggi ha come oggetto proprio il paesaggio. Parliamo della mostra “Paesaggi Urbani” di Vito Polito che negli ultimi tempi ha realizzato lavori molto interessanti per la tecnica messa in atto e per il modo molto personale di interpretare la realtà. Alla Galleria Eloart, sita nel vicoletto della chiesa di San Gaetano, è possibile ammirare le più recenti fatiche pittoriche dell’artista che si è sempre dimostrato molto aperto ai cambiamenti e a nuovi modi di intendere l’arte. Il tema sostanziale dell’esposizione è il “paesaggio urbano”, in particolare una lettura critica e attenta del paesaggio urbano contemporaneo.

I lavori di Polito sono ispirati da una classica definizione di Alezander von Humbolt (1769-1859), ideatore e pensatore del paesaggio urbano. La sua visione naturalistica, di base scientifica, è stata rivista da diversi geografi, alcuni, di scuola deterministica, che ritenevano che l’uomo fosse condizionato dalla natura nel suo agire. Altri, come i rappresentanti della scuola francese di geografia, capeggiata da Vidal de la Blache (1845- 1918), assegnavano all’uomo una libertà di scelta nel suo operare, sia pure in un campo di possibilità in parte ampie offerte dalla natura.La nozione di paesaggio è ancor oggi divisa da questi due orientamenti che riguardano il ruolo assunto dall’uomo nel costruire il paesaggio. Il primo s’inserisce nella visione ecologista, che studia e s’interroga sulla capacità dell’uomo di modificare e turbare gli equilibri naturali. L’altro orientamento, che mette al centro del paesaggio l’uomo (attore e percettore), dà molta importanza alla percezione, tramite sensoriale, attraverso il quale l’uomo si rapporta alla natura.

Da queste premesse nasce la mostra di Vito Polito che presenta per l’occasione lavori pittorici e non le stampe o le opere realizzate con la penna che tanto lo avevano caratterizzato negli ultimi anni. Anche questa decisone di approdare alla pitturaè sicuramente interessanteperché mette in evidenza i nuovi orizzonti artistici che il giovane artista foriano si è posto. In questi lavori, realizzati principalmente con il blu e il nero, si possono osservare linee, graffi, tagli, strappi e schizzi che a prima vista trasmettono una sensazione di grande caos e disorientamento. Quelle di Vito Polito sono pennellate veloci, messe sulla carta con grande enfasi e veemenza. Sembra quasi che l’artista getti la sua anima sulla carta, tanta è la furia trasmessa che i nostri sensi riescono a percepire. Se però ci avviciniamo a questi lavori, vediamo che ogni pennellata, ogni schizzo è in realtà un piccolo mondo con una storia da raccontare. Solo l’artista conosce fino in fondo la natura e il senso dei suoi lavori, mentre a noi spettatori tocca la stimolante attività di definire e, se è possibile, cercare di capire quello che vedono i nostri occhi. La mostra è gratuita e, come detto in precedenza, sarà visitabile fino al 5 giugno rispettando i seguenti orari: dal giovedì alla domenica dalle ore 19,00 alle 23,00.

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L’INTERVISTA. L’entusiasmo del giovane e talentuoso artista foriano

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VITO POLITO: «QUESTI LAVORI SONO L’INIZIO DI UN NUOVO PERCORSO ARTISTICO»

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Cosa esponi in questa mostra?

«In questa mostra porto lavori inediti e parlo principalmente di paesaggi urbani. Sulla parete di sinistra della sala possiamo vedere schizzi che sono stati realizzati in poco tempo con la pittura nera. Dopo un’accurata selezione ho deciso di esporne soltanto dieci su una cinquantina di bozzetti. Nella parete di fondo invece sono presenti lavori di dimensioni maggiori, realizzati con la pittura blu. Il tema di fondo, come ho detto, è quello dei paesaggi urbani perché da quando vivo a Napoli ho imparato a vedere con un occhio critico la città. Abituato a vivere su un’isola come Ischia, florida e ricca di vegetazione, devo dire di aver sofferto molto il trasferimento e, ancora oggi, avverto la mancanza della natura in una città come Napoli».

In che fase della tua giovane carriera si inserisce questa mostra?

«Sicuramente si inserisce in una fase ancora acerba della mia formazione artistica e il concept dei paesaggi urbani è solo all’inizio. Infatti, voglio portare avanti questo progetto e svilupparlo anche perché è un tema che nessuno mi ha suggerito. Da solo, vivendo quotidianamente a Napoli, mi è venuto in mente di esprimere attraverso rapide pennellate quello che vedo attorno a me».

Come definiresti le tue opere?

«Non mi piace definire ‘opere’ quello che realizzo. Preferisco utilizzare il termine ‘lavori’ perché solo il tempo ci dirà se le mie fatiche artistiche possono essere definite opere d’arte o meno. Per quanto riguarda la definizione dei lavori credo che la sentenza spetti ai visitatori della mostra. Non sono il tipo che esprime un proprio giudizio su quello che realizza. A me interessa esprimere quello che provo e quello che vedo a modo mio».

Hai già qualche progetto per il futuro?

«Voglio continuare il percorso iniziato con questa mostra. Sto ancora affrontando la tematica dei paesaggi urbani e ad oggi ho realizzato altri lavori che chiariscono l’intero concept di base attraverso l’introduzione di nuovi elementi come figure. Spero di poter mostrare presto questi nuovi lavori. In generale sono una persona molto ambiziosa e ritengo che questo sia un pregio. Tendo ad essere espansivo e a mostrare i miei lavori al maggior numero di persone perché mi piace mettermi in gioco e perché sono sempre aperto a nuovi orizzonti». 

Henry Camilo Bermudez

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