LE OPINIONI

IL COMMENTO Shakespeare, Verdi e i migranti

DI ANTIMO PUCA

“D’una zingara è costume mover senza disegno il suo passo vagabondo, ed è suo letto il ciel, sua patria il mondo” (Azucena la gitana migrante del Trovatore di Giuseppe Verdi). Una tempesta in mare. Come quelle sorprendono i migranti in arrivo dall’Africa, ribaltando imbarcazioni, spezzando drammaticamente vite umane. Otello la scampa. A guardarlo oggi, il Moro raccontato da William Shakespeare e messo in musica da Giuseppe Verdi potrebbe essere giunto in Occidente su un gommone. Un barcone della fortuna che ha solcato il Mediterraneo carico di uomini in cerca di una vita migliore. Poi la carriera militare. Infine la follia, con l’uccisione di Desdemona e il suicidio. Storia che la cronaca nera potrebbe raccontare identica. Anche nell’odio di Jago e di una società dove lo straniero, il diverso sono guardati con sospetto. Piani inclinati. Grandi muri. Come un mondo che alza barriere è destinato a precipitare nell’abisso. Il fatto che i migranti arrivino sulle nostre spiagge attraversando il Mediterraneo, mettendo a repentaglio la propria vita, è una delle macchie più gravi dei nostri giorni. Parole come straniero, migrante, rifugiato risuonano ogni giorno, per raccontare un dramma davanti al quale non si può rimanere indifferenti. I contrasti umani raccontati anche nelle opere possono essere superati attraverso il dialogo, esercizio che da sempre il Mediterraneo, luogo di incontro tra diversi popoli, invita a fare. Sulle piccole imbarcazioni che attraversano il Mediterraneo troviamo tantissimi Otello, stranieri che a loro modo cercano una vita migliore tra noi, in un paese lontano dalle loro radici. Il personaggio shakespeariano è soprattutto un individuo che è diverso in un mondo a lui avverso. Impresa non semplice quella di far dialogare Otello con la nostra attualità. Anche perché il Moro, il «selvaggio dalle gonfie labbra » come lo definisce il libretto di Arrigo Boito, ci viene presentato come lo straniero che per gelosia uccide la propria donna. Otello come tutti i personaggi di Shakespeare è una metafora dell’umanità e raccoglie in sé tutte le più grandi contraddizioni possibili: essere allo stesso tempo assassino, punitore, innocente, modello, eroe ed antieroe. Un Otello che non lascia indifferenti. Un’altra straniera, Medea. Poi il migrante Enea. 

Il Mediterraneo non deve essere una fossa comune. Le morti dei migranti avvengono quotidianamente nel Mediterraneo, nella rotta migratoria più mortale del mondo. L’ Unione Europea non permette altro modo di approdo se non rischiando la propria vita. L’UE e l’Italia vogliono nascondere le proprie colpe su quanto accade nelle sue frontiere esterne, e per fare questo stringono accordi criminali con paesi dittatoriali e in guerra civile. Dopo che l’UE ha concluso il suo patto con il tiranno Erdogan nel marzo 2016, con l’obiettivo di chiudere la rotta tra la Turchia e la Grecia, è la rotta del Mediterraneo centrale in procinto di essere chiusa. Le ONG che operano i salvataggi in mare sono state criminalizzate dalla politica europea, dalla magistratura e dai media. Sono state minacciate dalla Guardia costiera libica, sostenuta dall’UE, tanto da essere spinte fuori dalle zona dell’acque internazionali di ricerca e soccorso. Ciò è stato evidente nel sequestro della nave Iuventa da parte delle autorità italiane, nonché da un ostracismo, che si è dato in varie forme, al fine di impedirne la presenza ed i salvataggi, contro le ONG che sono ancora attive. Contemporaneamente milizie e trafficanti di uomini in Libia sono sostenuti economicamente per detenere i migranti in veri e propri campi di concentramento. L’Italia è in prima fila nel finanziare gli aguzzini e torturatori libici attraverso i cosiddetti “programmi di cooperazione e sviluppo internazionali”. La conseguenza è che quasi nessuna persona può più fuggire dalla costa libica. Esattamente quello che un gran numero di governi europei volevano raggiungere! Le istituzioni d’Europa non possono semplicemente chiudere gli occhi e barricarsi dietro mura e recinzioni di confine. Se non si prendono la responsabilità dei salvataggi, non devono permettersi di bloccare chi li fa! Azucena è la zingara, emblema di chi nella nostra società vive ai margini. E il coro Verdiano potrebbe rappresentare i soldati morti di tutte le guerre. Per dire l’inutilità di qualsiasi conflitto.

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