Parla Peppe Brandi: Enzo, la crisi e la metafora della Cenerentola

Figli che non scavalcano i padri e ne prendono il posto ma che addirittura si riducono al ruolo di pedine dei genitori. Diciamoci la verità, se questi sono i nuovi giovani resta più di qualche dubbio. Qual è il tuo pensiero?
«Il motivo è molto semplice, te lo riassumo con un assioma molto semplice. La politica è da sempre competizione, e chi scende in campo compete. Se i giovani non si cimentano ma restano spettatori, non c’è affatto da meravigliarsi che i “vecchi” si mostrino più abili, c’è poco da discutere. Questa vicenda accaduta ad Ischia, che se non ha fatto gridare allo scandalo poco ci manca, è un po’ emblematica: quando si dice che le generazioni ormai superate devono lasciare campo libero ai giovani, gli anziani rispondono che loro si tuffano nell’arena e si fanno da parte solo se riesci a batterli. Bisogna, insomma, accettare le altrui capacità».
E quindi?
«Quello che hanno orchestrato Luigi Boccanfuso e Salvatore Mazzella non deve meravigliare, era nell’aria. L’operazione è chiaramente finalizzata ad estromettere dai giochi il duo composto da Giosi Ferrandino e Domenico De Siano. A mio avviso Giosi ha sbagliato a fare quell’uscita, mi riferisco alla foto a tavola da Cocò a Ischia Ponte con i suoi: più che una promessa, quello scatto pareva una minaccia. Dall’altra parte della barricata, allora, hanno inteso rispondere per le rime, smembrando e riducendo a due sole unità i gruppi di Forza Italia e Ischia Cambia. Insomma, ognuno ha usato le armi a propria disposizione, nulla di cui meravigliarsi».
I vecchi, dicevamo, hanno fatto il loro gioco. Ma a tuo avviso è giusto e opportuno che i figli, che pure sono dei professionisti, si siano “consegnati” ed abbiano prestato il loro nome ad un’operazione del genere facendo da “teste di legno”?
«Tutto quello che dici è esatto e non fa una piega, ma rimane il fatto che i figli hanno un rapporto diretto con i genitori, diventa difficile dire “no” a un padre e a non accettare il consiglio o anche l’imposizione di quest’ultimo. Sono fili che si intrecciano, ci sono una serie di interessi sottostanti, è fuori dubbio, non credo che abbiano rinsaldato la figura del sindaco solo per una questione di alta politica. C’è anche la bassa cucina, immagino abbiano ricevuto oltre all’assessorato la gestione attiva di qualche partecipata. Ho letto il tuo articolo di stamattina (ieri per chi legge, ndr), e questo è quanto ne deduco. La politica è un qualcosa di strano, alle volte si combatte ad armi pari ed alle volte ad armi impari. Ora, a mio avviso, nel momento in cui Enzo Ferrandino si è trovato con le spalle al muro, non ha fatto altro che guardarsi intorno e acchiappare al volo quello che offriva la piazza. Allo stato dell’arte metteva evidentemente a disposizione Boccanfuso, Mazzella e i rispettivi congiunti: a questo punto, per non morire e forse anche un po’ per gioco, ha dovuto ingoiare il rospo».
Hai un’esperienza politica straordinaria e poi, purtroppo, hai vissuto in prima persona l’estromissione dalla carica di sindaco. Questa maggioranza è ancora troppo risicata o il sindaco può dormire sonni tranquilli o essere quantomeno più rilassato?
«Adesso dimenticatevi tutto, gli accordi tra gentiluomini e quant’altro sono cose che non esistono più. Da questo momento è guerra continua su tutti i fronti, senza esclusione di colpi. Lo insegna la storia: quando viene smembrata una maggioranza, diventa un caos, all’epoca successe anche a me. Ne perdi uno, ne recuperi un altro, subisci una serie di pressioni, diventa una situazione poco sostenibile o addirittura insostenibile. Io credo che magari non subito ma dopo l’estate ci saranno una serie di passaggi cruenti. Quando da sindaco perdi quattro consiglieri e ne recuperi due, o uno e mezzo, c’è poco da stare tranquilli, non credo certo che sia la scoperta dell’acqua calda…».
E’ giusto dire che gli episodi che si sono consumati negli ultimi giorni rappresentano davvero un punto basso, se non addirittura bassissimo, per la politica locale?
«Come diceva il filosofo, la politica non è morale né immorale, è amorale e quindi non può essere giudicata col senso della morale. Ne deriva che tutto quello che si fa in politica trova una sua giustificazione. E’ un po’ il principio machiavelliano, io devo fare questa cosa piuttosto che l’altra perché ho la necessità di non soccombere. Non ci scandalizziamo, dunque. Che poi ci sia un livello basso, questo è assolutamente fuori discussione, ma il problema non è certamente soltanto ischitano: questo dipende dal fatto che la selezione di uomini e donne non avviene più come un tempo all’interno dei partiti che sceglievano le figure più idonee. Ormai ci sono i cosiddetti “last minute” della politica, quelli che arrivano all’ultimo momento. E, non avendo un background e un retroterra culturale, di esperienze politiche e soprattutto di letture, inevitabilmente finiscono con il rivelarsi poca cosa. E così la politica è scesa di un gradino, forse di due, se non addirittura di tre o di quattro. Questo perché si scelgono i soggetti con criteri in maniera ben diversa da quelli che rientrerebbero nei canoni dell’ortodossia».
Secondo te Enzo Ferrandino avrà vita lunga?
«Parto da un presupposto. Prima dei due mandati che hanno visto protagonisti Giosi Ferrandino, va ricordato che sia Luigi Telese che Gianni Buono che il sottoscritto non riuscirono a portare a termine le rispettive sindacature, venendo destituiti anzi tempo. Conosco benissimo i danni e i guasti che a più riprese hanno prodotto i commissari prefettizi, che hanno una visione decisamente “sui generis” dell’ordinaria amministrazione di un paese. Mi auguro che il sindaco riesca a tirare avanti: non posso dirti se durerà parecchio o meno perché non sono dentro i fatti, ma il mio auspicio è chiaro. Circa un anno di commissariamento, lo ripeto, sarebbe una iattura assoluta».
Un aggettivo o una citazione per definire questa vicenda?
«Cosa mi viene in mente? Mah, il voler districarsi ed il voler dirimere questa matassa mi sembra quasi il cercare di venire a capo di un nodo più intricato. Insomma, chi più sgruppa più raggruppa: questo è un gioco di parole che si trova nella Cenerentola di Rossini. Succede che si crea un gran groviglio e nessuno alla fine riesce a venirne fuori. Ecco perché quello di Ischia è un gruppo intrecciato e un nodo assai intricato».
Gaetano Ferradino