CRONACAPRIMO PIANO

PAROLA DI PRESIDENTE: «NESSUN COLPO DI MANO»

L’uscente numero uno dell’Assoforense dell’isola d’Ischia, Gianpaolo Buono, spiega i motivi che hanno portato all’adozione del nuovo statuto, smentisce pomi della discordia e contrasti e punge i dissidenti: «Gli interessi della collettività siano anteposti a quelli personali». E poi ribadisce una volta di più la volontà di non ricandidarsi

Vorrei partire da un fatto, sperando di renderlo chiaro e comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Perché la modifica dello statuto dell’Assoforense ha suscitato più di una polemica ed è stata ritenuta addirittura un “colpo di mano”?

«Chiarisco, innanzitutto, che all’insediamento del Direttivo da me presieduto, nella prima seduta, ho palesato la necessità di approvare un nuovo Statuto, adeguato ai tempi, considerato che quello vigente risaliva a diversi decenni orsono. In piena sintonia con i Consiglieri è stata designata una apposita Commissione che ha lavorato per un lunghissimo periodo ed ha licenziato il nuovo testo, frutto di un confronto serrato tra tutti i componenti. Penso che quello seguito sia stato un percorso altamente democratico, perché è stato concesso a tutti gli iscritti di proporre modifiche che la Commissione ha esaminato, recependole in parte. Penso che sia fuori luogo parlare di “polemiche” o di “colpi di mano”, perché, di fatto, la quasi totalità dell’Avvocatura era ed è stata favorevole all’approvazione del nuovo Statuto».

Nello specifico, qual è stato il pomo o i pomi della discordia?

«Potrò sembrare poco credibile, ma faccio fatica ad individuare un reale motivo di contrasto, considerato, peraltro, che i componenti della Commissione sono espressione del Direttivo, essendo stati designati dai Consiglieri».

«Il nuovo statuto? Penso che sia fuori luogo parlare di “polemiche” o di “colpi di mano”, perché, di fatto, la quasi totalità dell’Avvocatura era ed è stata favorevole all’approvazione del nuovo Statuto»

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L’ormai ex segretario Francesco Cellammare ipotizza un possibile scisma con la creazione di una seconda associazione. Non sarebbe una sconfitta per l’avvocatura isolana?

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«Per mia formazione mentale, resto fermamente convinto che contrasti, se realmente esistenti, debbano sempre essere risolti in privato e non in pubblico, soprattutto quando vi siano solidi rapporti umani. Non ho mai condiviso prese di posizione irrazionali, dettate da mera emotività, ma dico anche che ognuno è libero di assumere le decisioni ritenute più opportune ed è responsabile delle proprie azioni. Mi è difficile giustificare, tuttavia, certe prese di posizione di chi, fino al giorno dell’ultima assemblea, ha sempre auspicato l’unità della Categoria, pubblicamente manifestando la personale contrarietà all’esistenza di altri organismi associativi. Ho sempre detto che in presenza di problemi di grande portata come quello dello stabilizzazione del Presidio di legalità sull’isola poco interessano le azioni dei singoli e che è irresponsabile l’azione di chi antepone la propria persona agli interessi della collettività. Il vulnus inferto all’Avvocatura ed all’intera Isola dall’eccesso di protagonismo è sempre è gravissimo, anche se – spero – non irreversibile».

Può essere meno criptico?

«Quello che stiamo vivendo è uno dei periodi storici tra i più delicati, perché se non si interverrà con la dovuta determinazione si correrà il rischio di perdere il Tribunale isolano. Mi chiedo ancora adesso se era il caso di creare tensioni in questa fase e se eventuali problemi, a mio avviso inesistenti, non potessero essere affrontati e risolti con pacatezza ed equilibrio. Con tutta franchezza, imputo certi comportamenti a mancanza di serenità ed a ragioni diverse da quelle ufficiali, per cui, almeno in questa fase, è utile per tutti che chi li ha posti in essere si faccia temporaneamente da parte per meditare ed evitare di commettere gli stessi errori nel prossimo futuro».

«Potrò sembrare poco credibile, ma faccio fatica ad individuare un reale motivo di contrasto, considerato, peraltro, che i componenti della Commissione sono espressione del Direttivo, essendo stati designati dai Consiglieri»

Intanto il 7 luglio si va al voto e lei ha già manifestato la sua volontà di non candidarsi. Eppure c’è chi la invita a ripensarci: possibilità che sarà della “partita”?

«Nella mia vita mi sono sempre assunto fino in fondo tutte le responsabilità, anche quelle che non mi appartenevano. Ho sempre creduto che l’avvicendamento in tutte le cariche, pubbliche come private, fosse segno di trasparenza e democrazia. Alla scadenza del biennio mi ero già fatto da parte, ma poi l’emergenza, che è continua, mi ha indotto a proseguire, fino al risultato finale ed insperato della proroga. Non si può continuare all’infinito ed è giusto che altri prendano il mio posto, potendo contare sempre sul mio apporto. Usando le tue parole: “non sarò della partita” ed invito i Colleghi tutti a scendere in campo per un’esperienza faticosa, ma anche gratificante».

Dovesse fare un bilancio del suo mandato, di cosa si ritiene soddisfatto e cosa invece manca all’appello?

«Considerando che l’intero periodo è stato caratterizzato da immani tragedie come la pandemia e poi l’alluvione posso ritenermi moderatamente soddisfatto. La cosa che mi dispiace maggiormente è che non sia stato possibile incontrarsi con i Colleghi per momenti di confronto professionale, ma anche di svago, come era nelle mie intenzioni. Oggi, grazie all’azione dell’intero Direttivo, abbiamo due uffici giudiziari che, tra innumerevoli criticità, funzionano discretamente. L’auspicio è che la stabilizzazione possa migliorare la situazione, riducendo i tempi di definizione dei processi, soprattutto civili».

«Non si può continuare all’infinito ed è giusto che altri prendano il mio posto, potendo contare sempre sul mio apporto. Usando le tue parole: “non sarò della partita” ed invito i Colleghi tutti a scendere in campo per un’esperienza faticosa, ma anche gratificante»

Secondo lei in questi anni quanto la comunità isolana ha percepito l’importanza di mantenere un presidio giudiziario attivo sull’isola?

«Poco, ma questo è un male endemico della collettività isola».

Chiudiamo ritornando al 7 luglio: cosa auspica dalle elezioni dell’Assoforense e quali caratteristiche e peculiarità dovrà avere il nuovo presidente?

«Spero che vi sarà la massima partecipazione possibile e che il nuovo Direttivo, allargato a sette componenti, sia realmente rappresentativo di tutte le fasce dell’Avvocatura. Sono sicuro che il nuovo Presidente sarà animato da entusiasmo, ma anche dotato dalla consapevolezza che è un ruolo tutt’altro che facile».

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