Partito Democratico, partire dall’opposizione con coraggio e spirito di servizio
PROCIDA –
Il voto del 4 marzo come sarà ricordato? Lo scontento, molto di pancia, del popolo sovrano, con la straripante vittoria dei populisti sovranisti (M5S-Lega), ha decretato l’ingresso del nostro Stato nello “Status” di postrepubblica, dove i valori fondamentali fondanti su cui il 2 giugno 1946 nasce la Repubblica dopo la caduta del fascismo, non sono essenziali ma marginali e formali. Diventano fondamentali la sicurezza collegata con la paura della migrazione, il reddito di cittadinanza come panacea assistenziale, senza copertura, della disoccupazione giovanile, la chiusura nel proprio recinto antieuropeo, razziale, egocentrico, antisolidale e tante altre cose non certamente esaltanti. Comunque un terzo vincitore, in continuità con il passato, c’è sempre lì integro, intatto, silenzioso e feroce: l’organizzazione mafiosa che durante la campagna elettorale non è stata per niente disturbata. Che dire, poi, delle baruffe chiassose della cosiddetta “sinistra”, oramai completamente avulsa dalla realtà che la circonda tanto da condurla a consumare le proprie “idi di marzo”. E qui inizia, come credenti della speranza, la lunga attraversata nel deserto verso una eventuale resurrezione. Il punto di partenza, come sconfitti, è quello di porsi nella purificazione di una sana opposizione di sostanza progettuale e valoriale ai vincitori, siamesi pentastellati e leghisti, espressioni di una cultura reazionaria, in conflitto apparente tra di loro, esclusivamente per la patologia dell’ipertrofia dell’io che investe la nostra società.
E qui troviamo mortificante e grave la lite fatta scoppiare da un pezzo notevole del P.D., oramai cronici sofferenti di ansia governativa, disposti a puntellare il governo di coloro che da un quinquennio li umiliano al punto da decretare la fine della propria dignità e del Partito. A tal proposito, per comprendere la straripante vittoria del M5S nell’intero Sud riteniamo di assimilarla con il reddito di cittadinanza a quella di Achille Lauro negli anni ’50 cioè con la medesima visione di popolo come plebe. Ecco perché, partire dall’opposizione e con forza, coraggio, cuore, mente, spirito di servizio, entrare in rapporto armonico con i propri territori e sviluppare la rivoluzione copernicana di trasformarsi insieme da plebei a cittadini, elemento fondante per realizzare la democrazia. Altre ipotesi di lavoro non prevedono più l’esistenza di un Partito Democratico. A quel punto ciascuno confluisca nei populismi più affini ai propri desideri egocentrici.
MIchele Romano