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PASQUA 2018: LE DUE CHIESE E LE DUE ITALIE. ANCHE ISCHIA E’ DUALE

Proverò ad esprimere, con parole semplici, concetti complessi, come quello delle “fratture” dell’attuale società italiana. E inizio con l’usare il linguaggio semplificato dei “like”, caratteristico dei social media. “Mi piace” l’Italia che si commuove per la morte di un personaggio televisivo buono, misurato, non avvezzo al gossip, educato, perbene, come Fabrizio Frizzi. “Mi piace” il mondo del calcio quando si stringe intorno ai familiari e alla squadra di Astori, capitano e calciatore corretto, generoso, persona per bene o quando festeggia gli 80 anni di Bruno Pizzul, ex calciatore dell’Ischia che, da ragazzo, frequentai, giocandoci a ping pong o a bigliardo, giocatore modesto, ma poi grande e signorile telecronista sportivo. “Mi piace” l’isola d’Ischia quando si commuove per la morte di Nunzia Mattera, altruista, solidale con i bisognosi, che nel colloquio telefonico con Papa Francesco raccomandò di pregare per i cittadini di Casamicciola, duramente provati dal terremoto.

“Mi piace” in politica, lo stile Gentiloni, senza sbavature, senza eccessi, rispettoso degli equilibri interni ed internazionali. Non mi piacciono tante altre cose. Perché l’Italia è caratterizzata, in questa fase storica, da profonde “fratture” e da contrapposti modi di pensare, di vivere, di rapportarsi agli altri. E anche Ischia non sfugge a questo dualismo. Ed è dunque normale che il “ sentire” di una parte di italiani si scontri col sentire dell’altra metà d’ Italia e di Ischia. Ma riprendiamo il filo dal capo, lasciando le iniziali semplificazioni e articolando considerazioni più complesse. Nel febbraio del 2013 Papa Ratzinger si dimise, segnando una clamorosa novità nella Chiesa, dopo settecento anni. Per cinque anni, c’è stata una pax tra i due Papi, tanto che i fedeli avevano quasi dimenticato la strana coesistenza. Pochi giorni fa, dopo un periodo di più o meno sotterranei scontri ideologici e fideistici tra i sostenitori dell’uno e i sostenitori dell’altro, è scoppiato il caso. Si badi non direttamente voluto da uno o tutti e due i protagonisti. Bensì voluto dai “sostenitori” delle due diverse interpretazioni di Cristo e della Chiesa. Come è noto, il 12 marzo mons. Viganò, prefetto per la Segreteria della Comunicazione del Vaticano, rese noto una lettera di Benedetto XVI nella quale il Papa emerito smentiva i presunti dissidi esistenti tra lui e Papa Francesco. Non è vero – si sosteneva nella lettera – che io rappresento il teologo e Francesco solo il pastore. C’è perfetta continuità da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI e a Papa Francesco. Questo sembrava, a primo acchito, spegnere le tante sotterranee polemiche tra conservatori e rivoluzionari, ossequiosi della Bibbia e delle sacre scritture e interpreti del Vangelo “ vissuto”. Senonche è venuto a galla che Viganò aveva oscurato alcuni passi importanti della lettera. Passi nei quali, Ratzinger precisava di   non poter entrare nel merito del volume “ Uomini secondo Cristo”, contenente pareri di vari teologi, in quanto non è sua abitudine commentare un testo che non ha letto.

Inoltre, Ratzinger esprimeva tutte le sue riserve sul teologo Peter Hunermann, notoriamente in contrasto con Benedetto XVI, soprattutto in tema di dogmi papali assoluti su aspetti morali. Si sa anche che le “ omissioni” per responsabilità di Viganò, ne hanno determinato le dimissioni, anche se Francesco lo ha voluto in un altro ruolo chiave, quello di assessore nella stessa segreteria per la Comunicazione. Quanto questa “ frattura” religiosa sia legata alle spaccature sociali e politiche d’Italia, è presto detto; c’è un vecchio detto, in lingua latina, che recita: “Cuius regio, eius religio”. In sostanza, il popolo sceglie la religione dei suoi governanti. Diciamo che il popolo cattolico ha letto anzitempo quali si accingevano a diventare i nuovi governanti ( a nord la Lega, a sud il M5S) e ha “conformato” il proprio sentire religioso ai quello dei nuovi potenti. Il popolo cattolico del nord, costituito soprattutto da artigiani,commercianti, piccoli industriali, si è ritenuto vessato e soffocato da una tassazione eccessiva e da una burocrazia pubblica elefantiaca. Anche il popolo cattolico operaio del nord ha votato Lega, in nome del concetto “ prima gli italiani, poi gli altri” e tutti insieme, artigiani, commercianti, operai, industriali, si sono sentiti minacciati nella loro sicurezza ( della casa, dell’azienda, del posto di lavoro) dagli stranieri, dagli invasori, tra i quali ( dice la Lega) si annidano molti delinquenti e terroristi. Questo popolo cattolico non può schierarsi con Papa Francesco che, secondo Vangelo, è per l’accoglienza . E poi c’è il popolo cattolico del Sud, che ha votato Cinque Stelle, che predicano una democrazia diretta, disintermediata, sobria, priva di privilegi per i potenti e che – a differenza della Lega – ha volutamente ammorbidito i toni contro gli immigrati, i barconi, definiti precedentemente “ taxi del mare”. Nello stesso tempo, i 5 Stelle si sono schierati contro la stepchild adoption e si schierano contro l’apertura domenicale degli outlet e dei centri commerciali, a difesa della dignità dei lavoratori che hanno diritto a santificare le feste. E qui si è saldata la congiunzione tra i fautori della dottrina tradizionale del cattolicesimo, ma anche di settori della parte più vicina a Papa Francesco, e il M5S. Non è un caso che il Direttore di “Avvenire” ( noto quotidiano cattolico) Marco Tarquinio, si sia espresso in maniera esplicita in loro favore. Qualcuno ha detto: “ La Lega è la Democrazia Cristiana del nord, il M5S la Democrazia Cristiana del sud”. E’ ovviamente un paradosso, ma con qualche fondamento di verità. L’isola d’Ischia, nel suo piccolo, ha rispecchiato ciò che è avvenuto nell’Italia del sud e non è frequente che l’isola replichi i risultati nazionali. Anche ad Ischia esistono profonde divisioni, all’interno e all’esterno della Chiesa, tra realtà estremamente altruiste, solidali, cristiane e realtà ciniche, egoiste, chiuse a qualsiasi infiltrazione di diversità. C’è, ad un tempo, carità cristiana, ma anche sfruttamento di lavoratori, amore per il creato e distruzione di bellezza, vita morigerata e ostentazione di ricchezza, impegno per i diritti civili ( sanità, trasporti, istruzione) e “ vetrinizzazione” dell’esistenza ( attraverso la pubblicizzazione del privato e dell’intimo). L’unica vera novità e diversità, rispetto all’assetto socio politico del Mezzogiorno, è la vacanza di Salvini ad Ischia. Evidentemente non c’è alcuna intenzione di lasciare campo libero al sud a Di Maio. Gli ischitani faranno bene ad accogliere il capo della Lega nel migliore dei modi, per fargli provare quanto importante sia l’accoglienza.

Quali conclusioni possiamo trarre da questa analisi? Ritorno a mons. Viganò, collaboratore fidato di Papa Francesco. Egli, da giovane, si è formato nella Chiesa ambrosiana quand’era retta dall’arcivescovo Carlo Maria Martini. Dunque Viganò sa bene cosa il cardinale Martini pensava dell’accoglienza e dell’immigrazione. Per chi è interessato, segnalo il libro di Carlo Maria Martini : “ Dare a ciascuno una voce” e, all’interno di questo, raccomando due paragrafi: “ il primo “ Educare alla politica”, l’altro “ Per una città e un ‘Europa accoglienti”. Riassumerli qui, risulterebbe troppo complesso. Mi limito a riprendere alcuni passi: “ Occorre insegnare alla gente a saper leggere criticamente la stampa, ad assumere un atteggiamento autonomo di fronte alla pressione dei mass media. Pensiamo qui all’azione promozionale che possono esercitare e già di fatto esercitano le molteplici realtà dell’associazionismo giovanile, anche con iniziative di dialogo e di confronto dialettico con diverse realtà. Penso pure a luoghi di confronto, a livelli anche di più alta competenza, quasi a nuove agorà in cui dialoghino tra loro la filosofia, l’economia, la politica e la teologia. Ritengo che occorre oggi moltiplicare in Italia luoghi di confronto democratico e di seri approfondimento scientifico di idee e di progetto nell’ascolto sereno e tollerante di ogni opinione. Senza tali luoghi, il pensiero politico finisce per inaridirsi o lasciare il campo ad un vuoto pragmatismo”. Capito Renzi? Capito PD? Capito ( ad Ischia) Giosi Ferrandino? Pensate che già nel 1989, in occasione di S. Ambrogio, il cardinale Martini chiese a due grandi vescovi del sud, mons. Antonio Bello di Molfetta e mons. Antonio Riboldi di Acerra, di aiutarlo ad illustrare ai fedeli una “ dottrina dell’ accoglienza”. Riproposero il gioco di parole di Sant’Agostino e cioè di Cristo nuovo ADAM, ove  A sta per “ accoglienza”, D sta per “ diversità”, A per autonomia ( capacità autopropulsiva di sviluppo del Mezzogiorno), M sta per moralità ( immorale il divario nord-sud, immorale il consumismo cieco, immorale la criminalità organizzata). Quasi 30 anni fa, c’erano grandi uomini di fede che avevano ben chiari i grandi problemi del futuro. Ma né la Chiesa, né i politici, né la società civile seppero comprendere e fare proprio questo patrimonio ideale e di fede. Col risultato di spaccature, al momento quasi impossibili da rimarginare. E non so – francamente – chi, tra la Chiesa e la politica, potrà fare da traino e trascinare l’altra fuori dal pantano dello spontaneismo, malpancismo, pragmatismo dell’attuale società. Buona Pasqua di Resurrezione!

Franco Borgogna

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