LE OPINIONI

IL COMMENTO Farmaci letterari

In questi giorni abbiamo proposto cinque libri, come esempi concreti di ciò che significa la lettura come funzione terapeutica. Alla giusta confutazione di un nostro lettore, il non comprendere il perché di tali testi, siamo spinti a spiegarne le motivazioni. Partiamo da “Corona Virus: Cos’è, come ci attacca, come difendersi” di Maria Capobianchi, direttrice del laboratorio di virologia del prestigioso istituto Lazzaro Spallanzani, nel quale con la sua equipe ha isolato il codice genetico di questo virus. Il motivo sta, per congelare, le figure invasate che dalla mattina alla sera si inventano persone di scienza, creando futili polemiche ed ulteriore sconcerto in un opinione pubblica già agitata di per sé nel cuore e nella mente.

Il diario “La mia paranza” curato dall’eccellente giornalista Francesco Bellofatto, nel quale un grande testimone dell’umanesimo samaritano, Padre Ernesto Santucci, nel narrare l’essenza del percorso della comunità fondata da lui, per ragazzi emarginati dentro il ventre profondo di Napoli, ci accompagna a comprendere dove stiamo precipitando e a valutare gli errori che dovevano essere evitati, per arginare le emergenze sociali che rischiano di travolgerci.

Ci inoltriamo nel testo di uno dei maggiori psichiatri italiani: Vittorino Andreoli, dal titolo “Homo Stupidus Stupidus: L’agonia di una civiltà”. Qui si lancia un allarme, si sviluppa una riflessione sulla regressione del nostro vivere quotidiano che ci sta conducendo alla cancellazione delle conquiste che hanno distinto la storia della civiltà occidentale. I segni premonitori che si intravedono sono: il distruggere il distruttibile, il crollo dei principi primi che costituiscono i cardini del vivere sociale, l’ego smisurato che sta esplodendo dentro di noi, tanto da condurci come uomini ad essere esclusi dall’ambito della sapienza.

Continuiamo con lo straordinario psicanalista Massimo Recalcati con le sue lezioni brevi sul lessico civile dal titolo “Le tentazioni del muro”. Ci si interroga e ci si interpella per verificare se ancora esiste un lessico civile che accompagni la nostra esistenza. Viviamo in un periodo buio, in cui i confini si sono trasformati in tante muraglie cinesi, l’odio è sul punto di annientare ogni forma possibile di dialogo, la paura dell’estraneo, del diverso, imperversa incessantemente, il fanatismo eccede nella raffigurazione di spettri della purezza, per dissolvere con virulenza la nobile pratica esplorativa della differenza e della contaminazione, la libertà viene modificata con mostruosità illimitata. Così sorge il dilemma: “Esiste ancora un cammino illuminato in cui si incontra il senso dello stare insieme, della vita plurale delle Polis?” Certamente, attraversando gli attuali momenti della nostra cara isola micaelica, nella quale erinni e guitti urlano con toni minacciosi, altri inneggiano alla politica della strategia di guerra e della psicologia del bluff…Vengono da tremare le vene ai polsi!

Infine incontriamo la sublime scrittrice Andrea Marcolongo con “La lingua geniale: 9 ragioni per amare il greco”. Una lingua ermeneutica che si nasconde e naviga in tanti significati della parola che non ci consente mai di fermarsi nel conoscere, nel pensare, nel definire i sentimenti. Infatti i numeri delle parole, oltre al singolare e al plurale anche il duale, cioè, come dice l’autrice “Due per gli occhi, due per gli amanti con un modo verbale per esprime un desiderio, l’ottativo”. In altri termini il greco antico offre una chiave di lettura del mondo proficua e geniale per stemperare la virulenza della società contemporanea.

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* FILOSOFO

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