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Ischia e il Blu Day per la giornata dell’autismo

Di Isabella Puca

Ischia – É stato un volo di palloncini blu a chiudere la mattinata dedicata alla giornata mondiale sulla consapevolezza dell’autismo tenutasi ieri mattina alla scuola media Scotti. Fortemente voluta da Annalisa Nicotra e Simona Postiglione, mamme di due ragazzi autistici alunni della Scotti, ha visto riunirsi in aula magna alcuni studenti della scuola insieme a genitori, amici e professori sensibili al problema. È stata la preside Lucia Monti a introdurre l’importante giornata, «è una novità assoluta per la scuola – ha dichiarato la preside – celebrare questa giornata. Insieme cercheremo di capire questo mondo pieno di sfaccettature, che non è possibile conoscere a fondo. Un ringraziamento speciale va ai genitori degli alunni che hanno fatto gruppo per far fronte a tutte le difficoltà. Se oggi siamo qui, lo dobbiamo a genitori consapevoli che studiano e si aggiornano». La parola è poi passata ad Annalisa che ha espresso a nome dei genitori la volontà di creare presto un’associazione che raccolga tutti i genitori ischitani di ragazzi autistici per far sì che la loro voce sia sempre più forte, «il nostro obiettivo – ha detto al microfono – è quello d’informare e creare progetti per i nostri figli. Da parte nostra c’è l’amore grande dei genitori e dobbiamo lottare, insieme, per avere risorse sul nostro territorio». È stata lei a passare la parola al dott. Francesco Impagliazzo, psicologo dell’Associazione Oltre Onlus che ha chiesto a tutti i presenti di descrivere con una parola, scritta su di un post it, l’autismo. Affetto, amore, fantasia, speranza, incoraggiamento sono solo alcune delle parole scritte dai ragazzi che hanno mostrato, così, di essere fortemente sensibili al tema. Delle slide musicali, preparate insieme alla dott.ssa Lucia Buono, hanno portato tutti i presenti all’interno del mondo in cui vive un ragazzo autistico sottolineando gli errori comuni e quegli atteggiamenti che un autistico non riesce a tollerare e invitando tutti gli altri ad accettare il loro mondo, «qualcuno di voi su di un post it ha scritto “uguale a noi” ed è vero, ma solo se riusciamo a entrare in relazione con loro». Quando le luci erano spente per la visione dei video proiettati sulla parete dell’aula magna, brillavano al polso di tutti i presenti dei braccialetti blu, un simbolo che è riuscito a dare un forte segnale. La voglia di parlare di questo tema da parte di professori e genitori è stata tale che il dibattito si è sviluppato prima del tempo destinato alla discussione. Seduta tra i ragazzi ha voluto dire la sua esperienza la professoressa Sandra Malatesta che ha sottolineato come lo stare insieme a questi ragazzi autistici sia una vera e propria fortuna e motivo di crescita personale, «nelle nuove circolari – ha poi specificato la Malatesta – non si parla di didattica ma d’integrazione ed è fondamentale che i ragazzi non si girino dall’altro lato». La parola è poi passata alla dott.ssa Nicole Arcamone psicomotricista dell’età evolutiva che, con il suo intervento, ha voluto rivolgersi soprattutto ai genitori e agli insegnanti che spesso vogliono avere più notizie, ma hanno poche opportunità di fare domande. <<Gli autistici – ha detto ai presenti – provano dei sentimenti come tutti, ma non riescono a portarli fuori. Ci sono diversi tipi di autismo e per capirci è un po’ come se un italiano venisse preso all’improvviso e portato in Giappone senza vocabolario». Sono state tante le domande che i professori e gli alunni hanno rivolto alla dott.ssa Arcamone relative all’inserimento in classe o ad alcuni comportamenti che hanno in comune i ragazzi autistici.  Il volo dei palloncini ha sancito non la fine, ma l’inizio di un percorso che i genitori intraprenderanno con forza per il futuro dei loro figli. La speranza è che l’aver illuminato i nostri monumenti di blu, l’averne parlato a scuola e l’aver portato con orgoglio un braccialetto blu al polso, sia solo il primo passo del cambiamento. Dall’autismo non si guarisce, ma si può migliorare e le amministrazioni tutte, le scuole e ognuno di noi può fare qualcosa per far sì che i nostri ragazzi non vengano visti come degli alieni, ma come un valore aggiunto per la nostra società.

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