CULTURA & SOCIETA'

Passione & responsabilità: il “Patentino” per riuscire a distinguere i funghi buoni da quelli velenosi

Tra i rischi, tuttavia, non c’è solo la scarsa conoscenza delle specie fungine, ma pure l’incoscienza di chi si avventura in dirupi e declivi particolarmente scoscesi, intuitivamente persuasi che le zone meno battute nascondano “grandi tesori”

Il patentino, ossia la “licenza” per inoltrarti nelle boscaglie della Falanga o fra i castagneti di Fiaiano e del Cretaio o meglio ancora nel rimboschimento di Casamicciola, della Falanga e in qualsiasi altro posto ci si voglia avventurare, onde scoprire i famosi funghi di inizio autunno, quelli buoni naturalmente, è il “documento” necessario per diventare un “fungarolo” riconosciuto. Sull’isola chi va per funghi si ritiene un esperto e il più delle volte, specie quando è stato più fortunato di altri, mostra con orgoglio la gran quantità di funghi raccolti. C’è chi sostiene di averne raccolti un furgone intero in una sola mattinata. Tra i rischi, tuttavia, non c’è solo la scarsa conoscenza delle specie fungine, ma pure l’incoscienza di chi si avventura in dirupi e declivi particolarmente scoscesi, intuitivamente persuasi che le zone meno battute nascondano “grandi tesori”. Sui rischi e i pericoli e su come raccogliere i funghi buoni, lo spiega un esperto provetto, uno studioso del cosiddetto organismo, l’ischitano Valerio Mazzella. Il patentino è una misura necessaria perché ogni anno i casi di avvelenamenti da funghi sono numerosi, proprio a causa della grande difficoltà di riconoscere quelli buono da quelli cattivi. ”In certi casi – spiega Valerio Mazzella – le differenze sono minime e solo guardando alcuni particolari se ne comprende la natura”. Ma non è solo questo l’errore – benché gravissimo – a cui si può incorrere andando a funghi. “La prima cosa che non bisogna fare, spiega ancora Valerio Mazzella, è distruggere i funghi che non sono buoni da mangiare, dunque velenosi. E’ comprensibile che qualcuno ritenga di fare un’operazione di prevenzione distruggendo questi funghi, perché in questo modo toglie la possibilità a chi passa per il bosco di cadere in errore e raccoglierli. Ma questo comportamento può alla lunga risultare negativo per l’intero ecosistema del bosco, in quanto i funghi, tutti i funghi anche quelli cattivi, svolgono una funzione importantissima per l’equilibrio del suolo. Vediamo perché: i funghi svolgono una funzione saprofita questo significa che vivono a spese di organismi morti e sostanze decomposte o in via di decomposizione che si trovano nell’humus del terreno o sui tronchi degli alberi, o sui rami spezzati e caduti. Con questo “lavoro da spazzini” i funghi contribuiscono alla loro decomposizione di questa materia organica, restituendo così al terreno i sali minerali che lo renderanno fertile e ricco. E questa ricchezza significa anche abbondanza di funghi. Quindi per intenderci se noi distruggiamo una grande quantità di funghi, benché velenosi, di anno in anno il suolo impoverirà e in quel bosco non cresceranno più né funghi cattivi, ma nemmeno buoni. Un’altra funzione dei funghi è la simbiosi. I migliori boschi da frequentare sono quelli composti di castagni, querce e erica. Nei boschi di castagni si possono trovare prevalentemente funghi porcini di colore chiaro. Invece nei boschi di querce ed erica è più facile trovare i “porcini neri”, quelli più ricercati di tutti!

michelelubrano@yahoo.it


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