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Tumore al seno, “battezzato” al Rizzoli il nuovo apparecchio diagnostico

Soddisfazione per il direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord Antonio d’Amore e per la presidente Elena Leonessa, che ha acquistato e donato il macchinario. L’accorato appello del dottor Roberto Lobianco: «Venite a fare gli screening, è un salva-vita gratuito». A margine della cerimonia, l’annuncio di d’Amore sull’ampliamento del nosocomio: «Tra un mese poseremo con De Luca la prima pietra»

Mattinata importante per l’ospedale “Rizzoli” di Lacco Ameno, che da ieri vanta uno strumento diagnostico in più. Grazie alla donazione della Fondazione Leonessa, il reparto di radiologia diretto dal dottor Roberto Lobianco è stato dotato di un sofisticato sistema per l’effettuazione delle biopsie alla mammella sotto guida digitale, che si va ad aggiungere – completandola – alla dotazione del nosocomio isolano nell’ambito della diagnosi per il tumore al seno. Alla cerimonia inaugurale erano presenti, tra gli altri, il direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord Antonio d’Amore, il direttore sanitario dell’Asl Monica Vanni, la presidente della “Fondazione Leonessa” Elena Leonessa e undici testimonial d’eccezione: la preside del Liceo “Giorgio Buchner” Assunta Barbieri, Antonietta Capuano (governante dell’Hotel Continental Terme), Gianna Galasso (assessore del Comune di Forio), Irene Iacono (sindaco del Comune di Serrara Fontana), Libera Iovine (chef dell’Hotel Excelsior Belvedere), Gemma Lombardi e Maria Grazia Di Scala (consigliere del Comune di Barano d’Ischia), Titti Lubrano Lobianco (consigliere del Comune di Ischia), Cristina Mattera (imprenditrice, proprietaria del Castello Aragonese), Vera Mazzella (imprenditrice, proprietaria della Cantina vini Mazzella) e Carla Tufano (vicesindaco del Comune di Lacco Ameno).

A fare da cicerone è stato il dottor Roberto Lobianco, che ha illustrato ai presenti le caratteristiche del nuovo macchinario: «Questo lettino, che può sembrare assolutamente banale, permette l’esecuzione delle biopsie in donne in cui c’è il sospetto di un tumore della mammella in modo assolutamente soft. Da un punto di vista tecnico, è straordinario perché ci consente di fare biopsie in pazienti in cui la formazione nodulare non possa essere visualizzabile già in ecografia, e quindi di individuare le microcalcificazioni, che spesso sono segno precoce di tumore. Attraverso questa apparecchiatura, possiamo fare una centratura assolutamente perfetta, sotto guida di una sorta di joystick. Dall’altra parte, la donna si trova in una situazione tecnica molto più comoda rispetto al passato. Prima era costretta a rimanere in piedi, con il senso schiacciato sotto la parete del mammografo tradizionale. Invece adesso è distesa, e quindi anche da un punto di vista visivo è serena rispetto a questo tipo di approccio. Dopo essere stata sottoposta a una banale anestesia locale, la paziente si stende e viene fatto il prelievo in modo assolutamente atraumatico. Pochi minuti di controllo dopo la procedura, può tornare a casa tranquillamente. È veramente un passo da gigante, che è stato possibile grazie alla Fondazione Leonessa».

Il dottor Lobianco ha dunque posto l’accento sull’importanza dello screening: «L’anno scorso abbiamo trovato quattordici nuove neoplasie, che se non ci fosse stato lo screening non avremmo mai individuato. Fare una diagnosi precoce vuol dire veramente salvare la vita. Non lo ripeterò mai abbastanza: venite a fare gli screening. È una cosa assolutamente gratuita; ogni donna può passare dal proprio medico curante, che ha l’accesso diretto alla piattaforma di prenotazione. Entro due mesi effettuerà la visita. Come ha ricordato il direttore d’Amore, venite a fare non soltanto lo screening mammografico, ma anche quelli alle neoplasie del colon e dei genitali, facendo il pap-test». Il primario del reparto di radiologia ha poi concluso il proprio discorso con un ulteriore appello: «Continuate a fare questi screening: uno soltanto non vi permette di stare tranquille per tutta la vita. Annuale dai 45 ai 49 anni; biennale dai 50 ai 69 anni».

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