LE OPINIONI

IL COMMENTO L’etica delle aziende isolane e il rischio d’impresa

Alcune letture che sono state fatte di recenti avvenimenti ischitani ed alcuni commenti che hanno invaso i social, meritano un approfondimento, nel tentativo di porre dei paletti etico-comportamentali per i tre principali soggetti che guidano la società: le imprese, le istituzioni locali, i cittadini. Prendo tre esempi di attualità per imbastire un ragionamento capace di districarsi tra l’etica, la giustizia, la difesa dei diritti del cittadino. I tre esempi sono: i danni delle mareggiate, la questione del Bar Calise di Casamicciola e la proposta di “ class action” contro le compagnie private di navigazione e la Regione Campania.

Per quanto riguarda le imprese, si ha l’impressione che la tendenza storica all’assistenzialismo italiano e – in particolare meridionale – abbia completamente fatto perdere di vista il “ rischio” che è una componente ineliminabile dell’imprenditoria. Prendiamo gli stabilimenti balneari: è ovvio che corrano dei rischi con le mareggiate, come è ovvio che alcuni provvedimenti sono a carico degli enti locali e della Regione Campania. Certamente non è giustificabile l’ente locale se non mantiene in funzione la pompa di sollevamento alla Mandra, ma da qui ad ipotizzare la traslazione del rischio d’impresa a carico della collettività, sempre e comunque, ce ne corre. Fortunatamente il comunicato congiunto Federalberghi- Sib ( Luca D’Ambra e Fulceri Camerini) è stato molto equilibrato nella richiesta di maggior impegno ed attenzione di Comuni e Regione sull’incrudelimento dei fenomeni meteo-marini. Il comunicato non ha ricalcato le solite querule richieste di risarcimento del danno subìto. Però, se ancora le autorità competenti dovessero indugiare nel porre rimedi agli allagamenti della riva destra del Porto d’Ischia o del Piazzale Aragonese, o all’inadeguatezza di scogliere protettive degli arenili ,allora sì che i rappresentanti pubblici non avrebbero più giustificazioni. Per quanto riguarda lo storico Bar Calise, i meriti acquisiti nel tempo da Emiddio Calise ( a cui tutti siamo grati) non giustificano un trattamento diverso e più premiante da parte dell’ente locale, che verrebbe meno ai suoi doveri di imparzialità e tutela degli interessi collettivi. Anche Calise è soggetto al “ rischio d’impresa” e – nella fattispecie – appare evidente che l’evoluzione ( o l’involuzione) del modello turistico isolano ha spinto il Calise fuori mercato. Poi possiamo tutti apprezzare la tenacia, la dignità di Emiddio Calise, la volontà di non voler sottostare ad una logica di mercato che tende a massimizzare i profitti spesso a scapito della qualità dei servizi e del trattamento dei lavoratori. Grande comprensione. Ma queste difficoltà non vanno scaricate sull’ente locale e sulla collettività. Non regge, assolutamente non regge la giustificazione della riduzione dell’orario di apertura, con le strisce blu e l’onerosità del parcheggio. Il primo e più grave problema dell’isola d’Ischia è costituito dall’eccessivo numero di auto e moto e da una mobilità problematica. Le strisce blu sono una necessità, proprio per assicurare un ricambio dei posti auto altrimenti ci troveremmo di fronte all’accaparramento dei posti gratuiti e a “ ricambio zero”, anche a scapito di chi intende consumare, nel giro di una mezz’oretta, al bar. Ovviamente l’ente locale deve portare rispetto ad un imprenditore storico e con lui perché no – dialogare, ma questo è doveroso con tutti gli imprenditori, ma le soluzioni non possono mai essere “ ad personam”, bensì nell’interesse di tutta la categoria. Altro discorso è che l’ente locale deve darsi da fare per rivitalizzare una piazza che non è più una piazza. L’ex Capricho, in condizioni veramente penose, non può essere un’indegna sede municipale. Assieme al rilancio del Porto e del Marina privato, molto ben avviato, la ripresa di Casamicciola non può che passare per una destinazione produttiva del Capricho. Considerato anche il fatto che il Pio Monte della Misericordia sarà strutturalmente ed esteticamente recuperato, ma con scarse ricadute economiche sul resto del paese. Quando parliamo di destinazione produttiva del Capricho non pensiamo a gestione diretta comunale ma ad un’attività privata.

Tocca all’Amministrazione offrire un quadro di riferimento, una capacità di interlocuzione con potenziali acquirenti o gestori ed infine offrire la configurazione di un possibile quadro progettuale. L’altra vicenda riguarda i trasporti terrestri e marittimi e la proposta di intentare una “ class action” contro la Regione Campania e le compagnie di navigazione. Strano paese il nostro:dove da un lato difendiamo a spada tratta un imprenditore storico come Calise e quasi invochiamo per lui un trattamento di favore, una corsia privilegiata, d’altro lato – da anni – consideriamo gli imprenditori della navigazione poco più che banditi in combutta con i vertici della Regione. Un po’ di equilibrio, perbacco! Ma Salvatore, Anna Maria, Maria Celeste non sono figli e nipoti di quel benemerito imprenditore storico che è stato Agostino Lauro? E’ solo ipocrisia quella che spinse gli amministratori comunali a dedicargli la piazza antistante l’ex Palazzo D’Ambra? Ma davvero pensiamo che i trasporti marittimi, da e per le isole, siano tra i peggiori d’Italia? Davvero siamo convinti, come è diffuso nell’opinione pubblica, che le compagnie non aspettano altro che far saltare una corsa, con una giustificazione qualsiasi, per abbattere i costi? E, scusate, state dicendo che oltre ai vertici regionali, è complice anche la Capitaneria di Porto? Qualcuno è in grado di spiegare come mai viene giustificata la società privata che sta costruendo il Parcheggio della Siena? Nonostante i danni e i ritardi che sta accumulando? Il Sindaco Enzo Ferrandino ha sempre sottolineato che si tratta di un’opera privata, con fondi del privato e che quindi il raggio d’azione del Comune è limitato. Ma anche le compagnie di navigazione sono private. E’ vero che svolgono un servizio di pubblica utilità, ma perché, un parcheggio alle soglie del centro storico di Ischia Ponte non è opera di pubblica utilità?

Viene purtroppo da constatare che gli ischitani sono molto più rigidi e colpevolisti contro i propri concittadini imprenditori che verso gli imprenditori forestieri. Dunque occorre ripensare un’etica aziendale, così come occorre che enti locali e cittadini non mettano in atto azioni che alterino il mercato. Non si può essere benevoli per un imprenditore o un settore imprenditoriale e criminalizzarne un altro. E bisogna, infine, che tutti ci ricordiamo che il “ rischio d’impresa” è una componente ineliminabile. E’ giustificato l’intervento straordinario pubblico quando c’è una calamità imprevedibile ed incalcolabile, come può essere un terremoto. Ma una mareggiata non lo è; uno stravolgimento del tipo di turismo, da “ turismo d’élite” a “ turismo di massa” non lo è. E dunque le conseguenze economiche non possono ricadere sulle spalle della collettività. Altrimenti si finirebbe con la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite. E tutti diventeremmo “imprenditori” con la propria dose di rischio. Vorrei infine invitare gli imprenditori isolani a fare una seria autoanalisi sull’aspetto etico aziendale e della responsabilità sociale d’impresa. Quando, ad esempio, ci si lamenta ( a giusta ragione) dell’eccessivo carico tributario locale, con particolare riferimento alla tassa per i rifiuti, si fa nulla – a livello di categoria – per far pagare tutti? O si preferisce non evidenziare i ritardi del collega imprenditore? Aggravando così i “ crediti inesigibili” dell’ente locale? La struttura imprenditoriale ischitana non è fatta di grandi aziende, lo sappiamo. Ma questo può giustificare il fatto che le locali imprese quasi mai promuovono al loro interno, le procedure etiche della SA8000 o della Iso 26000? Si preoccupano le aziende isolane di trattare con dignità ed equità i dipendenti? Sono rispettose di norme,regolamenti comunali, della cura dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile? O il modello prevalente è quello del caseificio De Martino di Barano che scaricava i liquidi della lavorazione delle mozzarelle nel Rio Corbore?

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