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Pensieri in libertà

E’ stato bello, forse addirittura meraviglioso. E non certo per l’effetto scenografico, che pure ha avuto un grande impatto, quanto piuttosto perché l’isola finalmente ha risposto presente. Il corteo a difesa della salute ha fornito risposte indicative, forse addirittura sorprendenti, sotto più punti di vista. A distanza di qualche giorno, sarebbe troppo facile soffermarsi e limitarsi agli oltre tremila manifestanti, che da queste parti già rappresentano una notizia, e che notizia. Per la prima volta la gente è scesa in piazza a difesa di un diritto sacrosanto in maniera compatta ed eterogenea. Basta, insomma, con le manifestazioni di protesta, dove in campo – e dunque in strada – scendevano i soliti noti: da Piazza Marina a Lacco Ameno, a parte i soliti noti, c’era anche la società civile, l’ischitano medio, quello da sempre restio a muovere un solo piede e fare un solo passo se il problema è collettivo e non suo personale.

E’ stato bello, dicevamo, anche perché probabilmente è stato sfatato un tabù, ma è chiaro che il segnale giunto – per ovvi motivi confortante – rappresenta un tesoro che va valorizzato e assolutamente non disperso. Un mattone sul quale va costruito un palazzo, perché anche le istituzioni che ci rappresentano in terraferma inizino finalmente a capire che l’ischitano non accetta in maniera supina, passiva e rassegnata le decisioni (troppo spesso scellerate) calate dall’alto e le nefandezze perpetrate nei confronti di una terra che contribuisce in maniera notevole – nonostante crisi, low cost e accessori vari – al prodotto interno lordo provinciale e regionale. No, questa manifestazione può essere tranquillamente definita un momento “spartiacque”, capace di contrassegnare un nuovo inizio, quello che vede la nostra cittadinanza finalmente pronta ad alzare la voce. Al corteo hanno preso parte anche i sindaci, e in fondo reputo anche questo un aspetto positivo: certo, si dirà che la loro azione dovrebbe essere più di natura istituzionale, ma non si può negare la circostanza che l’atto di presenza rappresenta una novità tangibile e sostanziale rispetto ad un passato più e meno recente. Sono giunti puntuali all’appuntamento, pur correndo il rischio di poter essere presi a fischi e pernacchie. Si dirà che per loro si è trattato di una passerella, che molti di loro sono vicini all’attuale governo regionale che è poi quello che sta ammazzando la sanità isolana (e non solo) e che quindi siamo dinanzi ad un palese controsenso, ma a conti fatti meglio vederli sfilare piuttosto che lontani dalla piazza, a trasmettere ancora una volta il senso di noncuranza e strafottenza.

Forse più che di un’impressione si tratta di una speranza, che non a caso è l’ultima a morire, ma mi piace pensare che Ischia e noi ischitani abbiamo capito che quando è il momento di tirare fuori gli attributi è il caso di mettere da parte ogni divisione. Se veramente così fosse, beh allora forse potremo ancora avere il futuro che un’isola così bella merita e ha tutte le carte in regola per poter sognare e immaginare. Chi ha voluto essere particolarmente zelante nella sua analisi ha messo il dito nella piaga sottolineando come all’appello mancassero i giovani, la nuovissima generazione, quella chiamata oggi a prendere in mano le redini ed il futuro di questo paese. Magari non è del tutto vero, ma nemmeno completamente sbagliato. Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo ancora una volta: svegliatevi, tra un selfie e l’altro è arrivata l’ora che scendiate in campo anche voi. Ne va del vostro domani, prima ancora che del nostro oggi.

gaetanoferrandino@gmail.com

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