ARCHIVIO 2ARCHIVIO 5

Per chi suonano le campane… e le manette

Gli arresti di Giosi Ferrandino, la richiesta di arresto, respinta da Senato, per Domenico De Siano, l’operazione “free market”, i recenti arresti di Vanni Ferrandino e D’Abundo e le inchieste che ancora non sono giunte alla chiusura delle indagini ci fanno pensare subito ad una nuova Tangentopoli isolana. L’isola d’Ischia come la Roma di “Mafia Capitale”.

Senza voler entrare nel merito specifico, ritengo che non siamo di fronte ad un nuova Tangentopoli, ma a qualcosa di completamente diverso.

Prima della giustizia c’è l’economia.

Mi spiego: avviene sempre prima il cambiamento economico e poi l’ondata giudiziaria, che ne è, casomai, la conseguenza.

Così come avvenne nel 1993 quando scoppiò Tangentopoli anche adesso siamo di fronte ad uno stravolgimento dell’economia e dei parametri della vita pubblica.

Ads

Vent’anni fa l’Italia doveva cambiare “passo”: Tangentopoli segnò il cambiamento da un’economia assistita in cui lo Stato aveva un ruolo centrale, con le sue partecipate, ad una economia di mercato.

Ads

Oggi c’è la necessità di un nuovo cambiamento radicale: l’Italia deve scrollarsi di dosso i residui della Prima Repubblica.

Dalla corruzione alla Sanità: lo Stato non può essere più essere il “grande elemosiniere” e l’economia dovrà camminare da sola.

E, a differenza di prima, il “cittadino resterà solo: chi c’è la fà sopravvive, chi non riesce a tenere il passo, muore.

La differenza quindi – rispetto a vent’anni fa – è sostanziale: questa volta bisogna cambiare davvero. Non solo, chiaramente, a Ischia, ma in Italia.

Si cambia davvero perché a differenza dell’Italia degli anni Novanta, la grande e profonda crisi economica che dura da oltre 10 anni,  ha inciso radicalmente nel tessuto sociale e culturale del paese.

Diciamocelo senza ipocrisia: dopo la ventata di Mani pulite, la vecchia classe dirigente dei partiti storici, DC PCI, PSI, etc fu sì spazzata via, ma il corpo imprenditoriale italiano era vivo, vegeto e attivo, con il tutto il suo malcostume e i suoi antichi vizi.

Gli italiani videro e premiarono in Berlusconi il personaggio che dava voce ad un’Italia che non voleva cambiare né nei metodi né nel costume.

E Berlusconi ha rappresentato per vent’anni il grande continuatore dei “vizi italici”: con i suoi difetti ma anche con i suoi meriti.

Oggi non c’é più un Berlusconi all’orizzonte  che salva gli “italiani” dal cambiamento e non ci può più essere: da un lato la rivoluzione dei “social” e della partecipazione attiva di moltissimi cittadini, ma soprattutto le mutate condizioni economiche non consentono più di governare il paese con gli stessi metodi di prima.

L’Italia è inserita poi in un contesto internazionale e in un momento epocale molto più complesso: i vincoli europei, la tecnologia sempre più invadente nella vita quotidiana, la “biblica” trasmigrazione di milioni di persone che sta cambiando il volto del mondo del lavoro.

Si ridisegna tutto. L’Italia con il suo 0,3 per cento di condannati per corruzione  a fronte del 3 per cento della Germania non potrà mai essere un efficiente paese europeo se non cambia passo.

E questo lo dicono i conti pubblici non i Pubblici Ministeri.

Le manette e la campane a differenza di quel che si crede non suonano più per i politici o gli imprenditori: suonano per i cittadini.

Il “capitalismo sfrenato” nella sua versione moderna pretende infatti da tutti la “responsabilità personale” delle proprie azioni. E’ finito il tempo della “responsabilità collettiva” in cui le colpe erano di tutti e quindi di nessuno. E’ finito anche il tempo in cui i cittadini delegavano tutto al Sovrano di turno (sia esso sindaco o “politico”) su cui poi scaricare ogni colpa.

Adesso è il tempo in cui ognuno dovrà farsi carico dei propri errori. Amministrare o gestire qualsiasi cosa in questo nuovo quadro diventerà sempre più difficile se non impossibile: basti pensare  alle nuove regole imposte dall’ ANAC (autorità anticorruzione) di Cantone. Tra Anac e controlli on line sarà impossibile non rispettare le regole e soprattutto i tempi imposti dalla legge per appalti, forniture etc.

E questo cambierà radicalmente il modo di fare politica: bisognerà solo bene spiegarlo ai cittadini, che sull’isola, come in gran parte del paese, hanno ancora l’idea di essere sudditi felici e non cittadini attivi.

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex